Dpef, Draghi e Corte dei Conti contro le scelte del Governo

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Dpef, Draghi e Corte dei Conti contro le scelte del Governo

Dpef, Draghi e Corte dei Conti contro le scelte del Governo

16 Luglio 2007

Il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, non è contrario all’aumento delle pensioni basse attuato dal governo, ma avverte: l’età pensionabile deve essere alzata.

“Nella situazione demografica che si prospetta per i prossimi decenni – ha detto davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato – solo scelte coraggiose volte a elevare l’età media effettiva di pensionamento possono consentire di erogare pensioni di importo adeguato”. “Noi – ha precisato Draghi – non siamo contro l’aumento delle pensioni minime, non siamo contro chi ha e favorevoli a chi non ha, ma chiediamoci quante tasse dovranno pagare i giovani nei prossimi anni per sostenere il sistema pensionistico così com’è”. Da qui la ricetta: le risposte per assicurare la sostenibilità del sistema pensionistico in Italia sono “sostanzialmente due, aumentare gradualmente l’età media effettiva di pensionamento e sviluppare le forme previdenziali complementari”.

Ma l’allarme lanciato dal governatore va oltre le pensioni. Già, perché il Dpef va sotto la lente delle audizioni di Camera e Senato e subito riceve la dura critica di Mario Draghi. Il numero uno di via Nazionale ha anche criticato il rinvio al 2011 dell’obiettivo di pareggio del bilancio. “La fase congiunturale favorevole”, ha detto, “avrebbe consentito di accelerare il riequilibrio dei conti”. Il rischio, ha aggiunto, “è di dover correggere in futuro, in condizioni cicliche forse piu’ difficili, le scelte di oggi”. Per Draghi “è necessario ampliare l’orizzonte temporale di riferimento dell’azione politica. Ridurre il debito pubblico e aggiungo: garantire la sostenibilità del sistema previdenziale, devono essere il primo investimento dello stato a favore dei giovani e delle generazioni future”. Il giudizio di Draghi è particolarmente negativo anche in relazione alla favorevole congiuntura economica, che avrebbe consentito obiettivi più ambiziosi.

Il governatore ha anche sottolineato che il risanamento dei conti registrato nel 2006 “riflette l’aumento di fatto della pressione fiscale: si sarebbero dovute ridurre le imposte, anziche’ aumentare le spese”.

Il Dpef è finito anche sotto la lente della Corte dei Conti che ha ribadito i suoi timori in Parlamento: le stime di finanza pubblica fissate nel Dpef, ha detto il presidente, Tullio Lazzaro, confermano “tutte le preoccupazioni sulle difficoltà di controllo della spesa pubblica”. Nel suo intervento, l’alto magistrato contabile ha confermato l’attendibilità delle previsioni sul deficit fissate dal Governo ma ha anche sottolineato che dagli andamenti risulta “una valutazione non favorevole sulle concrete possibilita’ di operare con successo, nel breve periodo, rilevanti tagli di spesa primaria”.

“Ancora nel 2007, dunque, l’atteso miglioramento dei conti è per intero ascrivibile all’aumento delle entrate e della pressione fiscale (che raggiungerebbe il 42,4% al netto del Tfr)” ha fatto notare il magistrato contabile. Domani nuovo ‘test’ al Parlamento per il documento del governo che dovrà passare il setaccio di Istat, Anci, Upi, Uncem, Conferenza Regioni, Confservizi e Federutility, Isae, Cnel, Conferenza rettori, Unci.