E’ braccio di ferro tra Pd e Idv sulla nuova Vigilanza Rai

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

E’ braccio di ferro tra Pd e Idv sulla nuova Vigilanza Rai

28 Gennaio 2009

Non sembra ancora essere giunto al termine l’impasse nella Commissione parlamentare di Vigilanza dove dopo le dimissioni e la revoca dei componenti da parte dei presidenti di Camera e Senato la confusione continua a regnare sovrana. Infatti Idv persiste nel non inviare la lista dei propri rappresentanti impendendo così la formazione della nuova commissione. Un ostruzionismo che però i presidenti di Camera e Senato potrebbero superare con regolamento alla mano indicando loro stessi i commissari per Idv, ma almeno per il momento sia Fini che Schifani non sembrano propensi a farlo proprio per evitare l’inasprirsi dei toni.

 

Da qui lo stallo e l’impossibilità di procedere alla convocazione della nuova Commissione (e di conseguenza all’elezione del presidente). Alla base delle ragioni di questa chiusura da parte di Idv c’è il duro braccio di ferro con il Pd al quale Di Pietro, dopo la dolorosa bocciatura di Orlando, avrebbe intenzione di chiedere “risarcimenti”. Risarcimenti che riguarderebbero in particolare il CdA della Rai, ormai scaduto da quasi un anno e tra le prime voci nell’agenda della nuova Vigilanza. Un’ipotesi però smentita dallo stesso Di Pietro, il quale all’uscita dell’incontro di ieri sera con lo stato maggiore del Pd – assente Veltroni – ha invece ribadito la necessità che per il CdA si facciano scelte su persone “di grandi professionalità, al di sopra e al di fuori delle parti, e che siano garanti di terzietà e indipendenza”. Un punto sul quale Di Pietro non ha alcuna intenzione di transigere spiegando che “l’Italia dei Valori rimarrà fuori dalla Commissione di Vigilanza Rai fino a quando non verrà garantita, dai gruppi parlamentari, la certezza che nel CdA non ci vadano ex-parlamentari, i soliti porta bandiera e persone con palesi interessi di parte”. 

Più in generale, la situazione riflette l’immagine di un duro scontro tra Idv e Pd con il primo molto critico per la gestione dell’opposizione in questi primi nove mesi di legislatura. Ad irritare i dipietristi il “conventio ad excludendum” che ha avuto nel dietrofront di Orlando il suo culmine. Da qui la volontà di trovare dei correttivi, proprio nel CdA. Infatti la legge Gasparri prevede che all’opposizione spettino quattro posti: tre indicati dalla Vigilanza ed il quarto, destinato a fare il presidente di garanzia, designato dal ministero del Tesoro. E secondo il “piano” elaborato da Idv il Pd avrebbe in quota un presidente (Claudio Petruccioli o Pietro Calabrese) ed un altro consigliere che potrebbe essere Nino Rizzo Nervo o lo stesso Calabrese. L’altro amministratore invece spetterebbe all’Udc e qui i nomi che circolano sono quelli di Erminia Mazzoni o Rodolfo De Laurentiis mentre l’ultimo posto sarebbe per Di Pietro per il quale si fa da molti giorni il nome di Marco Travaglio (secondo molti si tratterebbe solo di una provocazione). 

Dal Pd per il momento ancora nessuna decisione anche se Walter Veltroni insiste sulla necessità di fare presto dicendo: “Spero che ci si sbrighi in pochi giorni e Zavoli resta assolutamente il candidato”. Dichiarazione d’intenti a parte è evidente che a trovare il bandolo della matassa dovrà essere il Pd e il suo leader: cercheranno una via d’uscita che non scontenti Di Pietro ma nemmeno il  partito. Proprio ieri Massimo D’Alema ai microfoni di SkyTg24 indicava che un’alleanza esclusiva con Idv non poteva essere la prospettiva del futuro. Una dichiarazione che dalle parti di Idv non sarà stata accolta con favore e che evidenzia bene lo stato dei rapporti tra le due forze.

Intanto, su tutta la vicenda aleggia il possibile ricorso del defenestrato presidente della Vigilanza, Riccardo Villari, "rafforzato"  propprio in queste ore dall’indiscrezione secono dui all’indirizzo dei presidenti di Camera e Senato sarebbero arrivati tre pareri pro veritate che paventerebbero la fondatezza dell’iniziativa di Villari. Un vero e proprio colpo di scena che rischierebbe di imballare ancora di più l’attività della Vigilanza. Insomma dopo quasi nove mesi nella telenovela di palazzo San Macuto non sembrano ancora essere arrivati i titoli di coda.