Durban II: una nuova sconfitta per la coalizione anti-Occidentale

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Durban II: una nuova sconfitta per la coalizione anti-Occidentale

21 Marzo 2009

La decisione dell’Italia di non partecipare a Durban II, la conferenza mondiale delle Nazioni Unite sul razzismo in agenda a Ginevra dal 20 al 24 aprile, ha dato i suoi frutti. Uno ad uno, anche gli altri stati membri dell’Unione Europea hanno manifestato l’intenzione di disertare il summit se i punti controversi del documento ufficiale preparato dal Consiglio ONU per i diritti umani non verranno modificati.

L’oggetto del contendere, come si sa, è costituito innanzi tutto dai cinque paragrafi, dal 30 al 34, relativi a Israele e alla questione palestinese, proposti dall’Organizzazione della Conferenza Islamica. Il n. 30 esprime “grave preoccupazione per le pratiche di discriminazione razziale nei confronti della popolazione palestinese e dei territori arabi occupati”. Il n. 31 ribadisce il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese, senza però riconoscere il diritto alla sicurezza di Israele, sottolineando come il popolo palestinese “sia sottoposto a punizione collettiva, tortura, blocco economico, restrizioni al movimento”. Il n. 32 afferma che “l’occupazione straniera e le pratiche di blocco militare e di isolamento delle città e dei villaggi palestinesi” contravvengono ai principi della Carta dell’ONU e costituiscono una violazione dei diritti umani, una “forma di apartheid contemporanea” e una seria minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale. Il n. 33 ribadisce la preoccupazione per la situazione del popolo palestinese, in particolare per gli ostacoli posti al ritorno dei rifugiati e per la costruzione del “muro”. Infine il n. 34 ricorda il dovere della comunità internazionale di garantire ai palestinesi protezione dalle pratiche di “discriminazione razziale”.

La seconda ragione di dissenso riguarda la richiesta, sempre da parte dell’Organizzazione della Conferenza Islamica con l’aggiunta del gruppo dei paesi africani, di integrare l’attuale normativa internazionale sul razzismo e sulla discriminazione razziale con degli standard complementari, al fine di limitare la libertà di espressione in materia di religione, introducendo il concetto di “diffamazione religiosa”, in particolare nei confronti dell’Islam.

La buona notizia è che in nome dell’UE l’Olanda ha redatto un documento alternativo, composto di soli 20-25 paragrafi rispetto ai 250 di quello dell’ONU. Il testo non contiene accuse a Israele e non propone limiti alla libertà d’espressione in relazione al reato di diffamazione religiosa; invece condanna “tutte le forme di razzismo, discriminazione razziale, xenofobia e intolleranza”, specificando che non “esiste gerarchia” tra le vittime di tali atti, tutte meritevoli della “stessa attenzione e protezione”; inoltre, esprime “profonda preoccupazione per l’aumento di episodi di violenza contro membri di minoranze religiose in diverse parti del mondo motivati da varie forme di intolleranza, comprese l’islamofobia, l’antisemitismo e la cristianofobia”.

La Repubblica Ceca, che detiene la presidenza di turno dell’UE, ha presentato al Consiglio per i diritti umani il documento: in base alla risposta del Consiglio l’Europa deciderà le sue mosse successive, ma pare certo che i 27 stati membri non si presteranno al gioco di chi intende tradire la missione della Conferenza e trasformare Durban II in un attacco all’Occidente e a Israele, come accadde nel 2001: “o arriviamo a una sostanziale modifica dei documenti messi a punto – ha dichiarato il Ministro degli Esteri tedesco Frank Walter Steinmeier – o chiederò che si rinunci a partecipare a questa conferenza. Il fatto è che non si intende discutere di razzismo, ma si vorrebbe deviare il dialogo per assumere posizioni parziali sul conflitto in Medio Oriente o per condannare posizioni europee o americane sul mondo arabo-islamico”.

Va detto che anche nel 2001 la coalizione di paesi arabo-islamici che cercò di far approvare il documento contenente accuse di genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra contro Israele e l’Occidente fu sconfitta. Qualche settimana prima dell’inizio della conferenza, presa lettura del testo preparato dalla Commissione per i diritti umani (dal 2006 sostituita dall’attuale Consiglio), Stati Uniti e Israele avevano deciso di inviare a Durban una delegazione di basso profilo, ignorando le proteste dell’ONU. Poi il 3 settembre, quattro giorni dopo l’inizio della conferenza, visto il clima aggressivo e l’evidente intento di mettere alla sbarra l’Occidente, Washington e Gerusalemme avevano richiamato le loro delegazioni. A quel punto i paesi all’epoca membri dell’UE e quelli in attesa di diventarlo avevano rifiutato di firmare il documento finale nei termini proposti. Dopo un lungo tira-e-molla, a causa del quale i lavori del summit furono prolungati di un giorno rispetto alla data di chiusura fissata per il 7 settembre, il testo fu emendato e solo allora, modificati i passaggi incriminanti, venne firmato anche dall’Europa.