Dopo le unioni civili la poligamia?

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Dopo le unioni civili la poligamia?

Dopo le unioni civili la poligamia?

09 Agosto 2016

Sono messi proprio male, i sacerdoti “de noantri” della laicità. Dopo aver passato gli ultimi trent’anni a celebrare la sacralità dell’autodeterminazione e del consenso informato, cercando di convincere il mondo che chiunque, purchè ben informato, sceglie ciò che è bene per sé, e guai a metterlo in dubbio (è questa la base dei nuovi diritti: quando desidero qualcosa, mi informo sulle conseguenze, le accetto, quindi quel che voglio lo ottengo, anzi, lo devo ottenere, e diventa un mio diritto, riconosciuto dalle istituzioni) ecco, adesso i laiconi di casa nostra si trovano a raccogliere i cocci delle loro ideologie suicide, e non sanno più come rimediare alle inevitabili conseguenze.

Oggi un articolo “capolavoro” di Luigi Manconi sul Corriere è la dimostrazione plastica di tutto questo, il goffo tentativo di rimangiarsi  l’autodeterminazione senza farsi troppo notare. I fatti sono noti: Hamza Piccardo, una voce importante dell’Islam italiano, ha affermato che la poligamia è un diritto civile. Lui non condivide le unioni omosessuali, ma rispetta la legge che riconosce qualcosa di diverso dalle sue convinzioni, e, per laica analogia, chiede che sia riconosciuta la validità della poligamia, considerato che si tratta di un contratto fra adulti consenzienti.

Il suo ragionamento non fa una piega: se le relazioni fondanti nel nuovo mondo sono regolate da contratti – contratto per stabilire chi è la madre nella fecondazione eterologa e nell’utero in affitto, contratto per far sì che due uomini o due donne si possono sposare, contratto per imporre al medico di attuare le disposizioni del mio testamento biologico – tutti validi purchè ci sia un consenso fra le parti, per quale motivo non dovrebbe esserlo quello di un matrimonio poligamico?

E siccome la domanda è ovvia, e pure prevedibile – tante volte lo abbiamo detto durante la battaglia sulla Cirinnà: con queste premesse la poligamia sarà inevitabilmente introdotta da qui a breve – cosa ti fanno i laiconi di casa nostra? Oggi Manconi tira fuori l’asso dalla manica: poligamia? Ma per carità, qua il consenso non conta! Ci sono dei “diritti non disponibili”. E spiega cosa è, un diritto non disponibile “ovvero, un diritto non alienabile (e non limitabile, modificabile o cedibile) persino da parte del suo stesso titolare. Un diritto, cioè, sottratto ad ogni potere dispositivo: fosse anche quello del suo stesso beneficiario. Ed è il medesimo principio che non consente il lavoro schiavistico o il commercio degli organi o ogni altra degradazione della dignità personale, anche qualora vi fosse il consenso dei diretti interessati (consenso che, non a caso, per tali reati non esclude la punibilità)”. 

Vi ricorda qualcosa? Per caso gli argomenti contro l’eutanasia, gli appelli di chi voleva impedire la morte di Eluana Englaro (che peraltro il suo consenso informato non l’aveva mai dato), il dibattito contro utero in affitto e compravendita di ovociti….insomma, vi ricorda una definizione come “principi non negoziabili“?

Una vera e propria folgorante conversione sulla via di Damasco! Oppure, più laicamente, un sonoro “contrordine compagni”: ecco che spuntano i “diritti non disponibili”, (e certo che un pochino di arrampicata sugli specchi il nostro l’ha dovuta fare per trovare i sinonimi), che stavolta, siccome li elenca Manconi addirittura sul corrierone (la voce del padrone) , valgono e sono quelli giusti: no alla schiavitù – ma sì all’utero in affitto? – no alla vendita degli organi – ma si a quella di cellule e tessuti umani, tra cui i gameti? – e potremmo continuare per un bel pezzo in quelli che secondo Manconi sono “il limite insuperabile rappresentato dalla intangibilità dei diritti fondamentali”. Ci chiediamo poi sommessamente per quale motivo il diritto alla vita  non rientri fra quelli intangibili, ma vabbè, stai a guardare il capello…

E anche gli altri argomenti a contorno non reggono: contro la poligamia si parla di asimmetria dei rapporti – più mogli per lo stesso uomo e non viceversa – ma questo si rimedia facilmente ammettendo la poliandria – più mariti per la stessa donna – purchè consensuale, per carità (qualcuno contrario?). A favore della poligamia d’altra parte ci sarebbe poi l’uguaglianza di tutti i figli nati dalle unioni poligamiche: se da noi quelli dentro e fuori il matrimonio sono uguali, e lo sono anche quelli nati da matrimoni consecutivi, perché non potrebbero esserlo i figli all’interno di matrimoni in parallelo? Dall’uguaglianza del trattamento dei figli, e dal diritto al ricongiungimento con i loro genitori e relativa famiglia allargata – non è il massimo interesse del minore, in questo caso? – ne segue necessariamente l’uguaglianza dei coniugi, così come già sta succedendo per il resto delle famiglie.

Già, delle famiglie, al plurale: non è che Manconi vuole eliminare il plurale, e dire che di famiglia ce ne è una sola, quella che vuole lui, con due soli partner alla volta? E perché non più di due, se c’è un contratto liberamente pattuito fra adulti consenzienti? Perché le relazioni dei poliamori, di cui tanto si discute, dovrebbero restare nell’ambito del privato, mentre quelle a due fra persone dello stesso sesso devono invece essere riconosciute dalle istituzioni

La verità è che in nome dell’autodeterminazione dell’individuo, sovrano di se stesso, avulso dalle relazioni, e soprattutto, cancellando la necessità dei valori non negoziabili, si possono costruire solo castelli di sabbia, che crollano al primo soffio di vento. E questo vale anche per tutti quei cattolici, compresi alcuni vescovi e cardinali, che con un sospiro di sollievo negli ultimi anni hanno buttato a mare l’espressione e l’idea stessa di “valori non negoziabili”, ritenendoli un ostacolo all’apertura al mondo, un ingombro imbarazzante, senza accorgersi che insieme a essi stavano buttando a mare duemila anni di cristianesimo, compresi se stessi.