E’ la Giustizia la carta che serve al Cav. per chiudere la partita

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E’ la Giustizia la carta che serve al Cav. per chiudere la partita

03 Maggio 2008

Un week end di lavoro per il Cavaliere, certamente l’ultimo per chiudere la lista dei ministri da sottoporre al presidente della Repubblica. L’agenda dice che martedì 6 maggio Giorgio Napolitano dovrebbe aprire ufficialmente le consultazioni e in serata dare già l’incarico. Per allora il leader del Pdl dovrà avere le idee chiare. Così in base allo scadenzario che lo stesso Berlusconi si è imposto, avrà solo 24 ore di tempo per accettare l’incarico. Quindi il 7 maggio nuova risalita al Colle per incassare formalmente l’incarico. Per rispettare questi tempi allora il premier in pectore si è dato una tabella di marcia dura. Sia giovedì, che ieri incontri serrati con i suoi collaboratori ed anche con gli altri esponenti del Pdl alfine proprio di trovare quella che Bossi stesso ha definito non più di qualche giorno fa “la quadra”. Per ora i nodi restano due: Giustizia e Welfare, anche se a dir la verità questo secondo punto non sarebbe un vero e proprio problema per il Cavaliere.

Dopo la vittoria in Campidoglio di Alemanno quella casella secondo il leader del Pdl non sarebbe più di An ma dovrebbe ritornare nella cassaforte di Forza Italia ed in particolare nelle mani di Maurizio Sacconi, il senatore del Pdl che già nello scorso governo Berlusconi fu viceministro con Maroni in quel dicastero. Piani che però si scontrano con l’insistenza di An che ancora ieri con Alemanno dagli studi di La7 è tornata a chiedere per se stessa “una rappresentanza pari al suo significato parlamentare e anche al fatto che oggi rappresenta la città di Roma”. In breve il Welfare non si tocca. Ed i nomi dei papabili che si fanno in via della Scrofa sono diversi. In particolare tre: Andrea Ronchi, Adolfo Urso e Pasquale Viespoli. Tra i tre è il primo, portavoce di An, che potrebbe avere rispetto agli altri maggiori chance visto che per Urso si prospetta un ritorno al Commercio Estero, stavolta nell’ambito del ministero degli Esteri, come viceministro. Difficilissima, invece, la partita per il beneventano Viespoli, ex sottosegretario al Welfare, che al massimo potrebbe aspirare a ricoprire nuovamente lo stesso incarico ma solo qualora sia Sacconi o un forzista a fare il ministro. Un tira e molla che potrebbe anche prevedere uno scenario a sorpresa e cioè lo spacchettamento degli Affari Sociali dal Welfare. In quel caso Ronchi potrebbe andare ad occupare il primo mentre a Sacconi rimarrebbero le competenze del Lavoro.

Quasi per certo, invece, la scelta di un dicastero a parte per la Salute che però potrebbe essere decisa in uno dei primi consigli dei ministri. Tre gli aspiranti: Ferruccio Fazio, primario al San Raffaele di Milano, l’oncologo Francesco Cognetti e l’immunologo Ferdinando Aiuti. Anche se c’è chi in Forza Italia dà in corsa anche Stefania Prestigiacomo. Tornando ai nodi il vero problema per Berlusconi è l’assegnazione della Giustizia. Anche gli ultimi due incontri non sembrano aver dissolto le nubi. Voci di Palazzo raccontano che nessuno abbia intenzione di andare ad occupare la poltrona di via Arenula. Un vero e proprio fuggi fuggi da quella che dopo la vicenda Mastella viene considerata una piazza troppo bollente. Da qui l’incertezza del Cavaliere e la difficoltà a chiudere il mosaico governativo. Da giorni l’ipotesi principe era quella di Elio Vito come ministro della Giustizia, uomo di fiducia di Berlusconi e soprattutto persona di grande equilibrio. Ma un po’ le resistenze dell’Anm, che tuttavia ieri ha smentito ufficialmente qualunque intervento, un po’ i venti contrari nello stesso partito hanno spinto a rivedere questa decisione. In alternativa si era pensato a Claudio Scajola che in questo caso avrebbe dovuto abbandonare le Attività produttive. Ma proprio le resistenze dell’ex sindaco di Imperia sarebbero state decisive. Infatti Scajola avrebbe confidato al Cavaliere di non avere alcuna intenzione di abbandonare il ministero di via Veneto per andare nel bunker dell’Arenula. Inoltre lo spostamento di Scajola avrebbe imposto al leader del Pdl di rivedere buona parte dell’assetto del governo con un possibile trasloco di Roberto Maroni verso il ministero di via Veneto.

E così tra opposizioni e timori di sfasciare quello finora costruito si sta facendo largo l’ipotesi di Marcello Pera, ex presidente del Senato e finora rimasto fuori da qualunque incarico politico, sulla poltrona di Guardasigilli. Uomo di grande spessore che già avrebbe dovuto nel 2001 occupare quella casella ma che alla fine andò a vantaggio della Lega e di Roberto Castelli. In questo caso Vito sarebbe costretto a fare le valigie per il ministero dei rapporti con il Parlamento mentre Paolo Bonaiuti, destinato a questo incarico, affiancherebbe Gianni Letta nel ruolo di sottosegretario con delega all’editoria. Troppi spostamenti nella compagine governativa che avrebbe consigliato al Cavaliere anche un’altra soluzione e cioè quella di affidare il ministero della Giustizia ad Angelino Alfano che in un primo momento era destinato alla Funzione pubblica. Pure in questo caso però Berlusconi si è dovuto scontrare con le resistenze dell’interessato che ha opposto al leader del Pdl la questione di essere palermitano e di potersi trovare sotto il fuoco di tiro, strumentale, di una parte della magistratura. Così tutto in alto mare. E pensare che risolto il nodo giustizia per Berlusconi tutto sarebbe in discesa confermando quello che da giorni si vocifera. Giulio Tremonti all’Economia e Franco Frattini alla Farnesina. Quattro posti per la Lega con Maroni agli Interni, Bossi alle Riforme, Calderoli all’Attuazione del programma e Luca Zaia alle Politiche Agricole. Per An sicuri la Difesa con La Russa  e le Infrastrutture con Altero Matteoli. Su questo ministero grava ancora l’incognita del possibile accorpamento con l’Ambiente dove come viceministro potrebbe sedere Maria Vittoria Brambilla. Sul fronte quote rosa poi Umberto Bossi ha chiarito che Rosy Mauro non sarà della partita in quanto vicepresidente del Senato. Mentre per il governo Adriana Poli Bortone dovrebbe essere dirottata verso le Politiche Comunitarie, Maria Stella Gelmini all’Istruzione e Giorgia Meloni alle Pari Opportunità.

Comunque dalla due giorni di incontri almeno una certezza il Cavaliere l’ha ottenuta e cioè quella che il presidente uscente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo sarà ambasciatore del made in Italy nel mondo. Un’offerta che Berlusconi gli aveva fatto martedì scorso e che Montezemolo ha ufficialmente accettato ieri spiegando che “chi ha ricevuto molto, e io sono tra questi, è giusto che con senso civico si impegni a dare un contributo al proprio Paese nell’interesse generale”. Una prima tessera del mosaico. Entro martedì anche le altre dovranno essere tutte a posto.