Due jihadisti arrestati a Roma, uno era dell’UCK
12 Marzo 2016
I carabinieri dell’antiterrorismo del Ros hanno arrestato a Roma un macedone, Vulnet Maquelara, alias Carlito Brigande, 41 anni, con l’accusa di essere parte di una potenziale cellula jihadista in Italia. Maquelara "tra la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni 2000," secondo l’ordinanza del Gip, "avrebbe militato nel ramo macedone dell’organizzazione nazionalista UCK (Esercito di liberazione nazionale), che si prefiggeva la costituzione di una ‘Grande Albania’ etnica".
Brigande si scambiava messaggi vocali su una "operazione suicida" da compiere nella capitale con il tunisino Firas Bahroumi, foreign fighter di ISIS in Iraq. "Per me io ho segnato uno.. per una operazione suicida.. vuol dire prendo una macchina con l’esplosivo dentro per fare un’operazione contro i kuffar inshallah", si sente in uno dei messaggi – i kuffar siamo noi, gli "infedeli". Per adesso i due, macedone e iracheno, sono destinatari di un’ordinanza di custodia cautelare nell’ambito del blitz antiterrorismo scattato per fermarli.
Dopo la perquisizione del 2 novembre scorso a Roma in un appartamento di via dei Balestrucci, su uno dei quattro cellulari di Brigande rinvenuti dalla polizia, l’uomo "aveva memorizzato video in lingua araba e fotografie in cui lo stesso ed altri soggetti sono ritratti in momenti e luoghi diversi mentre imbracciano armi da guerra".
Sullo stesso cellulare, erano state conservate una chat audio ed una di testo "di chiara significazione – sottolinea il Gip – anche circa la natura criminale del collegamento" tra il macedone e il suo interlocutore, successivamente identificato in Firas Barhoumi. Quest’ultimo viene definito dai Ros "soggetto pienamente inserito ed attivo nei ruoli del gruppo terroristico Is quale ‘foreign fighter’ transitato sul territorio italiano" prima di spostarsi in Iraq.
E’ stato arrestato anche un secondo cittadino macedone, Abdula Kurtishi, ventiseienne, ricercato perché evaso da un carcere dove stava scontando una condanna a anni 8 di reclusione per rapina. Kurtishi e Brigande circolavano liberamente in diversi Paesi europei ed erano entrati in Italia a ottobre con documenti falsi e identità fittizie.
Ad oggi, il nostro antiterrorismo si sta avvalendo della applicazione di norme già usate per contrastare la mafia e applicate adesso anche alla minaccia jihadista. Brigande e il suo complice sono stati fermati dopo lunghi pedinamenti, intercettazioni, dopo che i Ros avevano analizzato il materiale informatico, tabulati telefonici e telematici, fino alla accusa di terrorismo. Brigande era già in carcere dal novembre scorso, inseguito da un mandato di cattura internazionale. L’uomo si apprestava a raggiungere Firas Barhoumi in Iraq per combattere la Jihad.