Dpef, Padoa: “Bruxelles? Ortodossia da ultrà”
05 Luglio 2007
di redazione
Tommaso Padoa-Schioppa al Senato difende a spada tratta il suo Dpef, risposte a mo’ di battute ai rilievi di Bruxelles e se la prende con l’ex viceministro dell’Economia Mario Baldassarri che aveva accusato il Governo Prodi di “falso in bilancio”.
Intanto, la Banca centrale europea ha espresso “preoccupazione” sulle prospettive dei conti pubblici di “alcuni paesi” di Eurolandia che stanno “allentando i precedenti obiettivi concordati sul percorso di risanamento”. E ha spronato l’Italia a “mostrare coraggio nelle riforme”.
“Abbiamo rispettato gli impegni, siamo stati ortodossi” sul contenimento del deficit e nell’onorare il piano sottoscritto dal precedente governo dopo l’infrazione per deficit eccessivo, ha detto. Siamo ormai fuori dall’emergenza (”non dalla necessità di risanamento” dirà poi), tanto che anche dopo il criticato decreto da 6,5 miliardi di spesa che ”rallenta il passo” verso l’obiettivo del pareggio di bilancio nel 2011 ma ”non fa cambiare direzione” lungo la meta da raggiungere, il rapporto deficit-pil nel 2007 sarà al 2,5% anziché al 2,8% come richiesto.
E sulla correttezza dei dati non accetta critiche: “Mi duole sentire qualcuno che parla con tanta leggerenza di falso in bilancio”, dice rivolgendosi alle accuse di Forza Italia e all’ex vice ministro Mario Baldassarri che gli chiede conto di alcune cifre relative alla spesa pubblica annuncia “che gli risponderà per iscritto” dopo un breve battibecco pubblico.
“Abbiamo rispettato gli impegni – ha ribadito con decisione – e adesso non si può chiedere ulteriori sforzi” solo perché siamo stati capaci di ottenere risultati migliori delle stime. Insomma, afferma il numero uno di Via Venti Settembre riproponendo una battuta fatta a Bruxelles, ”un conto è chiedere di metterci a dieta un altro di diventare anoressici”. Il passo è rallentato, riconosce esplicitamente il ministro, ma resta appunto nella direzione giusta. E’ prevedibile, confessa, che Bruxelles chieda di fare di più, così come ha espresso di preferire una destinazione per intero dell’extragettito a ripianare il deficit, ma questa è ”una ortodossia da ultrà” nel perseguimento degli obiettivi, perché deve anche essere chiaro, si percepisce dalle risposte del ministro, che adesso anche la qualità della spesa e il mantenimento dell’equità nel rigore sui conti va garantita.