E ora la sinistra scopre la magistratura “cattiva”
24 Luglio 2007
di Enzo Sara
Erano i nemici giurati, i fustigatori intransigenti, i censori implacabili delle “leggi ad personam”. Sono diventati, nel volgere di un anno o poco più, i protagonisti o almeno gli accaniti sostenitori di appelli, moniti, tutele e arringhe “ad personam”. Incredibili facce toste e spericolati acrobati, questi signori del centrosinistra. Ma non c’è da stupirsi: la “persona” di cui trattasi non è più Silvio Berlusconi. Ed ecco spiegato, in poche parole, come il teatrino della politica italiana offra un copione impazzito, un improvviso e radicale ribaltamento dei ruoli, una recitazione da commedia dell’arte. Il bersaglio di certe inchieste, ora, è la sinistra.
E a sinistra risponde più di uno squillo acuto e assordante a certe iniziative giudiziarie. Chi scrive non è assolutamente “tifoso” del gip Clementina Forleo oggi, così come non lo era affatto ieri (quando la stessa Forleo battezzava come guerriglieri gli islamici accusati di terrorismo e li scarcerava senza pensarci più di tanto). E’ sul fronte dell’Unione, invece, che affiora un doppiopesismo sconcertante e inaccettabile. E’ su quel versante che si assiste a repentine quanto opportunistiche inversioni di rotta. E’ lì che il garantismo si accende e si spegne come le luci di un Albero di Natale. Dopo oltre dodici anni di completo silenzio di fronte all’accanimento giudiziario su Berlusconi, peraltro archiviato con un totale nulla di fatto, il centrosinistra scopre – adesso che l’attività di un magistrato e i conseguenti titoli dei giornali riguardano Fassino, D’Alema e compagni – l’esistenza del rischio di un cortocircuito tra magistratura e politica. E fioccano, anche ai massimi livelli, interventi e richiami alla pasionaria che indossa una toga di colore imprecisato.
Perfino il presidente Napolitano fa sentire la sua autorevolissima voce. Parla a nuora (il Csm) perchè suocera (la Forleo) intenda: “I giudici non inseriscano negli atti processuali valutazioni e riferimenti non pertinenti e chiaramente eccedenti rispetto alle finalità dei provvedimenti”. Giustissimo. Ma è davvero la prima volta che accade? E dove erano certe alte cariche, certi politici di prestigio e di lungo corso quando analoghe situazioni si riscontravano a detrimento di coloro che evidentemente erano considerati “politici e italiani di serie B”, come il leader del centrodestra? Nei giorni scorsi, giova ricordarlo, Napolitano aveva invitato a non considerare il Quirinale “occupato da un uomo di parte”. Siamo tutti convinti del galantomismo, della correttezza e della buona fede del Presidente. Ma allora non sarebbe stato meglio se, per ragioni di opportunità, avesse rinunciato a scendere in campo proprio ora che ci sono di mezzo i big del suo partito di provenienza? Avrebbe quanto meno evitato a molti di pensar male e di commettere andreottianamente peccato.
Del resto sulla questione era già intervenuto Clemente Mastella, che non è un pincopallino qualunque, ma il ministro della Giustizia. Il Guardasigilli aveva detto in sostanza: “Ci sono regole che vanno rispettate e non possono essere travalicate. Per come ha motivato la richiesta di autorizzazione alle Camere, la Forleo prefigura un’attività da pm e non da gip quale ella è”. Alla luce di simili prese di posizione, risulta francamente difficile pensare che l’inchiesta possa proseguire su binari normali e giungere alla meta senza i condizionamenti derivanti da certe sortite e le sostanziali delegittimazioni che ne scaturiscono.
In altri tempi, dalla magistratura si sarebbe levata forte e chiara una parola d’ordine: “Resistere, resistere, resistere”. Ora si ha l’impressione di essere tornati al punto di partenza, ma a parti invertite. E’ la politica attuale, quella di centrosinistra, che fa suo quello slogan: “Resistere, resistere, resistere”. Nonostante le ombre sul partito-chiave dell’Unione, nonostante due ministri (Mastella e Di Pietro) ormai perennemente in rotta tra loro e uno (la Bonino) quasi dimissionario. Nonostante i comunisti che contestano la controriforma delle pensioni, nonostante una maggioranza che continua a sopravvivere solo grazie ai senatori a vita. Resistere, resistere, resistere. Conservare il potere, in qualsiasi modo e a qualsiasi costo.