Dopo Mumbai gli inglesi hanno paura della loro comunità pakistana
02 Dicembre 2008
di Daniela Coli
La notizia che tra gli otto terroristi fermati che hanno sconvolto Mumbai due potrebbero essere cittadini britannici di origine pakistana è stata commentata da Gordon Brown con inviti alla cautela. Il Telegraph ha invece affermato che una "British connection" non sarebbe una sorpresa e di opinione simile è anche l’Independent. Occorre rendersi conto che nel Regno Unito, oltre la grande comunità anglo-indiana, i cittadini di origine pakistana sono circa 750.000 e se l’informazione fosse confermata potrebbe avere qualche ripercussione su un paese multiculturale come l’Inghilterra, che dopo l’attacco del 7 luglio ha reagito con decisione contro qualsiasi discriminazione nei confronti dei musulmani. Senza contare le speculazioni antibritanniche che la notizia, se fosse vera, potrebbe suscitare in quelle parti del mondo notoriamente antinglesi.
Dopo la dichiarazione del premier indiano che il commando di Mumbai veniva dall’esterno, un modo per indicare il Pakistan, il Times ha pubblicato il commento di Maria Misra, storica dell’India, dove si rimproverava all’India di non avere fatto abbastanza per integrare i musulmani, di essere uno stato nazionalista, poco moderno, con un terrorismo endemico. Per Misra l’attacco di Mumbai, che il Times per l’amore per questa grande città indiana continua ancora a chiamare Bombay, sarebbe un prodotto tutto indiano. E’ chiara la preoccupazione britannica di non creare tensioni tra la comunità anglo-indiana per ragioni di sicurezza interna.
Esiste comunque il problema di cittadini britannici di origine pakistana coinvolti in attività terroristiche ai confini dell’India. Il 24 novembre, a poche ore dagli attacchi di Mumbai, il Times ha pubblicato l’ultimo articolo su Rashid Rauf, un cittadino britannico di ventisette anni, ucciso il 21 novembre in Pakistan da un missile radiocomandato americano. Un articolo di Zahid Hussain e Micheal Evans, intitolato Rashid Rauf: from baker’s boys to madrassa fugitive.
Dal 22 novembre il Times ha pubblicato numerosi articoli su Rashid, sottolineando che il Pakistan ha protestato più volte con l’ambasciata americana per gli attacchi con missili radiocomandati sul proprio territorio e che vi erano richieste di parlamentari tory di una commissione d’inchiesta per indagare se l’intelligence britannica era al corrente della decisione dell’intelligence americana di eliminare un cittadino British.
Certamente, l’uccisione di Rashid, il figlio di un fornaio di Birminghan, un ragazzo gentile ed educato a cui piaceva giocare a calcio, poteva suscitare risentimento tra i cittadini inglesi musulmani e per questo la stampa inglese si è occupata con grande prudenza del caso, mettendo in risalto le reazioni allarmate dei parlamentari tory. Mentre veniva anche divulgata la notizia che pure Tony Blair era stato spiato dalla Cia, altri articoli ricordavano che Rashid era fuggito in Pakistan dopo essere stato accusato nel 2002 di essere coinvolto nell’assassinio dello zio, in Pakistan aveva sposato la parente di un noto militante islamico combattente nel Kashimir indiano e nel 2006 era stato accusato di essere la mente di un tentativo di al Qaeda di far esplodere un aereo in volo per gli Stati Uniti. Arrestato nel 2006 dall’intelligence pakistana, per l’antiterrorismo di Scotland Yard l’arresto era prematuro e il tribunale pakistano aveva deciso di rimpatriarlo in Inghilterra.
A quel punto Rashid riuscì a fuggire con la complicità della scorta e ha vissuto nascosto finché non è stato ucciso dal missile dell’intelligence americana. Il Times ha rivelato il 23 novembre che Bruce Riedel, un consigliere di Barack Obama, era certo che Rashid rappresentasse la connessione pakistana con legami in Kasmir e con al Qaeda e fosse in procinto di sferrare un attacco all’Inghilterra e agli Stati Uniti. Rashid resterà un mistero, ha concluso il Times, così come le relazioni tra l’intelligence americana e quella inglese, anche se alla fine il più autorevole quotidiano britannico ha concluso che gli agenti MI6 e MI5 non potevano non sapere.
L’antagonismo tra l’intelligence British e quella americana è noto durante la Seconda Guerra mondiale, così si sa che come gli inglesi si sono lamentati per l’appoggio americano ai terroristi dell’Ira negli anni ’70 e ’80, considerati eroi romantici negli States, un po’ come è accaduto in Francia con i brigatisti italiani. Londra si trova dunque drammaticamente stretta tra l’attacco a un paese amico e amatissimo come l’India, la cui democrazia ha contribuito a creare, una comunità leale, solida e intergrata come quella indiana e il timore delle reazioni dei musulmani British a Londra come nel resto del Regno Unito.