E’ caos a Bangkok. I militari sparano sulla folla: un italiano tra le 6 vittime

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E’ caos a Bangkok. I militari sparano sulla folla: un italiano tra le 6 vittime

19 Maggio 2010

Dense colonne di fumo nero sovrastano Bangkok. Il centro commerciale Central World ed il cinema di Siam Square, sono in fiamme. Il fuoco divampa anche nell’edificio della Borsa. Il centro nevralgico della città è sotto assedio.

Sono state le Camicie Rosse ad appiccare gli incendi nella capitale thailandese dopo l’offensiva dell’esercito che ha messo fine all’occupazione del quartiere commerciale. La sede dell’emittente televisiva Canale 3 sta bruciando e all’interno sono rimaste intrappolate 130 persone. Lo hanno riferito i Vigili del Fuoco che, arrivati per spegnere l’incendio, hanno denunciato l’attacco dei rivoltosi a uno dei loro mezzi.

Stamattina è scattata l’operazione militare per sgomberare il presidio dei manifestanti. Inevitabile il disastro. Quando mille soldati sono avanzati con i blindati sfondando la barricata eretta a Silom e sono penetrati nell’accampamento dove si trovavano gli ultimi 2mila rivoltosi, è iniziata la resistenza. In principio sono stati lanci di bombe molotov da parte dei manifestanti, poi la risposta dell’esercito coi gas lacrimogeni. Ma in poco tempo, al fumo acre dei candelotti,  si sono aggiunte le pallottole. I militari, che avevano ricevuto l’ordine di usare le armi, se necessario, hanno aperto il fuoco. I feriti, stando a quanto riferito dai servizi di soccorso, sono 58. I morti sei. Tra questi un fotoreporter italiano di 45 anni, Fabio Polenghi, in Thailandia da tre mesi per documentare la rivolta. Nonostante Polenghi indossasse casco e  giubbotto antiproiettile la pallottola che lo ha raggiunto allo stomaco non gli ha lasciato scampo. Trasportato subito da un gruppo di colleghi verso il Police Hospital, è deceduto lungo il tragitto. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha appreso "con commozione la tragica notizia" della morte del fotoreporter italiano durante gli scontri.

A quel punto i manifestanti si sono visti costretti ad alzare le mani. Con la resa degli antigovernativi l’esercito ha dichiarato concluse le operazioni mettendo fine a sei settimane di occupazione del centro commerciale di Bangkok e, dopo l’arresto di quattro capi della rivolta, ha cominciato a facilitare lo sgombero dei manifestanti. Le autorità hanno successivamente imposto il coprifuoco in tutta la città di Bangkok dalle ore 20 locali fino alle 6 di giovedì.

Così, sembrava terminata la lunga ondata di violenza che ha macchiato di sangue la capitale (33 morti e 239 feriti nell’arco di tre giorni di dure contestazioni). Ma niente da fare. Dopo che i capi della rivolta sono stati arrestati con l’accusa di aver violato il decreto sullo stato d’emergenza, altre Camicie Rosse hanno lanciato azioni di guerriglia e appiccato incendi nella capitale e in altre zone del Paese.

Poco prima della dichiarazione del coprifuoco era giunta anche la notizia che 2mila Camicie Rosse avevano dato fuoco alla sede del governo provinciale di Udon Thoni, nel nord-est del Paese. Poi, è stata la volta dei municipi di Chang Mai e Chang Rai, capoluoghi delle omonime province settentrionali. Secondo l’emittente Spring Tv, manifestazioni antigovernative sono in corso anche nelle provincie nord orientali di Khon Kaen, Roi Et, Si Sa Ket e Ubon Ratchathani. Per questo le autorità thailandesi hanno esteso il coprifuoco decretato a Bangkok alle 21 province del Paese.

Intanto il governo thailandese, che non sta operando solo sul piano militare, si sta muovendo anche per tagliare le fonti di finanziamento delle Camicie Rosse. Al centro delle manovre, i collegamenti tra il movimento di protesta e l’ex premier Thaksin Shinawatra. Come se non bastasse l’informazione è stata messa al guinzaglio: un portavoce del governo ha annunciato che le tv thailandesi dovranno da oggi trasmettere una programmazione speciale di notizie e soltanto programmi autorizzati dalle autorità militari. Il provvedimento, ha spiegato il portavoce, “consentirà alla popolazione di essere informata in modo migliore”.