Dopo Winograd per Olmert arrivano le grane interne
31 Gennaio 2008
Malgrado la pesante coltre di neve che da ieri copre Gerusalemme, e la momentanea sospensione della normale vita quotidiana, la diffusione del tanto atteso rapporto Winograd non ha scosso gli israeliani. Come da programma, il report di 500 pagine è stato reso pubblico ieri nel pomeriggio e molti di loro si chiedono, semmai, se avrà inizio un’altra tempesta – in questo caso politica.
E’ noto come la commissione Winograd abbia incalzato Olmert fin dalla pubblicazione delle sue valutazioni preliminari lo scorso aprile, accusandolo di “gravi mancanze” e decisioni affrettate all’inizio dei 34 giorni di guerra contro Hezbollah. Eppure, la richiesta di dimissioni del primo ministro, proveniente da più parti, all’epoca non riuscì a scatenare la contestazione popolare che negli intenti avrebbero dovuto provocarne la caduta. Oggi, otto mesi dopo, un’opinione pubblica stanca delle continue polemiche sembra ancor meno disposta a scendere in piazza per chiedere le sue dimissioni.
Come Attila Somfalvi dell’Y-Net News mi ha confessato recentemente, “gli israeliani sono troppo stufi per dar vita in questo momento a manifestazioni di protesta. A chiare lettere, la gente non ne può più di tutte questa diatriba attorno al rapporto Winograd”.
Un altro elemento da tenere in considerazione, poi, è che la percezione di Olmert da parte della popolazione è cambiata di molto negli ultimi mesi. La realtà è che oggi Olmert gode di consenso molto maggiore rispetto ad aprile. L’impegno preso di recente volto a rivitalizzare i negoziati di pace con i palestinesi, insieme all’attacco coraggioso al sito nucleare siriano deciso dal governo lo scorso autunno, ha fatto lievitare i consensi nei suoi confronti non solo nell’opinione pubblica, ma anche a sinistra. Quest’ultima ha salutato con grande favore la riprese degli sforzi diplomatici con i palestinesi, così come l’allontanamento dalla coalizione di governo all’inizio di gennaio del partito di destra Yisrael Beiteinu (Israele Casa Nostra) di Avigdor Lieberman, che a sinistra è stata considerata opera di Olmert.
Per quanto tra i deputati laburisti della Knesset l’indice di gradimento di Olmert sia in crescita (quello laburista è il secondo partito della coalizione di governo con 19 seggi), l’attenzione generale è concentrata su Ehud Barak, leader dei laburisti e ministro della Difesa. Se in passato, nell’attesa dei risultati della commissione Winograd, l’ex primo ministro aveva annunciato che il suo partito avrebbe potuto lasciare il governo, lunedì Barak ha dichiarato che agirà solo dopo aver letto il rapporto “sulla base di ciò che è buono e giusto per lo stato d’Israele”.
Non sono ancora chiare le scelte che Barak opererà. Se deciderà di far uscire i laburisti dalla coalizione di governo, Olmert non avrà più una maggioranza, e il ritorno alle urne sarà inevitabile. Va detto, però, che le elezioni anticipate potrebbero non rappresentare la mossa vincente per il partito Laburista. I sondaggi più recenti, infatti, attribuiscono un vantaggio consistente al grande rivale di Olmert e di Barak, il Likud di Benjamin Netanyahu, che vincerebbe facilmente le nuove elezioni.
Olmert ha già più volte ribadito che non ha intenzione di dimettersi. E neppure la commissione presieduta da Eliyahu Winograd può spingerlo a farsi da parte perché non ne ha il potere. Olmert dunque sopravvivrà al rapporto Winograd, ma non è altrettanto certo che riuscirà a sopravvivere alla tempesta che lo attende e che verrà scatenata dai suoi nemici all’interno del partito e del suo governo.