E ora anche il NYTimes consiglia a Obama di mollare Romney su Bain

Banner Occidentale
Banner Occidentale
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

E ora anche il NYTimes consiglia a Obama di mollare Romney su Bain

25 Maggio 2012

La campagna per le presidenziali statunitensi del prossimo Novembre stenta a prendere quota. Mancano purtroppo ancora i contenuti. Le ragioni sono molte. Sarà perché il de facto candidato Repubblicano, l’ex governatore del Massachusetts, Mitt Romney sembra più impegnato a raccogliere fondi e a schivare le trappolette piazzate dagli accoliti obamiani nei maggiori media liberal americani – Cnn, Abc, Cbs, Msnbc solo per citare quelli televisivi – che a mandare fuori il messaggio politico d’alternativa.

Sarà perché il team d’Obama inizia a panicare per i pochi denari raccolti sinora – quel miliardo di dollari obiettivo dell’autunno 2011 per il Marzo di quest’anno è ormai solo velleità – e per le ‘sberle’ elettorali che sta raccogliendo alle primarie che i Democratici stanno facendo all’interno del partito per rieleggerlo nominee alla convention Democratica (in West Virginia il 41% dei votanti alle primarie ha votato un certo Keith Judd, condannato per minacce e detenuto in un carcere, che in quello stato si era candidato contro Barack Obama).

Insomma, negli Stati Uniti, la prima economia del mondo con un piede nella doppia recessione europea e l’altro nella ripresa, bon grè mal grè, si parla solo di Bain Capital, il fondo di venture capital fondato tra gli altri proprio da Mitt Romney e dall’altra di matrimoni omosessuali, con Newsweek, il settimanale finanziariamente più disastrato d’America che ha incoronato il presidente Obama, con tanto di aureola omo, “primo presidente gay” (per la cronaca, l’ex-presidente Usa Bill Clinton era stata definito dalla scrittrisce di colore, Toni Morrison, ‘il primo presidente nero’!).

E di vere questioni da affrontare non ne mancherebbero davvero. La disoccupazione è ancora al di sopra dell’8%. Il debito federale è ormai a 16 trilioni di dollari, quasi il 100% del Pil americano. Solo per fare due esempi macroscopici.

Il team di campagna del presidente Obama pare invece voler continuare a spingere su tematiche marginali come le opinioni (immutate) del presidente sul matrimonio omosessuale – abbiamo già detto che la zapaterizzazione non paga, non in Europa figuriamoci in America – e sul record da capitalista di ventura di Mitt Romney. Una strategia che mostra tutta la pochezza del ‘cesto di di doni’ (lo chiamano record oltre-Atlantico) del presidente, lui il messia del 2008. Da questo il piede pesante sul passato da imprenditore di Romney, con le storie strappalacrime dei lavoratori licenziati dalle acquisizioni di Bain Capital.

Storie quelle del super-pac di Obama – Priorities Usa Action , che sono in parte le stesse che il braccio armato messo su da Newt Gingrich qualche mese fa portò durante il duro scontro con Romney dopo le dolorose primarie Repubblicane del New Hampshire. In fondo di che stupirsi: è campagna elettorale. No-holds-barred, nessuna esclusione di colpi. Va bene. “Ma dov’è il messaggio positivo di Obama?”, si è chiesto Jay Cost sul ‘Weekly Standard’ nella sua rubrica Morning Jay. Non c’è.

Per di più la strategia ‘anti-Bain’ del presidente Obama ha fatto sollevare più di qualche sopracciglio anche in campo Democratico. Il sindaco di Newark Cory Brooker ha definito “nauseabonda” l’attacco a Romney su Bain (a onor del vero Brooker ha dato un colpo al cerchio e uno alla botte dicendo che la ‘nausea’ gli verrebbe anche dagli attacchi che il pastore cristiano della teologia della liberazione, Jeremiah Wright, l’uomo che ha iniziato l’uomo – Obama al cristianesimo, subisce dal campo Repubblicano). Per parlare di Deval Patrick, attuale governatore del Massuchusetts, il quale ha spezzato una lancia per Bain: "Non è una cattiva compagnia".

Anche il New York Times, non proprio un bastione del conservatorismo americano, con un articolo di Nicholas Confessore, ha messo in guardia il team di Obama sulle insidie che la strategia anti-Bain potrebbe far incontrare al presidente nella raccolta fondi a Wall Street, la ultra-obamiana Wall Street del 2008. Addirittura la progressista Cnn, la rete che in questi giorni ha segnato i peggiori ascolti in prime time degli ultimi vent’anni, con un pezzo di Gloria Berger ha invitato il presidente Obama a non inseguire Romney sul passato di Bain e a contrastarlo piuttosto sul suo passato da governatore del Massachusetts.

Venendo a Mitt Romney siamo all’immersione più totale. Ci si aspetta a breve la sua entrata sul ring, benché parrebbe che il candidato Repubblicano voglia condurre una campagna di rimessa, un catenaccione elettorale: lasciare che Obama si esponga.

Non è detto che ciò, in questo momento, non sia tatticamente pagante. Più il presidente Obama continua la sua propaganda da scarica barili (l’ultima del Press Secretary dell’amministrazione, James Carney è che il budget federale del 2009 sarebbe imputabile all’amministrazione di G.W.Bush, compreso il piano di stimolo!), con tinte demagogiche da colletto blu anti-capitale, quasi un ritorno ai fondamentali del progressismo militante, più erode il vantaggio dell’incumbency, dall’essere presidente uscente. Di fatto in queste prime battute, lo sfidante sembra Obama.

Prima o poi comunque il candidato Repubblicano dovrà uscire dal guscio e vendere una grande narrativa al popolo americano. Solo così potrà battere un Barack Obama ammaccato ma con ancora disposizione gran parte dei media.