E’ possibile mangiare carne senza uccidere animali?

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E’ possibile mangiare carne senza uccidere animali?

25 Gennaio 2008

C’è una notizia, paragonabile all’invenzione della scrittura
o alla gestione del fuoco, passata totalmente inosservata ormai da due anni
eppure degna di rivoluzionare in radice non solo l’alimentazione umana ma
addirittura il senso etico di una civiltà. Dagli studi del professor Jason Matheny dell’Università del
Maryland e dagli esperimenti della Nasa si è ora pronti a produrre in
laboratorio veri filetti di carne e di pesce coltivati da cellule adulte
estratte da un filetto di animale. Il sapore e la sicurezza alimentare di
queste bistecche sono superiori a quelle dell’animale macellato, e non sono
poche le università che seguono il progetto: «Fra sei anni potrebbe essere
pronta la carne trita per ragù, pizze e salsicce dell’industria alimentare»
dice Henk Haagsman, responsabile del progetto danese all’Università di Utrecht.

Le implicazioni di tale ricerca sono formidabili.

– Drastica diminuzione dell’inquinamento: la zootecnia
mondiale, con le emissioni di gas intestinali, produce il 21% dell’anidride
carbonica di origine umana, il gas considerato principale causa del
surriscaldamento dell’atmosfera (pubblicato dal fisico britannico Alan Calvert
sulla rivista scientifica Physics World). Inoltre, le catene di montaggio della carne, che partono dalle fattorie, inquinano l’acqua e i pozzi, e richiedono una quantità sempre  maggiore di mais, soia e altri cereali, contribuendo al disboscamento di vaste aree delle foreste pluviali tropicali;

– Risolutiva riduzione dello sfruttamento di risorse
naturali: per produrre un kg di proteine animali in zootecnia tradizionale ci
vogliono da 3 a 10 kg di proteine vegetali e circa 15 metri cubi d’acqua; si
consideri che nella seconda metà del secolo scorso la popolazione mondiale è
più che raddoppiata e la produzione di carne è quintuplicata (da 45 a 233
milioni di kg l’anno: fonte www.collettivoanimalista.org);

– Abbattimento dei problemi di sottoalimentazione nei paesi
poveri: la produzione e distribuzione di carne sarebbe enormemente facilitata, anche per far fronte alla domanda crescente e alle esigenze del consumo che secondo le previsioni raddoppierà entro il 2050:
«Basterebbe una cellula madre per rifornire di carne tutta la popolazione
mondiale per un anno» sostiene Matheny.

– Eliminazione dei rischi di malattie da zoonosi che dagli
allevamenti si trasmettono all’uomo: influenza aviaria, mucca pazza, Sars,
Campylobacter, Salmonella, Escherichia; ma anche malattie cardiache, alcuni tipi di cancro e diabete. Per non parlare dei quantitativi colossali
di medicinali e antibiotici assunti dalle bestie negli allevamenti e destinati
ai nostri piatti: niente di tutto ciò si verifica coi tessuti coltivati, privi
d’ogni farmaco e perfettamente sani;

– Eliminazione dalla carne delle cellule dannose per l’uomo:
si possono, per esempio, sostituire i grassi Omega-6, responsabili di
colesterolo, malattie cardiocircolatorie e diabete, coi grassi sani del pesce,
gli Omega3.

Tuttavia la novità sconvolgente è un’altra. Con questo
sistema per la prima nella sua storia l’umanità potrà nutrirsi senza uccidere
un essere vivente. Al di là delle nevrosi di vegetariani e vegani, questa ricerca
scientifica sarà non solo d’enorme aiuto per l’economia mondiale e nella salute
delle persone, ma soprattutto svilupperà nella cultura umana un inedito principio
sinora giocoforza trascurato: diventerebbe barbarico arrecare sofferenze ad altri
animali per trasformarli in cibo. Non occorreranno più né allevamenti terribili
né macelli sanguinari.

Nel nostro orizzonte umano ci può essere un ideale più
illuminista e caritatevole di questo? Allora la domanda è: come mai nessun
intellettuale prende in considerazione questa scoperta?