Dopo Roma anche Londra aspetta un nuovo sindaco

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Dopo Roma anche Londra aspetta un nuovo sindaco

30 Aprile 2008

Il primo maggio a Londra non sarà solo la celebrazione
della festa del lavoro. L’appuntamento fondamentale di giovedì sarà l’elezione
del nuovo sindaco. I londinesi si recheranno alle urne per la terza volta da
quando è stata creata la carica di “Mayor of the City”. Dieci i candidati alla
poltrona della City Hall, anche se i veri rivali sono due. Il principale è il
sindaco uscente, Ken Livingstone, che si presenta al giudizio dei cittadini per
la terza volta dopo essere stato eletto primo cittadino nel 2000, riconfermato
nel 2004. In questi anni l’esponente laburista ha fatto parlare di sé
soprattutto per le sue politiche orientate all’estrema sinistra. Soprannominato
Ken il Rosso, non ha avuto timore di presentarsi alla sfida elettorale nel 2000
come candidato indipendente, perché il premier Tony Blair lo riteneva troppo
estremista. Scelta che gli ha portato fortuna e gli ha fatto conquistare la
fiducia dei cittadini. Il diretto avversario è Boris Johnson, rampollo
dell’alta società, nato negli Stati Uniti e cresciuto in Inghilterra, tra le
prestigiose scuole di Eton e Oxford. Il candidato del partito conservatore nel
suo passato è stato anche giornalista e direttore del quotidiano Spectator. E’
lui la vera sorpresa della campagna elettorale, si pensava fosse sfavorito dal
radicato Livingstone, ormai leader indiscusso da otto anni della città, e per
le numerose gaffe. Sembra però che il vento sul Tamigi stia cambiando: gli
ultimi sondaggi diffusi sono oscillanti e pochi si sbilanciano sul risultato.
Se fino a qualche mese fa la vittoria del laburista era quasi certa, oggi Boris
potrebbe essere avanti di ben 11 punti.

Tra
i temi principali che hanno caratterizzato la campagna elettorale, i candidati
si sono soffermati in particolare sul problema dei trasporti, l’ambiente e la
sicurezza. La capitale inglese è una delle città più inquinate del mondo e
Livingstone, dopo aver introdotto la “congestion Charge” – pedaggio per la
circolazione del centro città -, vorrebbe mettere in pratica piani ancora più
restrittivi per gli autoveicoli. Al contrario il programma elettorale di
Johnson prevede l’eliminazione della tassa e la chiusura totale dell’ingresso
in città per i veicoli più inquinanti. Anche sul sistema dei trasporti pubblici
le idee sono diverse: mentre il candidato conservatore vorrebbe rimettere in
circolazione il routemaster, il caratteristico autobus a due piani diventato
simbolo della città, Livingstone preferisce incentivare il trasporto pubblico,
in particolare la rete metropolitana. Il tema della sicurezza è molto sentito
dai cittadini londinesi, a maggior ragione dopo l’attentato del 7 luglio 2005,
nel quale morirono 52 persone. Diametralmente opposte le strategie dei due
candidati perfino su questo argomento: Livingstone crede nella crescita
culturale e vuole favorire l’integrazione delle diverse comunità etniche
presenti nella capitale, Johnson punta sull’aumento del livello di controllo,
con più telecamere per le strade e sui mezzi pubblici. Inoltre il partito
laburista ha messo a punto un piano per diminuire il tasso di criminalità tra i
giovani, mentre i conservatori vorrebbero introdurre lo schema “payback
London”, che trasformi le pene dei minorenni in ore impiegate nei servizi
sociali.

La
campagna di Johnson fin dall’inizio lo ha presentato come il rappresentante del
vero interesse degli inglesi e questo è uno dei motivi per cui il rampollo di
famiglia aristocratica è molto forte nella immensa periferia londinese. La sua
raccolta fondi ha raggiunto quota di un milione di sterline, molte delle quali provenienti
da quella parte della città che non si cura troppo dell’immagine agli occhi dei
turisti, e vuole che le proprie esigenze di cittadini vengano prima. Viceversa
sembra che il centro preferisca Livingstone, con le sue politiche a favore
dell’ecologia e dell’integrazione sociale.  Al centro di questa sfida c’è il partito di
Gordon Brown, che dovrebbe uscire dalle amministrative rafforzato, invece
affronta l’appuntamento con sotto i peggiori auspici. L’importanza strategica
della politica della capitale potrebbe avere ripercussioni anche sul governo di
Westmister e i laburisti tremano in previsione delle politiche che potrebbero
tenersi l’anno prossimo o nel 2010. Di sicuro, nell’elezione di giovedì c’è un
solo elemento: i londinesi non dovranno aspettare molto per avere il verdetto.
Il sistema inglese è fatto in modo che non ci siano ballottaggi e il mese di
maggio si aprirà certamente con un vincitore, chiunque sia.