Dopo le purghe Erdogan riscrive la Costituzione turca
21 Gennaio 2017
Il Parlamento turco ha approvato questa notte una controversa riforma costituzionale fortemente voluta dal presidente turco Recep Tayyip Erdoğan. Il governo sostiene che con il nuovo assetto dei poteri la Turchia si allineerà a sistemi presidenziali quali Francia e Usa, realizzando una gestione più efficiente del potere. Di diverso avviso l’opposizione, che accusa il presidente turco di voler cambiare la Carta per accrescere il suo potere.
Di fatto, la riforma prevede il trasferimento del potere esecutivo al capo dello Stato. Oggi la costituzione turca garantisce al primo ministro pieni poteri esecutivi, lasciando al presidente un ruolo prevalentemente cerimoniale. In realtà, nel tempo, la premiership è diventata una carica meramente cerimoniale, mentre la presidenza si è trasformata in un ufficio potentissimo, senza alcuna legittimazione costituzionale formale che conceda al presidente l’autorità assoluta che attualmente esercita.
Dunque, secondo le opposizioni, l’approvazione di questa riforma costituzionale rappresenta l’ultimo passo verso il consolidamento del potere del presidente turco; cosa che porterebbe la Turchia verso una dittatura de facto, senza alcun sistema di controlli.
Infatti, l’attuale Costituzione garantisce l’indipendenza dei tribunali “da organismi, autorità e poteri”, ma la nuova Costituzione consentirà al presidente di intervenire direttamente sulla magistratura, che Erdogan ha accusato di essere influenzata dai sostenitori del sul ex alleato, diventato nemico giurato, l’imam autoesiliato in Pennsylvania Fethullah Gulen, considerato il responsabile del fallito golpe del 15 luglio scorso. Il Presidente e il Parlamento insieme potranno scegliere quattro membri del Consiglio superiore dalla magistratura (HSYK), organismo chiave che nomina e rimuove i giudici. Il parlamento nominerà in autonomia sette membri del Consiglio. I tribunali militari, che in passato hanno condannato ufficiali e addirittura mandato a morte l’allora premier Adnan Menderes dopo il golpe del 1960, in futuro saranno vietati.
Nello specifico, se entreranno in vigore i 18 articoli della costituzione targata Erdogan, il presidente oltre ad acquisire poteri esecutivi, potrà nominare direttamente i massimi responsabili dello Stato, inclusi i ministri. L’ufficio e l’incarico di premier, attualmente occupati da Binali Yildirim, verranno aboliti.
Il numero di parlamentari salirà a 600 da 550, mentre l’età minima per essere eletti nell’assemblea scenderà a 18 anni da 25. Il Parlamento avrà ancora il potere di promulgare, modificare e revocare le leggi, e manterrà il potere di condurre inchieste con l’aiuto di un’autorità investigativa. L’assemblea sarà in grado di vegliare sugli atti del presidente ma quest’ultimo potrà legiferare per decreto su tutte le questioni legate ai suoi poteri esecutivi.
In base al testo approvato stanotte, sarà possibile imporre lo stato d’emergenza in caso di “rivolta contro la madrepatria” o di “azioni violente che mettono al nazione a rischio di essere divisa”. Sarà il presidente a decidere se indire lo stato d’emergenza e la sua decisione sarà sottoposta al Parlamento. Il 4 gennaio il Parlamento turco ha approvato la richiesta del governo di prolungare di altri tre mesi lo stato d’emergenza imposto a seguito del colpo di stato fallito del 15 luglio.
La bozza di Costituzione stabilisce infine che la prossime elezioni legislative e presidenziali si terranno insieme il 3 novembre 2019. Il presidente avrà poi un mandato di cinque anni replicabile una sola volta. Erdogan è stato eletto presidente ad agosto 2014 dopo dieci anni da premier, nella prima elezione diretta di un capo dello Stato turco, ma si vocifera che l’orologio della sua presidenza verrà azzerato nel 2019, dato che la nuova Costituzione disegna un diverso ruolo per il capo dello Stato. Se così fosse Erdogan potrebbe restare al potere fino al 2019 e non fino al 2024. Il presidente non ha ancora chiarito i termini della questione.
Per concludere il suo iter, la riforma dovrà essere sottoposta a referendum: sarà Erdogan a decidere la data della consultazione popolare, che si terrà probabilmente nelle prime settimane di aprile.