
E’ l’Europa dell’Est la culla del nuovo antisemitismo

03 Settembre 2007
I nuovi nazisti antisemiti sono tutti ragazzotti dell’Europa
dell’Est. Lo dice il rapporto 2007 della Anti Defamation League (Adl), l’organismo
del jewish congress che da anni si occupa di monitorare il triste e inquietante
fenomeno. Russia, Ucraina, Polonia, Romania e Germania si contendono infatti il
poco invidiabile primato degli atti di violenza contro appartenenti alle
comunità ebraiche locali e dei vandalismi in cimiteri e sinagoghe. Il nuovo
rapporto sugli atti di ostilità contro la religione ebraica nel mondo più o
meno civilizzato non lascia spazio a interpretazioni: il problema è ancora ben lungi
dall’essere debellato.
A questi stati si aggiunge nell’Occidente europeo la Francia,
che a causa della forte componente musulmana presente sul proprio territorio ha
il suo bel daffare a tamponare analoghi comportamenti criminali.
Come se non bastasse, da un “survey” promosso sempre dalla Adl
emerge che nella stessa Europa che negli anni ’40 fu la culla ove tanto del
nazismo quanto della Shoà, ancora oggi la metà degli intervistati crede che gli
ebrei non siano cittadini leali ai rispettivi paesi di appartenenza, scambiando
di fatto la religione con la razza e con la presunta appartenenza degli ebrei
allo stato di Israele. Inoltre, secondo un terzo degli intervistati in Austria,
Belgio, Olanda, Ungheria, Svizzera e Gran Bretagna, la colpa degli ebrei è di
“esser troppo ricchi” e di costituire una lobby politica e
finanziaria. Pregiudizi degni del falso della polizia zarista ormai arcinoto
come “I protocolli dei savi di Sion”. L’indagine è stata condotta su
un campione di 3000 persone adulte, 500 per ognuno dei sei paesi menzionati,
tra la fine di maggio e la metà di giugno appena passati.
Rispetto ad analoga indagine promossa nel 2005 la cattiva
notizia è che i pregiudizi sono nettamente in crescita. L’unica notizia buona del
“survey” è la contraddittorietà delle risposte. Gli intervistati riconoscono
che l’Iran è ormai un problema non solo per Israele e che Hamas è da
considerare un movimento di terroristi con cui non trattare. Dalla Gran
Bretagna infine il segnale più negativo: il 37 per cento si è detto a favore
del boicottaggio accademico contro Israele e il 43 contro. Questo indica che
l’iniziativa dei cattedratici britannici, da tutto il mondo civilizzato
considerati alla stregua dei cattivi maestri italiani del terrorismo degli anni
’70, riscuotono invece molta popolarità nel proprio paese.
Abraham X. Foxman, il leggendario presidente dell’Adl commenta
amaramente i risultati: “Purtroppo ancora oggi milioni di europei
continuano a credere nei più triti pregiudizi antisemiti, come quello che gli
ebrei siano fedeli più a Israele che agli stati di cui sono cittadini a tutti
gli effetti o come quello di essere i burattinai della finanza mondiale… Queste
infamità sono dure a morire come dimostra anche il numero impressionante di
atti di vandalismo contro i cimiteri ebraici e di aggressioni a ebrei in tutto
il mondo”. Per la precisione, nei paesi monitorati dall’Adl nel periodo
tra la fine di febbraio e la metà di
agosto del 2007 (Argentina,
Australia, Bielorussia, Brasile, Canada, Repubblica Ceca, Slovacchia, Francia,
Germania, Lituania, Polonia, Romania, Russia, Ucraina) sono avvenuti qualcosa
come 44 episodi di violenza contro cose o persone per ragioni di odio antisemita.
Il record poco invidiabile lo detiene la Russia con nove
episodi tra i primi di marzo e lo scorso 20 agosto, quando venne devastato un
cimitero ebraico nel Daghestan a Derbent. Segue la Germania con sette episodi
tra fine febbraio e il 12 di agosto (anche in quel caso venne distrutto un
cimitero ebraico con 70 tombe profanate a Ihringen), la Repubblica Ceca con
cinque episodi tra luglio e aprile, e poi, a pari demerito, la Francia e
l’Ucraina con quattro episodi a testa (tra aprile e agosto la prima e tra
gennaio e maggio la seconda). Preoccupante anche la situazione in Canada (tre
episodi) in Australia (due), in Bielorussia (due), e in Brasile, Slovacchia e
Romania (uno a testa). In tutti questi paesi l’antisemitismo in forme violente
rappresenta quasi una novità. L’Argentina risente della penetrazione degli Hezbollah
in Sud America grazie alla politica filoiraniana del Venezuela di Chavez che ha
creato per loro una vera e propria testa di ponte latino americana.
L’unica notizia buona, una volta tanto, riguarda l’Italia:
in un’altra ricerca dell’Adl (con domande del tipo “gli ebrei sono più
leali a Israele che al paese di appartenenza”, “gli ebrei sono
responsabili della morte di Cristo”, “gli ebrei parlano troppo
dell’Olocausto”, “gli ebrei hanno troppo potere nel mondo degli affari
e nei mercati internazionali”) tutte le percentuali di quelli che
rispondono affermativamente a questi pregiudizi incrementano nei paesi
monitorizzati (Francia, Germania, Spagna, Italia e Polonia) eccezione fatta per
il nostro. Che segue al rialzo il pessimo trend degli altri quattro paesi solo
su due domande, peraltro cruciali per rivelare il pregiudizio anti semita: quella
sul potere di influenzare il mondo degli affari e quella sulla capacità di
dirigere il mondo economico e dei mercati. Al “deicidio” da parte
degli ebrei, grazie all’opera meritoria passata di Woytyla e a quella attuale di
Ratzinger, gli italiani non sembrano credere più visto che il tasso di risposte
affermative a domanda in tal senso si è ridotto dal 42% al 32% rispetto al
2005.