Dopo quasi quattro mesi i marò lasciano il carcere di Trivandrum
25 Maggio 2012
Addio definitivo al carcere di Trivandrum per i due marò. Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, hanno ottenuto il trasferimento in una sede distaccata dal carcere principale grazie al loro status di militari in servizio. La decisione è stata presa dal giudice istruttore della corte di Kollam, A.K. Gopakumar. Il sottosegretario italiano agli Esteri, Staffan de Mistura, l’inviato della Farnesina sul caso diplomatico, definisce il fatto “uno sviluppo positivo”, in un “tardivo e tuttora insufficiente riconoscimento della loro dignità di ufficiali della repubblica italiana”.
Il trasferimento è avvenuto nel corso del pomeriggio, e Latorre e Girone si trovano ora a 280 km dal carcere di Trivandrum, nella Borstal School di Kochi, un ex-penitenziario minorile rimesso a nuovo per l’occasione, e attentamente visionato dalla delegazione italiana in India, che conferma si tratti di una collocazione “sicuramente decorosa e pulita” e fornita “di uno spazio per loro idoneo”. I fucilieri del San Marco si trovano ora in una casa di un piano con giardino, due stanze, servizi e cucinino, e non è escluso che possano ottenere in settimana un computer per poter scrivere alle famiglie.
Nessuna buona notizia, invece, sul fronte della richiesta di libertà su cauzione mossa dai legali dei due marò italiani. Il giudice dell’Alta Corte di Kochi, N.K. Balakrishnan, ha rinviato a Lunedì ogni possibile decisione in merito, per potersi aggiornare sulla documentazione prodotta dall’accusa. L’impressione è che il giudice possa optare per altre due settimane di carcerazione giudiziaria. La libertà su cauzione permetterebbe ai due marò di trasferirsi nell’ambasciata d’Italia a New Delhi, seppur con l’obbligo di “fornire garanzie e consegnare i loro passaporti per assicurare la loro disponibilità ad essere presenti di fronte all’Alta Corte o al tribunale processuale”, secondo quanto riportato dal ‘Times of India’.
Questo trasferimento arriva al termine di una settimana molto tesa, durante la quale il ministro degli Esteri Giulio Terzi ha nuovamente sollevato la questione marò durante la conferenza Nato di Chicago. Terzi si è detto molto preoccupato del tentativo della Corte indiana di accusare i marò di “un episodio che non ha alcuna caratteristica – ammesso che sia avvenuto – di responsabilità voluta”, indice della volontà di New Delhi di mantenere il processo in India a ogni costo, nonostante la giurisdizione spetti all’Italia, secondo il diritto internazionale. “Un episodio molto negativo che ha prodotto danni, spero non irreversibili, alla lotta internazionale contro la pirateria”, è stata la conclusione del ministro degli Esteri italiano.
E dopo la pubblicazione delle accuse da parte della polizia del Kerala, è stato richiamato in patria l’ambasciatore italiano in India Giacomo Sanfelice, per decidere una linea di azione comune con il governo. I marò, incarcerati con l’inganno il 15 di Febbraio per aver causato la morte di due pescatori indiani, sono stati accusati di omicidio volontario, tentato omicidio, concorso in omicidio e danneggiamenti. Con la consegna delle accuse della polizia e l’apparizione di Latorre e Girone davanti al giudice Gopakumar è terminata la fase istruttoria e si apre il processo vero e proprio, con la data della prima udienza che verrà stabilita a breve dal tribunale di primo grado di Kollam. E dopo quattro mesi, quanto altro tempo dovranno aspettare i marò prima di ritornare in Italia?