Draghi: per l’Eurozona rischio shock esterni
08 Aprile 2016
Mario Draghi ha prospettato un 2016 difficile. E lo ha scritto nella prefazione del rapporto annuale della banca presentato ieri: in cui «si pongono interrogativi riguardo alla direzione in cui andrà l’Europa e alla sua capacità di tenuta a fronte di nuovi shock. Ma la Bce, anche davanti a forze disinflazionistiche su scala mondiale, non si piega a un livello di inflazione eccessivamente basso». ha scritto Draghi nella prefazione al rapporto annuale della banca presentato ieri.
Il presidente della Bce ha voluto soffermarsi sul fatto che l’unione monetaria resta una «costruzione incompleta», il che continua a darle una condizione di fragilità e a esporre gli Stati membri alla vulnerabilità agli shock. Ancora una volta, il presidente della Bce ha ricordato che la ripresa, nonostante sia moderata, procede. E ha evidenziato il problema della disoccupazione giovanile e del rischio sempre più imminente di una vera e propria «generazione perduta».
Per Draghi, la Bce non ha esitato ad agire a sostegno della ripresa. E ha ripetuto il suo richiamo ai Governi sulla politica fiscale e le riforme strutturali. Il banchiere centrale riconosce che in molti Paesi lo spazio nel bilancio pubblico è limitato e che occorrerebbe evitare di allargare le maglie della politica fiscale al punto in cui perdono credibilità. Ma ritiene che in tutti i Paesi ci sia la possibilità di aumentare gli sforzi per rendere la composizione della struttura delle imposte e della spesa pubblica favorevoli alla crescita, e indirizzare la spesa verso investimenti, ricerca e istruzione. E senza l’intervento dei Governi e dei Parlamenti per migliorare la competitività dell’economia, ha affermato, l’eurozona non sarà in grado di alzare il potenziale di crescita e ridurre la disoccupazione strutturale.
Draghi si riferisce, in particolar modo, alle riforme che facilitino l’attività d’impresa e migliorino la produttività. In un richiamo al Portogallo, dove l’attuale Governo ha tentato una parziale marcia indietro rispetto ai progressi del precedente, ha sollecitato ulteriori misure fiscali e sconsigliato di disfare le riforme già compiute. Nel presentare il rapporto a Bruxelles, il vicepresidente della Bce, Vitor Constancio, ha sottolineato che un’area da tenere sotto osservazione è sicuramente il settore finanziario con quattro possibili elementi critici: un ulteriore aumento del premio al rischio; la debole redditività delle compagnie di assicurazione e delle banche, per alcune di queste ultime aggravata dai crediti deteriorati ereditati dalla crisi; le preoccupazioni sulla sostenibilità del debito pubblico e delle imprese e il potenziale di stress nel settore dei fondi d’investimento e nel sistema bancario ombra in generale.
Constancio ha, ancora una volta, posto l’accento affinché l’unione bancaria venga completata con lo schema europeo di assicurazione dei depositi, proposto dalla Commissione e osteggiato dalla Germania. Su questo aspetto Berlino fa fatica a cambiare posizione dal momento che un’assicurazione unica comporterebbe una condivisione dei rischi. E a quanto pare i tempi non sono ancora maturi.