E’ la Germania il ventre molle d’Europa

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E’ la Germania il ventre molle d’Europa

16 Novembre 2007

Anche se non è più la prima delinquente d’Europa, e la sua posizione strategica non viene più considerata rilevante come un tempo, la Germania rappresenta ancora il centro gravitazionale europeo, territorialmente contiguo ad un numero di nazioni inferiore soltanto alla Russia e dotato di robuste linee di comunicazione interne, con la popolazione più numerosa d’Europa ed una vibrante economia. 

Fatti come questi vengono ribaditi in ogni tipo di fluttuazione storica, persino ora che l’America reputa la Germania un luogo di sosta per gli airlifters diretti in Iraq ed Afghanistan, come una sorta di gigantesca portaerei con il bonus dei wurstel. Tuttavia, la Germania è senza dubbio oggetto di considerazioni molto più profonde, da parte della Russia così come dei jihadisti.

La linea che congiunge Parigi e Mosca, percorsa da ovest a est dai francesi, da est a ovest dai russi, ed in entrambe le direzioni dai tedeschi, è una via che attrae invariabilmente le potenze continentali che perseguono il predominio militare, di fatto così come nella loro immaginazione. Durante la guerra fredda fu responsabilmente fortificata e bloccata, ma ora non è più così. Se nel 1989 dispiegavamo 325mila truppe in Europa, 5mila carri armati, 25 basi aeree operative e mille velivoli da combattimento, ora ne abbiamo circa un quinto. Mentre i tedeschi potevano disporre di mezzo milione di uomini nel 1989, unitamente a 5mila  carri armati, ora ne hanno a disposizione meno di metà.

Con il disintegrarsi dell’Unione Sovietica, gran parte della sua potenza militare è caduta nel dimenticatoio. Tuttavia, mentre l’Europa occidentale smantella i propri armamenti, la Russia ne realizza di nuovi, incoraggiata dal pacifismo europeo così come dalla valutazione della guerra americana in Iraq come una copia del fatale coinvolgimento sovietico in Afghanistan. Proprio come la Germania tra le due guerre, la Russia è impaziente e determinata a ricostruire le proprie forze; e, con il nuovo benessere portato dal petrolio, sta lavorando esattamente in tale direzione.

Accidentalmente, e fortunatamente per la Russia, capita che gli Stati Uniti stiano impiegando capitale militare senza reintegrarlo, e che l’Europa abbia spiritualmente rinunciato alla propria difesa, nella quale ad esempio la Germania investe oggi solo l’1,4% del proprio PIL. Avendo subito profonde umiliazioni negli ultimi anni, la Russia cercherà di ottenere un risarcimento, se non nei fatti almeno in potenza d’azione. Le nazioni si comportano in questo modo: è sempre stato così, e mentre l’equilibrio di poteri in Europa e nel mondo è in movimento, la Germania – il cancello strategico per l’Europa dell’Ovest, e per natura e posizione l’elemento stabilizzatore o distruttore del continente – dorme e sogna ignara.

La Germania probabilmente affascina anche i jihadisti – non scalzando l’America dal trono di obiettivo privilegiato, bensì in quanto bersaglio più ricco e peggio difeso. Anche se non accadrà mai, questi %0Aindividui credono che l’Islam conquisterà il mondo, e così continueranno ad agire. Diversamente dagli USA, l’Europa non è separata da loro da un oceano, e sul suo suolo si trovano 50 milioni di loro compatrioti religiosi tra i quali nascondersi e trovare aiuto. Forse per il potere dell’abitudine, l’Europa è inoltre accondiscendente verso gli attentatori, che in caso vengano arrestati si limitano a trascorrere qualche anno in una prigione confortevole affinando i propri propositi, fino a quando vengono rilasciati per combattere ancora. Lo scorso luglio i francesi hanno condannato otto terroristi indagati per l’assassinio di 45 persone, e le loro sentenze vanno da un anno (sospesa) a dieci anni. In Spagna, con 191 morti e 1800 feriti, i perpetratori della strage non sconteranno più di 40 anni di carcere mite. Nonostante nel 2003 in Germania uno dei collaboratori degli attentatori dell’11 settembre venne dichiarato colpevole di 3066 concorsi in omicidio, e fu condannato a sette anni di prigione (20 ore a persona), è stato recentemente processato in appello e condannato a 43 ore per persona, senza contare la condizionale.

Ancora più rilevanti sono i mutamenti nei comportamenti europei e la capacità di rispondere faccia a faccia al terrorismo o alla minaccia nucleare, che rendono la Germania un bersaglio davvero allettante. A differenza degli Stati Uniti, della Francia e della Gran Bretagna, la Germania è un paese importante ma privo di qualunque capacità di azione militare e di armamenti nucleari; ciò la rende il bersaglio ideale per un attacco terroristico nucleare, o per i ricatti iraniani – se l’Iran sarà in grado di condurre la propria politica nucleare in modo completamente trasparente fino alla sua logica conclusione. Nonostante sia pensabile che dopo lo shock di aver perso Washington o Chicago, gli Stati Uniti – o la Gran Bretagna dopo Birmingham, la Francia dopo Lione – sferrino una seconda offensiva, anche senza un bersaglio certo, è improbabile che qualsiasi potenza nucleare lanci le proprie testate a nome di un’altra nazione, alleato NATO o meno, mancando un accordo esplicito a doppia chiave (dual key) del tipo presente durante la guerra fredda.

Guardando la Germania, l’Iran vede dunque un paese che non ha nulla per controbilanciare la pressione anche solo di una possibile minaccia nucleare. I jihadisti vedono un facile accesso alla chiave di volta dell’Europa, e la considerano inavvertitamente ospitale nei confronti delle loro operazioni; la giudicano difficilmente capace di punire quanti di loro cadranno nelle sue mani; e reputano che essa non sia in grado di gestire indipendentemente una spedizione contro una base o uno sponsor ostile, né di rispondere ad una qualsiasi tipologia di attacco nucleare. Per questo la Germania dovrebbe nutrire particolare apprensione per i carichi provenienti dall’Est che vengono trasportati attraverso il proprio territorio.

Che cosa si potrebbe fare? La Nato potrebbe abbandonare la convinzione errata secondo la quale l’Europa, dopo aver visto la fine della storia e la fine della guerra, sarà sempre immune da qualsiasi difficoltà. Potrebbe ad esempio comunicare ufficialmente alla Russia che, al fine di mantenere l’equilibrio tra poteri necessario a tenere chiuso il cancello per l’Europa occidentale, e per ridurre ulteriormente le possibilità di uno scontro, è disposta a controbilanciare con giudizio e proporzionalità l’espansione militare russa.

Per sua stessa tutela, e per quella dell’Europa, la Germania potrebbe contribuire più profondamente – e dove appropriato reintegrarsi – nelle strutture nucleari e di rappresaglia degli Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia, senza per questo disporre ulteriori armamenti nucleari su suolo tedesco; potrebbe abbandonare ogni forma di indulgenza verso i terroristi; aumentare le misure di sicurezza, come se fosse sul punto di essere attaccata; ed intraprendere un programma limitato di difesa missilistica con missili balistici a raggio medio nei confronti di un Iran dotato di armi nucleari, piuttosto che accettare la tesi della Russia secondo la quale 10 intercettatori potrebbero turbare l’equazione nucleare.

Quali sono le possibilità che tutto ciò avvenga? Nonostante l’Occidente costituisca il più ricco insieme di nazioni che il mondo abbia mai visto, esso è in qualche modo giunto ad affermare non solo di non aver diritto a normali sistemi di difesa, ma di non poterseli permettere. E guardare avanti strategicamente per scongiurare la crisi e le guerre è da tempo, sfortunatamente, passato di moda.

© Wall Street Journal

Mark Helprin, senior fellow al Claremont Institute e visiting fellow presso l’Hillsdale College, è autore di "Winter’s Tale" e "A Soldier of the Great War" (entrambe pubblicati con Harcourt).

Traduzione di Alia K. Nardini