E poi si chiedono perché sale la protesta in Europa…
31 Luglio 2016
E’ una notizia che sta scuotendo il gotha della finanza mondiale: un organo di controllo interno al Fondo Monetario Internazionale accusa i dirigenti dell’organizzazione di aver combinato un pasticcio in Grecia. Sul Telegraph, Ambrose Evans-Pritchard, decano dei giornalisti economici britannici, citando il rapporto parla di “decisioni sbagliate e disastrose” e di una sottovalutazione dei “segnali di allarme di una crisi incombente”. Il rapporto appare come un attacco frontale alla visione di politica economica dell’FMI: l’Euro, perno della costruzione europea, sarebbe stato sopravvalutato sistematicamente. Considerata naturale portatrice di stabilità, la moneta unica è stata difesa a spada tratta dai vertici dell’FMI, contro tutto e tutti. Anche a costo di ignorare la realtà e di fidarsi ciecamente delle autorità europee.
“Alla radice c’era la mancata comprensione dell’elementare considerazione per cui le unioni monetarie, senza un Tesoro o una Unione politica a supportarle, sono fondamentalmente vulnerabili alle crisi di debito,” spiega Pritchard. “Gli Stati che affrontano uno shock non hanno più gli strumenti per difendersi. Il rischio di svalutazione si trasforma in un rischio di bancarotta”. Se possibile, il Wall Street Journal è ancora più duro. Nella collaborazione del FMI con la Commissione Europea ci fu un “potenziale assoggettamento” del giudizio tecnico del Fondo “a pressioni politiche”. Le stesse pressioni che avrebbero portato a concedere prestiti, contro ogni precedente e regolamento interno, alla Grecia, un Paese con una situazione finanziaria disastrata. Il primo Paese, in settant’anni, a non restituire una rata di mutuo al Fondo. Tutto questo, par di capire, in ossequio ad una sudditanza, quanto meno psicologica, del Fondo alla Commissione Europea. Secondo il WSJ, qualcuno avrebbe fatto addirittura pulizia delle carte più scomode legate a questa vicenda.
Non siamo tra quelli che predicano l’uscita dall’Euro e abbiamo difeso più volte la moneta unica da chi vorrebbe tornare alle divise nazionali. Ma se ripercorriamo gli eventi degli ultimi anni deve far riflettere il fatto che – mentre la Grande Crisi si spostava dagli Usa alla guerra dei debiti sovrani in Europa, travolgendo la Grecia e incrinando la fiducia degli investitori internazionali verso i PIGS – non ci fosse alcun piano strategico dell’FMI o della Ue a difesa dell’Euro. Non solo. La sopravvalutazione di un Euro “forte” è avvenuta prendendo per buona l’impostazione tedesca, fidandosi cioè della politica del rigore decisa da Berlino per tutti gli Stati membri della Ue, una delle ragioni che spiega la crescente disaffezione popolare verso l’Europa, che è cosa diversa dall’Euro ma per cui si finisce con l’identificare l’Unione con la sua moneta.
Come pure va fatta anche un’altra considerazione. Tra le righe del rapporto si intravede un braccio di ferro tra Europa e Paesi emergenti sulla governance del Fondo e la gestione dei prestiti. Mentre veniva salvata una Grecia che non è mai apparsa particolarmente convinta di onorare i propri impegni, l’FMI continuava a seguire la la linea dura con Paesi come l’Argentina e il Venezuela, creando la condizioni per l’ennesimo default della prima e per le condizioni da “apocalisse zombie” della seconda. Non è un caso che entrambi questi paesi siano vicini alla Cina, che ormai da anni ha aumentato il proprio peso all’interno del Fondo Monetario e che si è vista letteralmente passare sopra la testa decisioni e aggiramenti delle regole imposti dall’Unione Europea. Direttamente o tramite pressioni politiche, a quanto pare leggendo il rapporto. Pressioni che ora Pechino sta facendo di tutto per eliminare.