Due partiti possono bastare
14 Maggio 2008
di redazione
C’è qualcosa di nuovo oggi nel
sole della politica italiana e non d’antico. Il primo segnale per una
democrazia normale. Dove resta il confronto, anche serrato, sui grandi temi, ma
dove siano cancellate una volta per tutte la contrapposizione ideologica e la
demonizzazione dell’avversario.
E’ bene dire grazie in primis
agli italiani che, con il loro voto e aiutati da una legge elettorale
ammazza-partitini, hanno liberato il campo da ricatti, rendite di posizione ed
estremismi di maniera.
Poi occorre ringraziare
Berlusconi e Veltroni e non Veltrusconi, che resta una banalità giornalistica.
Veltroni aspira a fare del Pd (in un sistema bipartitico
proprio delle democrazie britannica e statunitense, in cui due partiti hanno la
possibilità di vincere, o il Pdl o il Pd, garantendo stabilità di governo ed
elezione diretta del governo stesso da parte dei cittadini) un partito che non
sarà in guerra strumentale con il Pdl,
in piazza o in girotondo, ma che cercherà di incalzarlo sui tanti problemi
emergenti, mostrando la capacità di elaborare proposte alternative.
Lui ritiene, diventando distante quanto basta rispetto al Pdl, di poter avere,
domani, voti che arriveranno anche dagli elettori del Pdl, magari delusi dalla
prova di governo. Due partiti come due vasi comunicanti, due potenziali forze
di governo con idee spesso simili, perché si confrontano sulle urgenze da
risolvere e non sulle battaglie ideologiche.
Oggi puoi votare repubblicano e domani democratico (Stati
Uniti); oggi conservatore e domani laburista (Inghilterra).
E chi
non si riconosce in questi due partiti? Può anche non votare. Infatti, in America e
in Inghilterra il numero dei votanti va poco oltre la metà degli aventi
diritto.
It’s the democracy, stupid! Ditelo
a Di Pietro. “Ma anche” a D’Alema…
(dda)