E’ l’anno nero per i furbetti del fisco

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E’ l’anno nero per i furbetti del fisco

03 Marzo 2010

Un anno nero per i "furbetti del fisco". Nel 2009 la lotta all’evasione ha registrato il risultato record di 9,1 miliardi di euro incassati dalle operazioni di controllo condotte dall’Agenzia delle entrate. Un dato molto significativo, rappresentando il 32% in più rispetto al 2008 e il 107% in più rispetto al 2006 (più che raddoppiato): la stretta sugli evasori è stata possibile grazie alle nuove opportunità di azione messe in campo dal Governo.

Il buon risultato sul fronte fiscale fa coppia con l’altrettanto miglioramento dell’attività di vigilanza sul lavoro condotta dagli 007 del ministero del lavoro: meno ispezioni, ma di qualità nel 2009. Che significa: forte azione di contrasto alle violazioni per truffe nei confronti degli istituti (+ 495%), per illeciti su appalti e somministrazione (+ 273%), per tutela fisica delle lavoratrici madri (+ 155%) e sull’orario di lavoro (+ 154%).

L’Agenzia delle Entrate marca stretto gli evasori. «Stiamo percorrendo la strada giusta nel contrasto all’evasione». Ad affermarlo è Attilio Befera, direttore dell’Agenzia delle entrate, durante la conferenza stampa del 2 marzo di presentazione dei risultati e delle strategie di lotta all’evasione. E non ha torto. I numeri, infatti, non lo smentiscono: nel 2009 sono stati incassati 9,1 miliardi di euro, «euro realmente entrati nelle casse dello Stato». Il “tesoretto” è dato per 3,5 miliardi da ruoli (3,3 miliardi nel 2008) e per 5,6 miliardi da versamenti diretti, cioè dall’adesione spontanea dei contribuenti alle pretese degli ispettori. Oltre 700 mila sono stati gli accertamenti in materia di imposte dirette, Iva e Irap (+10% sul 2008), con una maggiore imposta accertata per 26,3 miliardi di euro (+30% rispetto al 2008). Sotto la lente del fisco sono finite un po’ tutte le tipologie di contribuenti: 1.667 accertamenti hanno colpito le grandi imprese; 7.248 le aziende di medie dimensioni; 244.470 quelle piccole e lavoratori autonomi; 458.547 le persone fisiche. Quanto alle strategie di lotta, gli accertamenti con gli studi di settore sono diminuiti numericamente (da 72.956 a 56.437); quelli sintetici sono aumentati dell’81% (oltre 28 mila) e sono cresciute pure le indagini finanziarie (pari a 8.756 con + 25%); 9 mila sono stati i controlli mirati.

Il miglioramento è frutto delle decisioni assunto dal Governo. «La stretta sugli evasori», ha infatti affermato ancora Befera, «si gioca su tutti i fronti e i tempi rapidi, grazie anche alle nuove possibilità d’azione che ci vengono offerte dalla recenti modifiche normative». Qualche esempio? La spinta alle misure cautelari (strumenti “salva crediti” per garantire la riscossione dei tributi evasi) oppure l’inversione dell’onere della prova per le attività che sono detenute in paradisi fiscali in violazione degli obblighi sul monitoraggio fiscale. Tutti segnali della volontà di Parlamento e Governo di «premere sull’acceleratore nel contrasto degli illeciti fiscali», come ha detto sempre il Direttore dell’Agenzia delle entrate.

La strada imboccata è davvero quella giusta: la lotta ai «furbetti del fisco» è tutela della collettività contro i danni provocati dall’evasione e allo stesso tempo è difesa delle imprese sane.

Lavoro, meno ispezioni ma di qualità.

Buoni risultati anche per la vigilanza del ministero del lavoro. Il 2009 è stato il primo anno di sperimentazione delle nuove azioni ispettive dalla “Direttiva Sacconi” del 18 settembre 2008. Una nuova “filosofia” indirizzata a prevenire e contrastare abusi e irregolarità sostanziali, abbandonando gli approcci meramente formali. L’azione ispettiva si è concentrata sui fenomeni di rilevante impatto sul piano economico sociale: lavoro nero, qualificazione dei rapporti di lavoro, sicurezza sul lavoro, appalti, lavoro irregolare di stranieri, fenomeni di elusione contributiva.

Per quanto riguarda il “provvedimento di sospensione dell’attività imprenditoriale” – è lo strumento in mano agli ispettori che consente di bloccare l’attività produttiva in presenza di lavoro nero – nel 2009 il ministero ha effettuato un controllo capillare su tutto il territorio nazionale con l’adozione di 4.770 sospensioni. La maggior parte dei provvedimenti ha colpito aziende dei settori edile (36.107 aziende) con 1.771 sospensioni (il 37% del totale dei provvedimenti) e pubblici esercizi con 1.421 provvedimenti di sospensione (il 30% del totale). La restante quota (33%) è stata coperta da aziende del commercio (582), artigianato (501), agricoltura (144) e industria (134). Le aziende sospese hanno impiegato il 53% dei lavoratori in nero (11.042 unità) rispetto al numero complessivo di personale impiegato (20.907 unità). In tutto, lo Stato ha incassato 8.039.920 euro.

Un dato preoccupante su cui riflettere interessa le imprese edili. Gli ispettori hanno notato che, una volta che sono state colpite dalla sospensione, anziché provvedere alla revoca del provvedimento (che significa pagare una sanzione e assumere i lavoratori in nero), queste aziende hanno preferito non riprendere l’attività lavorativa e lasciarsi morire…(chiusura attività). E il cantiere? Poco di che preoccuparsi. Nel cantiere c’è stata la sostituzione dell’impresa, come accade nelle partite di calcio: l’azienda irregolare è stata (meritatamente) messa fuori dall’appalto dei lavori, rimpiazzata da una nuova impresa. Tutto bene, sembrerebbe. Ma che fine hanno fatto i lavoratori scoperti a lavorare in nero? Se anche loro sono stati espulsi con l’impresa, allora qualcosa non va.