E’ la Sicilia l’epicentro dello scontro elettorale
18 Febbraio 2008
E’ un opera di ingegneria gestionale applicata alla politica
quella che stanno cercando di costruire Gianfranco Miccichè e Raffaele
Lombardo, i due candidati alla presidenza del governo regionale del
centrodestra. Un opera fatta di comune accordo. Alla fine della costruzione di
un operazione che si chiama “svuotamento dell’Udc” o “riposizionamento” dei
molti quadri dirigenti del partito di Cuffaro e Casini che improvvisamente si
trovano a cercar casa pur di restare nell’alleanza costruita negli ultimi anni,
i due decideranno e sarà nelle prossime ore chi sarà il candidato alla Presidenza
della regione chi invece andrà a Roma a collaborare con il governo Berlusconi,
se sarà eletto. Intanto si cerca di venire a capo dello scontro tra Casini e
Berlusconi che era stato già anticipato in Sicilia da Gianfranco Miccichè e
Totò Cuffaro. Da alleati per oltre dieci anni, tra alti e bassi, capaci di
rendere la Sicilia granaio dei voti per l’Udc e quindi per il centrodestra oggi
nemici senza possibilità di recupero del rapporto. Allo scontro tra i due si è
inserito l’Mpa di Raffaele Lombardo. Fuoriuscito dall’Udc ormai da tre anni, ma
rimasto sempre amico e sodale di Totò Cuffaro. Lombardo ha scelto di stare con
il centrodestra e Berlusconi gli ha garantito un trattamento simile alla lega
del Nord. Apparentamento con liste Mpa presenti nel Sud, in cambio alleanza in
Sicilia in chiave antiCuffaro. Ma è qui che si è creato un guazzabuglio che
verrà sciolto nei prossimi giorni , e che è diventato ancora più complesso dopo
le continue fughe di quadri dirigenti dall’Udc in direzione Pdl, e non Mpa. Lombardo
continua a ripetere si a Berlusconi ma il rapporto con Cuffaro va salvato. “Mai
Cuffaro”, afferma invece Miccichè e “mai sostegno a Miccichè” risponde
l’ex-presidente della regione. Anzi Gianfranco Miccichè va oltre e spiega in
continuazione che la sua candidatura come espressione Pdl non è in discussione.
A meno che al tavolo comune delle trattative sempre aperto non venga convinto
dell’utilità di candidare Lombardo. L’unica condizione che pone è che in nessun angolo ci sia sostegno a Cuffaro.
Altrimenti la sua candidatura diventa definitiva e senza accordi. Lombardo
precisa di essere ad oggi solo il candidato del suo partito e di una seconda
aggregazione fatta da personaggi vicini alle sue posizioni, e di non avere
alcuna intenzione di aggregare Cuffaro. Per il quale il posto al Senato nel
collegio siciliano è reso difficile non per la quantità di voti che lui
personalmente continuerà ad avere, ma perché sarà difficile che l’Udc raggiunga
l’8% ,
Da oggi ogni momento è buono per la decisione finale, ma
questa è collegata all’analisi del quorum necessario per un seggio al Senato. E’
l’aspetto decisivo per garantire la maggioranza del Pdl ed evitare i problemi
avuti dal governo Prodi. Lombardo è alla ricerca di una soluzione che salvi
Cuffaro e non dispiaccia a Miccichè. La soluzione nascerebbe dallo studio attento delle norme
elettorali. Il sistema elettorale prevede infatti un premio di maggioranza su
base provinciale che va preso dal cosiddetto listino del presidente che viene
fatto accanto alla liste elettorali. Se il più votato non raggiunge i 54
deputati su 90 previsti per legge che toccano alla maggioranza, si pesca nel
listino del presidente sino a completamento della maggioranza. E in questi
listini(provincia per provincia) verranno messi i nomi soprattutto di coloro
che non stanno organicamente nel Pdl, ma saranno liste, come ha sostenuto in
questi giorni lo stesso Lombardo, di laici, di democratici, di intellettuali,
insomma di tutti coloro che non entrano direttamente in un partito che
partecipa alla competizione. E’ li che Miccichè e Lombardo vogliono inserire i
nomi dei tanti dell’Udc che difficilmente possono trovare posto nel partito di
Casini, visto che bene che vada, certamente non riuscirà più a garantire i 15
deputati regionali uscenti e che in modo dichiarato o meno non sono certo
felici dello scontro in corso. Questa formula che camminerebbe di pari passo
con la soluzione nazionale che prevede l’Mpa partito collegato al Pdl, così come la Lega con una forte presenza nelle
regioni del Sud, e prevede anche che Totò Cuffaro, questa è la pregiudiziale
posta da Miccichè, si candidi nell’Udc
di Casini al Senato e molti ex-udc sostengono che verrà aiutato a raggiungere
l’8% necessario da voti di amici ma non del Pdl né dell’Mpa. E’ infatti
soprattutto questo il problema di Raffaele Lombardo che non intende tradire il
suo rapporto di amicizia e cerca di far quadrare il cerchio. Un’operazione
complessa già partita con le dimissioni a catena nei paesi e soprattutto a
Catania di tanti iscritti al partito di Casini. Tutti con una caratteristica,
giovani e occupati nella politica territoriale, come ha chiesto Gianfranco
Miccichè che così “intende rinnovare” la classe dirigente del nuovo partito del
centrodestra.
Questa la novità che si profila in Sicilia e che di ora in
ora viene precisata dai suoi protagonisti.
Lo svuotamento dell’Udc in Sicilia trova forse consensi
maggiori che in altre regioni, anche perché i 17 deputati uscenti sono molto
preoccupati di sapere quanti ne resteranno in piedi.
Dal partito di Cuffaro fuggono in tanti. Non solo Filippo
Drago ex-deputato Udc e Mancuso, che
oltre ad essere deputato è anche sindaco di Adrano,comune di 40mila persone dove
da ieri è nato il primo gruppo consiliare del Pdl fatto da tutta la maggioranza
di 16 consiglieri . Ma non solo, ieri ha
dato l’addio anche l’assessore regionale alla presidenza dell’Udc Mario
Torrisi, altro catanese, il vicePresidente delle consulte giovanili scolastiche
e dell’opera universitaria, più svariati consiglieri. Si tratta di almeno 20
giovani tutti eletti nelle strutture scolastiche e universitarie. Lo
svuotamento dell’Udc serve alla costruzione di una nuova classe dirigente che,
come suggerisce Gianfranco Miccichè, regista di molte fughe, “è necessaria per
realizzare l’ultima occasione che la Sicilia cambi pagina”
E di cambiamento a 360 gradi parla anche la candidata del Pd
Anna Finocchiaro, alla fase finale dell’accordo con Rita Borsellino e tutta la
sinistra democratica e forse anche il Pdc che sino ad oggi intende sostenere la
candidatura di Rosario Crocetta, il sindaco di Gela alla testa del movimento
antipizzo insieme a Confindustria Sicilia in tutta la provincia nissena. Oggi
dichiarano tutti massima disponibilità a serrare i ranghi per tentare di
ribaltare le previsioni. La candidatura della Finocchiaro ha certamente
preoccupato il centrodestra, convincendo sia Miccichè che Lombardo che lo
scontro sarà duro e sarà una partita
tutta nuova..