Draghi aspetta il referendum per le prossime mosse Bce, intanto affossa Yuan e Euro in Asia
21 Ottobre 2016
Valute in forte oscillazione in Asia dopo il discorso ieri di Mario Draghi al termine del meeting della Bce. La valuta europea ha raggiunto il minimo intraday in Asia di 1,0896 contro il dollaro, il livello più basso dall’11 marzo 2016, come sottolinea oggi Marketwatch (grupo Wsj), contro la chiusura di 1,0930 di ieri sera a New York.
Il governatore della Banca centrale ha segnalato che l’Eurotower può estendere il programma di acquisti di obbligazioni al di là del termine in programma, ovvero marzo 2017. Inoltre Draghi ha anche negato l’ipotesi che la banca centrale stia prendendo in considerazione un ridimensionamento del proprio acquisto di asset, fornendo un ulteriore spunto per la vendita di euro.
L’euro è ancora sopravvalutato rispetto al suo valore a causa della debolezza della sterlina, ha poi aggiunto Noji. La valuta comune ha guadagnato quasi il 30% contro la sterlina rispetto a un anno fa. “La Bce ha un disperato bisogno di rafforzare il suo allentamento monetario, decisamente oltre rispetto a quanto suggerisce il consenso di mercato”, ha detto Noji. Lo yuan ha toccato oggi il minimo storico contro il dollaro nell’offshore trading dopo i forti guadagni di Wall Street e la debolezza dell’euro che ha potenziato la forza del biglietto verde. Lo scrive oggi il Wall Street Journal.
La borsa di Hong Kong oggi è chiusa a causa di un violento tifone che si è scagliato sulla città, con lo yuan che ha rotto il suo record precedente alle ore 07:41 ora locale, in genere un momento in cui la liquidità del mercato è sottile.
Ora è importante segnalare che mai come in quest’ultimo periodo, la politica è andata a incrociarsi con la rotta delle banche centrali. Al punto da influenzarne le decisioni. Se la Federal Reserve ha ammesso esplicitamente nell’ultimo Beige Book il potere condizionante delle elezioni presidenziali Usa, è assai probabile che il voto americano e il referendum costituzionale in Italia siano per la Bce due buoni motivi per prendere tempo. Mario Draghi ieri, infatti, ha spiegato che, “A dicembre sarà possibile delineare meglio le scelte dei prossimi mesi”.
Quando il numero uno della banca centrale dice che “vogliamo aspettare dicembre per vedere tutti gli input che possono essere utili alla discussione”, si riferisce anche alla situazione internazionale. Senza tirare in ballo un’eventuale escalation della tensione Usa-Russia. Draghi ha anche ieri richiamato i governi ad “accelerare e aumentare” gli sforzi verso le riforme strutturali. Parole che qualcuno potrebbe interpretare come un indiretto endorsement al modello bicamerale proposto da Matteo Renzi.