Dove ci porta il “metodo Saviano”
16 Ottobre 2009
di redazione
Non siamo gelosi del successo di Roberto Saviano. Non vogliamo che gli sia tolta la scorta e la sua vita sia messa in pericolo. Riconosciamo anche il valore testimoniale di Gomorra (il libro, non il film che è una noia mortale). Ma oggi guardiamo i giornali. La copertina dell’Espresso. L’editoriale in prima pagina su Repubblica. Gli articoli e i servizi dei telegiornali. E ci chiediamo se questa sovraesposizione mediatica rafforzi o indebolisca la sua “causa”. Se per caso non faccia il gioco suo e di qualcun altro.
Dove lo porterà il discorso sulla libertà di stampa in Piazza del Popolo? Come sarà il prossimo “Governo Saviano”? Da come si presenta, dalla idea di “sicurezza” che esprime – quadrata, tetragona – è solo l’ultima propaggine di quella retorica bipartisan che ha spinto lo scrittore ad evocare il modello di “Berlinguer e di Almirante”. Una dimensione ideale che non piace a un pragmatico come il capo della Mobile napoletana Pisani. Uno dei pochi ad aver contestato il ‘metodo Saviano’, la scorta, la sua missione di scrittore democratico che vuole ‘trasformare’ la realtà con la sola forza delle parole: “Gomorra ha avuto un eccessivo peso mediatico. Per rapportarsi alla criminalità organizzata ci sono regole deontologiche che, come il rispetto della dignità umana, vanno rispettate”.
Esiste infatti anche un altro modo per combattere e vincere le mafie. Non “trattando” con i criminali ma riconoscendo che di fronte a noi ci sono uomini, con la loro debolezza, che dobbiamo sfruttare con astuzia. Guardie e ladri, il vecchio gioco che non cambierà mai. Non l’idealità e le parole ma il realismo e l’azione. Non gli scrittori ma i poliziotti, quelli che Saviano santifica ogni volta che prende la penna in mano. Evocando martiri, solitudine, eroi. Ci chiediamo se non sarebbe meglio avere dei professionisti con le proprie idee, umanità, moralità. Ma per Repubblica il “Governo Saviano” non può essere criticato, ancor prima che nasca. Non si può contestare quella idea di sicurezza che in nome della “verità” indebolisce il potere e ci priva della libertà. Pisani deve lasciare Napoli al più presto, come ha scritto ieri il neo ministro degli Interni D’Avanzo.