E’ lo sviluppo la nostra bussola al crocevia della Storia

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E’ lo sviluppo la nostra bussola al crocevia della Storia

E’ lo sviluppo la nostra bussola al crocevia della Storia

20 Giugno 2022

L’Occidentale, e la fondazione Magna Carta che ne è la “levatrice”, nacquero sull’onda lunga di una frattura epocale. L’11 Settembre aveva svegliato l’Occidente dal suo torpore, e di fronte alla sfida del fondamentalismo islamico il bivio posto dalla storia non concedeva molte alternative: ritrovare il senso identitario di una civiltà o soccombere. A livello culturale ancor prima che geopolitico.

Oggi questo giornale, con una veste rinnovata e una squadra di persone di buona volontà pronte a scommetterci con lavoro e investimenti, vive un secondo battesimo. E non è un caso che ciò avvenga dopo due ulteriori fratture non meno significative di quella dell’attacco alle Twin Towers.

Mi riferisco ovviamente alla pandemia e all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Putin. Due eventi che hanno sconvolto il mondo intero ma che in particolare in Italia hanno cambiato tutto. Hanno ricatalogato, in rapida successione, orientamenti culturali e opzioni politiche. Hanno archiviato ubriacature effimere e rispolverato qualità che la stagione del consenso immediato misurato a suon di like aveva ricoperto di una patina di apparente vetustà. Hanno fatto deragliare mondi un tempo capaci di esprimere una forza ideale solida e anticonformista e rappresentato invece un brillante esame di maturità per altri che sembravano avviati verso un aureo isolamento e di fronte a un nuovo bivio della storia hanno scelto con coraggio da quale parte stare.

Il dato ancor più interessante, per chi come noi ama approfondire il passato, leggere il presente e immaginare il futuro non da dietro una cattedra ma sporcandosi le mani con la quotidianità e cimentandosi nel tentativo di darle una bussola, è che la doppia frattura della pandemia e della guerra in Ucraina hanno determinato effetti solo in parte convergenti. La riscoperta del valore della competenza, il prevalere delle idee sulle ideologie, il pragmatismo come cifra di una cultura di governo sono alcuni dei denominatori comuni. Per il resto, c’è da farsi venire la labirintite.

Se mi si consente un’espressione un po’ grossolana, gli “schieramenti” determinati dalle due crisi non sono del tutto coincidenti. E se la pandemia ci ha detto molto sull’idea di libertà, di responsabilità, sulla tenuta sociale e sul modello economico che dovremo mettere in campo, la guerra ha rivelato se possibile ancor di più. Al di là delle analisi più complesse che saranno materia per analisti e storici del prossimo futuro, al di là delle luci e delle ombre, al di là di ogni contraddizione, ha messo ciascuno di noi di fronte alla necessità di decidere da che parte stare. Non solo e non tanto fra i contendenti sul campo di battaglia, ma fra contesti geopolitici e visioni del mondo.

Ci ha costretto a scegliere, di fronte all’evidente crisi della nostra civiltà, se vogliamo rassegnarci alla tragica illusione di vederla rinascere altrove, per mano di coloro che l’hanno storicamente avversata. O se intendiamo cogliere questa occasione per riscoprirla, per riaffermarne i princìpi messi a repentaglio da una deriva antropologica nichilista calando la forza della tradizione nella sfida della modernità. Per liberare questa civiltà dalla cappa di politicamente corretto che la opprime senza cadere nella coercizione di segno uguale e contrario per la quale se per una volta il buon senso coincide con il mainstream, pur di andare contro il mainstream si è obbligati a negare il buon senso.

Noi che pur fra errori, mancanze, frizioni e contraddizioni nel nostro piccolo una bussola abbiamo cercato di mantenerla, e abbiamo avuto il coraggio di tenerla viva attraverso il confronto di idee anche molto diverse tra loro, da oggi ci rimettiamo in gioco con una nuova sfida editoriale. Il nostro “Occidentale”, al quale siamo molto affezionati, cambia veste ma non cambia spirito. Si propone di accompagnare questa fase cosi turbolenta della storia del nostro Paese ponendo come faro lo sviluppo: lo sviluppo sociale ed economico, la cultura di impresa e del lavoro come cifra di una ripartenza necessaria, la proposta di un’idea di futuro che metta al centro le potenzialità della persona e delle comunità. Con la libertà di pensiero che ci ha sempre contraddistinto, e una rotta chiara. Buona lettura e in bocca al lupo al nuovo “Occidentale”!