Dove va il Regno Unito dopo Brexit
01 Ottobre 2016
di Daniela Coli
Il mondo sta diventando multipolare e se vogliamo stargli dietro dobbiamo seguire l’evoluzione in atto in diversi Paesi. La Gran Bretagna dopo Brexit, per esempio. Sui giornali inglesi si pubblicano la foto del piccolo Omran, estratto dalle macerie di Aleppo bombardata, si piangono lacrime, si scrive contro “il macellaio Assad” e “il brutale Putin”, ma poi il ministro degli esteri inglese Boris Johnson vola in Turchia e dichiara di essere pronto a un accordo di libero scambio con quel fiorellino di Erdogan, un nuovo partenariato tra Londra e Ankara dopo Brexit.
Boris Johnson dice di essere orgoglioso di avere a casa una bella lavatrice turca e ricorda quanto sono fortunati gli abitanti della Gran Bretagna che i turchi esportino da loro gli elettrodomestici. Eppure, lo scorso maggio, il biondo Boris, che ha un nonno turco, ha vinto un premio per la poesia più offensiva su Erdogan, in polemica con la cancelleria Merkel che aveva autorizzato il processo a un comico tedesco per una satira oltraggiosa contro il presidente turco. “Il Foglio”, sempre pronto a sparate antitedesche (perché i crucchi non vogliono darci un po’ di surplus), all’epoca intonò un peana per Boris. “La poesiola contro Erdogan? Una banalità ”, dice adesso Johnson.
In Turchia, Johnson ha detto di condividere la politica turca in Siria e, incontrando l’opposizione siriana, ha accusato russi e lealisti siriani di crimini di guerra, insomma, “Assad must go”. Tutto ciò mentre i siriani bombardano Aleppo, e mentre la Turchia, dopo la svolta seguita al tentato golpe di luglio, in Siria combatte Isis (contrastando i curdi sostenuti da americani e volontari britannici), praticamente alleata di Assad. Cosa sta accadendo nel puzzle siriano? E’ per caso un remake della “Spia venuta dal freddo”, il celebre romanzo in cui i servizi segreti britannici mandavano a morire agenti in Germania Est per salvare la copertura del capo dei controspionaggio DDR, che era un loro uomo?
In realtà , i britannici sono stati i primi ad inviare in Turchia il ministro Alan Duncan, il 22 luglio, a portare solidarietà a Erdogan dopo il tentativo di golpe fallito. Il governo inglese ha anche tentato – secondo i media britannici – di mettere una buona parola nei rapporti tra turchi e americani, rendendo possibile l’incontro tra Erdogan e il segretario di stato americano Biden. In ogni caso, sta accadendo qualcosa di nuovo nelle relazioni internazionali. A partire dall’incontro di Erdogan e Putin a San Pietroburgo, è cominciato qualcosa di nuovo, non è l’asse euroasiatico ma un nuova strategia nelle relazioni internazionali.
Sia Erdogan che Putin sono eredi di un impero, quello ottomano, e quello russo, che si sono combattuti per secoli, ma sono allergici al controllo delle organizzazioni transnazionali occidentali, a cominciare dalla NATO, in aree considerate di propria influenza. Brexit, come sappiamo, è stata considerata dagli anti-Brexit un regalo a Putin, che sogna un’Europa multipolare e vorrebbe avere buoni rapporti con la Grecia. Insomma, i britannici fanno i propri affari, con quella spregiudicatezza per cui sono famosi: l’ambasciatore britannico a Riad si è appena convertito all’Islam, proprio mentre il Congresso degli Stati Uniti respingeva il veto di Obama sulla legge dell’11 Settembre, consentendo alle famiglie americane di portare in tribunale i Paesi stranieri. Mossa che non solo crea grossi problemi a Hillary, finanziata dai sauditi, ma getta i sauditi nelle braccia degli inglesi.
Senza contare il regalo fatto ai russi con i quali i sauditi hanno fatto un patto per rialzare i prezzi del petrolio. La NATO non esce certo rafforzata da tutto questo scenario. Il Financial Times invece parla della necessità di ri-modernizzare l’esercito britannico, indebolito dalla dipendenza dalla NATO ed esclude qualsiasi partecipazione a fantomatici eserciti europei. Al momento – sempre secondo il FT – la Gran Bretagna non reggerebbe l’attacco di una potenza straniera. E i caccia F 35 americani, come ha spiegato Trump, non sembrano proprio in buone condizioni. Dunque, anche sul piano militare il Regno Unito sembra voler fare da solo.