D’ora in poi ai G20 le decisioni le prenderanno i Brics (Cina in testa)
05 Novembre 2011
Quando giovedì l’Air Force One è atterrato tutti i canali all news hanno trasmesso in diretta l‘arrivo di Barack Obama al G-20 di Cannes. Normale attenzione riservata al presidente della nazione più potente del mondo. In realtà la grande star del summit francese era già arrivata. Il presidente cinese Hu Jintao, infatti, insieme agli altri leader dei Bric, si erano già riuniti tra loro il giorno precedente.
Per molti, Cina, India Russia e Brasile sono i nuovi ricchi arrivati in Costa Azzurra per salvare la traballante Europa. I paesi emergenti erano pronti a rubare la scena a tradizionali pesi massimi come Usa, Germania e Francia. Il peso dei Bric nell’economia mondiale è cresciuto molto ma non sanno ancora agire in maniera coordinata. Le aspettative sul loro ruolo a questo G-20 sono state esagerate.
Il vertice era stato dipinto come l’incontro perfetto tra i paesi a rischio default dell’eurozona che devono collocare titoli del debito pubblico e le economie emergenti che grazie alle esportazione hanno accumulato ingenti riserve valutarie. Naturalmente cinesi, russi, indiani e brasiliani hanno tutto l’interesse ad impedire che affondi la Ue, il principale mercato del mondo. Ma il matrimonio non s’ha (ancora) da fare.
A buttare acqua sul fuoco ci aveva pensato Hu Jintao nella sua tappa d’avvicinamento al G-20, in Austria: “Sono convinto che l’Europa sia in grado di farcela”. Secondo quanto riportato dal Financial Times, Pechino ci avrebbe rinunciato quando gli esperti della sua banca centrale e del suo fondo sovrano hanno analizzato il meccanismo del fondo salva-Stati nel quale l’eurozona sperava di attirare la partecipazione delle nazioni emergenti.
I “veicoli a destinazione speciale” in cui la Cina dovrebbe investire per comprare titoli dei Paesi in difficoltà non offrono garanzie assicurative sufficienti. Inoltre facendo bene i conti dentro l’Efsf, Pechino teme di dover spendere più di quello che farà la Germania. Come ha detto l’agenzia ufficiale Nuova Cina: “L’eurozona non si aspetti che la Cina sia il salvatore che la porterà fuori dalla crisi”.
Gli alleati nel club dei Bric non la pensano molto diversamente dall’ex impero di mezzo. La linea comune di Brasilia-Mosca-Delhi è questa: “Preferiamo convogliare i nostri prestiti all’eurozona attraverso il Fondo monetario, è lo strumento istituzionale per farlo. E il Fondo applichi regole uguali per tutti, agli europei come alle nazioni emergenti”. Insomma, i nuovi ricchi contribuiranno a salvare l’Europa ma in maniera indiretta, passando per il Fmi.
In cambio dei loro aiuti, hanno molto da chiedere. La Russia attende ancora di essere ammessa al Wto. Il Brasile accusa la politica del “tasso zero” della Federal Reserve di creare inflazione e bolle speculative. Ma la partita decisiva è un’altra e riguarda la Cina.
Pechino vuole che cessino le pressioni per la rivalutazione dello yuan. Tra il 2005 e il 2008 Pechino ha proceduto sotto pressione internazionale ad una rivalutazione a piccoli passi, l’1% di tanto in tanto. Ma con l’arrivo della crisi, è tornata integralmente all’indicizzazione del dollaro. Per mettere il “renminbi” al suo livello reale, dovrà esser rivalutato tra il 30 % e il 40%. Ma i cinesi non vogliono alimentare l’inflazione con un brusco rialzo. Inoltre, per il terzo trimestre consecutivo l’economia è cresciuta poco meno delle attese (anche se si prevede comunque +8,6% di Pil l’anno prossimo).
Venerdì, mentre si teneva il G-20, la Banca centrale cinese ha fissato la parità dello yuan a un nuovo massimo rispetto al dollaro, come risposta ai suoi principali partner economici, che ritengono la valuta cinese sottovalutata. E prassi comune per la parità fissa della Cina crescere in occasione delle grandi manifestazioni internazionali nel tentativo di disinnescare le critiche dei suoi partner che accusano regolarmente Pechino di
mantenere la sua moneta a un livello artificialmente basso per promuovere le esportazioni. Sta di fatto, che questa volta nessuno ha alzato la voce contro Hu Jintao. La priorità del G-20 era quella di creare una catena di sicurezza intorno all’eurozona. Se ne riparlerà la prossima volta. Ma nel frattempo i rapporti di forza stanno cambiando.
La Cina guida i Bric che vedono aumentare il loro potere contrattuale al tavolo dell’economia globale. Sarà sempre più difficile convincere il gigante asiatico a rivalutare. I cinesi lo faranno quando la loro economia sarà pronta per puntare sui consumi interni e quando sapranno di non potere resistere alle pressioni delle altre potenze economiche. Ma oggi l’uro rischia di frantumarsi e gli Usa devono evitare la recessione. Non è il momento giusto per insistere.