Draghi schiaffeggia Berlino: Non obbediamo alla politica
22 Aprile 2016
Dopo le critiche dei tedeschi, delle ultime ore, alla poltica monetaria seguita dalla banca centrale, Mario Draghi non si fa pregare e mette subito i puntini sulle ‘i’. «Lavoriamo per mantenere la stabilità dell’Eurozona, non di Berlino perchè noi obbediamo alla legge, non ai politici», dice duramente.
Dopo i continui attacchi di Berlino, contraria all’espansione del Qe e ai tassi sotto zero, passa in secondo piano la scelta tecnica di lasciare fermo il costo del denaro: il tasso principale rimane a zero, quello sui depositi bancari a -0,40% e quello di rifinanziamento marginale a 0,25%. Draghi non solo conferma la linea, ma ha tutte le intenzioni per rafforzarla: i tassi resteranno a questi livelli per lungo tempo, di certo oltre la fine del piano di acquisti nel settembre 2017. Anzi, fa capire, potranno scendere ancora, così come potranno aumentare le munizioni del Qe. Da giugno poi scatteranno gli acquisti delle obbligazioni sociaterie, compresi quindi i titoli delle assicurazioni. Tutto per accelerare una ripresa fin troppo asfittica»
Abbastanza repentina la risposta della Merkel: «La Bce è indipendente nelle sue decisioni di politica monetaria, ma è legittimo per i tedeschi discutere del basso livello dei tassi di interesse». Una difesa d’ufficio, dunque, delle posizioni tedesche, quasi scontata visto che Draghi, in conferenza stampa, ha continuato senza peli sulal lingua: «Per fortuna noi siamo indipendenti e continueremo con le politiche che riteniamo appropriate. Semplicemente ci vorrà più tempo per produrre i risultati che vogliamo».
Perchè «le critiche continue producono un ritardo nel vedere gli effetti delle misure varate e questo a sua volta rende necessarie ulteriori misure». E Draghi, dopo aver definito il colloquio avuto con lo stesso Schaeuble come «positivo e molto amichevole», spiega che lo stesso Schaeuble ha fatto marcia indietro. E per ribadire il concetto, legge la dichiarazione di rettifica dello stesso ministro tedesco da un foglio portato in conferenza stampa in cui Schaeuble identifica una delle ragioni dell’ascesa dei popolari non nella politica della Bce, ma nel timore che i tassi bassi o negativi di interesse possano mettere a repentaglio i programmi pensionistici nel lungo periodo.
Una ulteriore puntualizzazione arriva quando, rispondendo alle dichiarazioni di altri esponenti politici e in particolare di quelli che auspicano che il prossimo presidente della Bce sia tedesco, il presidente delal Bce si pone la domanda retorica se un presidente non italiano attuerebbe politiche diverse, e spiega: «La risposta dovrebbe essere “sì certo”, ma non sarebbe abbastanza se il mio predecessore, Trichet, due giorni fa non avesse dato un’intervista in cui ha detto che avrebbe fatto le stesse cose che ha fatto Mario».
Ultimo monito lo rivolge ai governi: troppo timidi con le le riforme. «Le nostre politiche sono efficaci, funzionano, date solo tempo per mostrare appieno i loro effetti. Certo se ci fossero anche riforme strutturali, gli effetti sarebbero più veloci», conclude Draghi.