È il lato invisibile di Giovanni Paolo II che lo ha fatto beato

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È il lato invisibile di Giovanni Paolo II che lo ha fatto beato

01 Maggio 2011

Giovanni Paolo II viene beatificato oggi in piazza San Pietro. Grande folla di fedeli. Mille televisioni. Chilometri di articoli di giornale. Numeri speciali dei quotidiani e settimanali. Biografie. Ma perché Giovanni Paolo II viene fatto Beato?

Non perché da giovane andava in canoa, né perché ha lavorato come operaio a Danzica. Non perché scrivesse poesie od opere teatrali oppure perché amasse lo sci o il nuoto. Nemmeno perché ha tanto girato il mondo. Ha incontrato Castro, ha parlato con Reagan e Pinochet: non per questo è stato fatto Beato. Nemmeno per aver infiammato tanti giovani durante le giornate mondiali della gioventù. Giovanni Paolo II non è Beato nemmeno per aver contribuito più di ogni altro al crollo del comunismo e così, di fatto, segnando indelebilmente la storia dell’Europa e neppure per essere stato colpito da Ali Agca. I Beati non si misurano né per i chilometri percorsi, né per le persone importanti incontrate, né per il numero di discorsi fatti.

Il motivo per cui Giovanni Paolo II è stato proclamato Beato in piazza san Pietro domenica 1 maggio è “invisibile”: è la sua risposta alla grazia di Dio, la sua vita in comunione con Gesù Cristo, il suo amore per Maria e per la Chiesa, l’offerta della sua vita e della sua malattia per la gloria di Dio e il bene delle anime. Il motivo della beatificazione è qualcosa che non i nostri occhi non abbiamo visto e che con le nostre mani non abbiamo toccato: nemmeno il suo segretario personale, oppure Navarro Valls che per 20 anni non lo ha mollato per un momento, o i suoi amici più intimi come Vanda Poltavska. 

Sembra strano, no? Giovanni Paolo II è considerato dai più il Papa dei media, eppure il motivo della sua beatificazione è invisibile. Tutto il mondo assiste oggi alla cerimonia, ma il motivo per cui è stato fatto Beato non si può vedere in Tv. Il miracolo che è stato alla base della beatificazione nessuno l’ha visto. Certo, c’è una suora guarita dal Parkinson dopo le preghiere sue e delle sue consorelle che chiedevano l’intercessione celeste di Giovanni Paolo II, si sono visti sparire i sintomi del male, suor Marie Simone Pierre non tremava più e scendeva e saliva dal letto come se niente fosse, ma il miracolo nessuno l’ha visto. Lo Spirito spira dove vuole, ma noi no lo vediamo. Il Papa dei grandi rivolgimenti storici, il Papa dei grandi viaggi, il Papa del crollo dei Muri, il Papa dei grandi incontri oceanici, il Papa dei grandi numeri, il Papa dei grandi avvenimenti, il Papa operaio con gli operai, indigeno con gli indigeni, il Papa dei sonori discorsi all’Onu e delle altrettanto sonore invettive contro la mafia o contro la guerra … è Beato per una cosa invisibile: la sua comunione con la Santa Trinità.

Il Beato non è un attore televisivo, non è un leader politico, non è un comunicatore sociale, non è un intrattenitore, non è un globetrotter. Il Beato è uno che vive di Cristo e che dall’alto dei cieli intercede per gli uomini presso Dio. Il motivo per cui uno è Beato è invisibile. E’ Beato proprio perché è vissuto di questo invisibile, ce lo ha indicato, ce ne ha fatto toccare la profonda realtà. Molti anni fa, il cardinale Ratzinger aveva scritto che la fede comporta una opzione fondamentale per l’invisibile: «l’elemento non suscettibile di essere visto, quello che non può assolutamente entrare nel raggio visivo, non è affatto irreale ma anzi è l’autentica realtà». Senza l’invisibile cade la fede. La fede implica una inversione di mentalità, fino a considerare quanto «sia cieco chi confida solo in ciò che i suoi occhi vedono».

Questo ci ha mostrato Giovanni Paolo II nella sua vita e per questo è Beato. Però ce l’ha mostrato nella sua vita, e allora ci stanno anche la canoa e gli sci, i viaggi e il teatro, le folle oceaniche e le mille televisioni che oggi diffonderanno la sua beatificazione. Saremmo ciechi, però, se pensassimo che tutto si limiti a quello che vedremo oggi.