Draghi non toccherà i tassi fino al marzo 2017, ma sgrida i governi

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Draghi non toccherà i tassi fino al marzo 2017, ma sgrida i governi

08 Settembre 2016

I listini restano deboli in vista della conferenza stampa della Banca centrale europea di Mario Draghi, che oggi è tornata a riunirsi dopo la pausa estiva per aggiornare le stime sulla salute economica del Vecchio continente e mantenere lo status quo sul Quantitative easing, il programma d’acquisto di titoli arrivato a 80 miliardi al mese e confermato fino a marzo 2017. Come c’era da aspettarsi la Bce ha anche lasciato invariati i tassi: quello sulle operazioni di rifinanziamento principali allo 0%, quello sulle operazioni di rifinanziamento marginale allo 0,25% e quello sui depositi al -0,40%.

Oltre alla Bce, si guarda al possibile rialzo dei tassi Fed e a nuovi stimoli dalla BoJ. L’indice GFSI Market Risk di BofA, che misura l’estensione delle variazioni dei prezzi, è ai minimi da inizio anno.

Ad ogni modo la sensazione diffusa tra gli addetti ai lavori è che la Bce estenderà comunque il Qe entro la fine dell’anno, portandolo oltre la scadenza del prossimo marzo: la decisione potrebbe esser solo rinviata alla riunione di dicembre. Adesso si aspettano le parole di Draghi per capire se ci saranno aggiustamenti ad alcuni meccanismi tecnici.

Quel che preme a Draghi è comunque ribadire il rischio che l’economia dell’area euro possa peggiorare. “Non abbiamo discusso” dell’estensione del programma di acquisti, ha spiegato al termine del consiglio, ricordando come il consiglio dei governatori della Bce abbia dato incarico ai comitati “di valutare le opzioni per assicurare una corretta attuazione del nostro programma di acquisto”.

Il monito di Draghi rivolto a tutti i Paesi riguarda l’entrata in vigore delle riforme strutturali: “L’attuazione di riforme strutturali deve essere intensificato notevolmente per una riduzione della disoccupazione strutturale e aumentare per la crescita del prodotto potenziale nell’area dell’euro”.  Nei paesi dell’euro “l’attenzione dovrebbe essere focalizzata sulle azioni per aumentare la produttività e migliorare il business environment, inclusa un’adeguata infrastruttura pubblica, che è di vitale importanza per aumentare gli investimenti e promuovere la creazione di posti di lavoro”.

Inoltre, ribadisce, “in un contesto di politica monetaria accomodante, la rapida ed efficace attuazione di riforme strutturali non solo può portare ad una maggiore crescita economica sostenibile nella zona euro, ma anche rendere la zona dell’euro più resistente agli shock globali“.

Quanto alle politiche di bilancio “dovrebbero sostenere la ripresa economica, pur rimanendo nel rispetto delle regole di bilancio dell’Unione europea“. Che dovrebbero garantire “la piena e coerente attuazione del Patto di stabilità e di crescita rimane fondamentale per assicurare la fiducia nel quadro di bilancio. Allo stesso tempo, tutti i paesi dovrebbero adoperarsi per politiche fiscali maggiormente orientate alla crescita”.

E Draghi non vuole alibi, anche in relazione all’andamento dei tassi di interesse: “I tassi di interessi bassi non possono essere l’unica spiegazione a tutto quello che non va nel settore bancario. E’ un’interpretazione errata”.