
Dopo Mandela il Sudafrica si risveglia tra crisi, povertà e corruzione

18 Febbraio 2009
di Anna Bono
"E’ per questo che hai lottato?". Prima o poi qualcuno rivolgerà questa domanda a Nelson Mandela, l’eroe sudafricano della lotta contro l’apartheid, dopo la sua inaspettata comparsa al fianco di Jacob Zuma durante una riunione dell’Anc, il partito di governo di cui Zuma è presidente, svoltasi il 14 febbraio a Dutywa, nella provincia di Eastern Cape.
Dutywa è la città natale dell’ex presidente del Sudafrica Thabo Mbeki e l’Eastern Cape è diventata la spina nel fianco dell’Anc da quando è nato il partito Congress of the People (Cope), che proprio in questa provincia così importante per l’Anc conta su un crescente consenso, di recente consolidato dalla pubblica adesione della madre di Mbeki, Eppainette.
Come si ricorderà, nel dicembre del 2007 Zuma – nonostante le accuse di corruzione, frode e riciclaggio di denaro sporco di cui deve rispondere – era riuscito a farsi eleggere presidente dell’Anc al posto di Mbeki, diventando automaticamente il principale candidato alla carica di capo di stato. Poi lo scorso settembre il giudice Nicholson, presidente dell’Alta Corte di Pietermaritzburg, non solo ha accolto un ricorso di Zuma per la sospensione per vizi procedurali del processo a suo carico, ma nella sentenza ha dato esplicitamente credito alla tesi secondo cui la sua incriminazione sarebbe stata il risultato di un complotto ordito da Mbeki per mettere fine alla sua carriera politica e liberarsi dell’avversario.
Pochi giorni dopo l’Assemblea Nazionale, l’organo legislativo sudafricano dove l’Anc detiene i due terzi dei seggi, ha chiesto e ottenuto che Thabo Mbeki lasciasse la presidenza della repubblica.
È appunto in seguito a ciò che dalle file dell’Anc sono usciti i sostenitori di Mbeki che all’inizio del novembre 2008 hanno fondato il Cope, ottenendo nel giro di pochi giorni l’adesione di 480.000 persone. Alla prima prova elettorale – le elezioni suppletive indette a dicembre in diversi comuni di cinque delle nove provincie in cui il Sudafrica è diviso – il Cope ha realizzato risultati più che incoraggianti: nella provincia di Western Cape, ad esempio, si è aggiudicato ben 10 consiglieri su 27 a scapito dell’Anc che ne ha conservati soltanto tre.
Adesso inizia la campagna elettorale in vista del voto del 22 aprile per il rinnovo dell’Assemblea Nazionale che subito dopo sarà chiamata a eleggere il nuovo presidente della repubblica e il Cope potrebbe diventare la seconda forza politica del paese.
La candidatura di Jacob Zuma è stata da poco confermata dall’Anc malgrado la sentenza della Suprema Corte d’Appello di Bloemfontein che il 12 gennaio ha invalidato quella del giudice Nicholson sottolineando che le accuse di complotto rivolte da quest’ultimo a Mbeki riflettono una personale teoria cospirativa non suffragata da prove. Ma chi chiedeva l’immediata riapertura del processo a Zuma è rimasto deluso. Il 3 febbraio, infatti, un’altra sentenza dell’Alta Corte di Pietermaritzburg ha fissato la prima udienza al 25 agosto 2009. Con ogni probabilità nel frattempo Jacob Zuma sarà diventato presidente e, se potrà ancora contare su una maggioranza netta nell’Assemblea Nazionale, non gli sarà difficile ottenere un emendamento costituzionale che blocchi qualsiasi procedimento a suo carico in quanto capo di stato.
Che Mandela, allontanatosi da tempo dalla scena politica, partecipi per la prima volta a un evento pre elettorale proprio per sostenere con il proprio prestigio un leader così lontano dagli ideali che ispirarono la lotta contro l’apartheid non può che sconcertare chi lo considera un mito vivente.
Per di più i proclami demagogici di Zuma inducono a temere che non sia la persona più adatta a gestire le ripercussioni della crisi economica internazionale e i problemi interni di un paese in cui quasi un terzo della popolazione attiva è disoccupato. La previsione di crescita del PIL per il 2009 è la più bassa dal 1988: soltanto l’1,2%, dopo cinque anni di incrementi del 5% circa.
Tra le questioni più serie che il Sudafrica deve urgentemente affrontare vi è inoltre l’Aids che uccide in media 800 persone al giorno e ha reso orfani già oltre 1,5 milioni di bambini. È indispensabile che l’epidemia sia affrontata nel modo più razionale ed efficiente. Anche su questo fronte, però, Zuma desta preoccupazione. Secondo lui, basta una doccia per evitare il contagio: è quel che fece dopo aver violentato la figlia sieropositiva di un suo amico.