Due Pd ma una sola Rai
05 Agosto 2015
di Andrea Spiri
E’ un dato costante, e dovremmo averci fatto l’abitudine. A largo del Nazareno convivono due partiti che procedono l’un contro l’altro armato, si fronteggiano due visioni distinte sulle prospettive future del Paese, si propongono punti di vista incompatibili che difficilmente riusciranno a trovare momenti di positiva sintesi.
Esponenti del "Giglio magico" e nostalgici della "Ditta" non si amano, non si riconoscono, non si rispettano. Ma se le danno di santa ragione, questo è l’unico dato certo.
Anche in queste ore, sulla delicata partita delle nomine Rai, è andata in scena la solita guerriglia. La minoranza dem ha proposto e votato, per il Consiglio di amministrazione, il nome di Ferruccio De Bortoli, la maggioranza ha eretto barricate. All’ex direttore del Corriere non mancavano certo i requisiti per ambire alla nomina, ma in molti hanno visto in questa mossa l’ennesima provocazione rivolta al premier, alludendo ai recenti editoriali con i quali, a via Solferino, si prendeva posizione contro il "maleducato di talento" Matteo Renzi, primo contraente di un Patto del Nazareno da cui emanava uno "stantio odore di massoneria".
Al di là del folclore, delle battute ad effetto e degli sfottò via twitter, ciò che maggiormente ci preoccupa è il fatto che, mossi dall’ansia di disarcionare il segretario del loro partito, i nostalgici democratici del tempo che fu, perdano la bussola, facendo pagare all’intero Paese il prezzo della loro rabbia repressa.
L’Italia ha voglia, e bisogno, di ripartire, di portare finalmente a compimento il percorso delle riforme economiche e istituzionali. Se la minoranza dem coltiva altri propositi (come a noi pare evidente) sarebbe giusto e rispettoso nei confronti dei cittadini dirlo apertamente. E assumersi le proprie responsabilità: aver fatto fallire una legislatura costituente, impantanatasi nella palude del Congresso permanente del vecchio Pci.