E’ scontro aperto tra Pdl e Pd sul conflitto con la Cassazione
29 Luglio 2008
Del caso Englaro, la giovane da sedici anni in stato vegetativo, se ne riparlerà a fine settimana. Non più tardi di giovedì o venerdì per fare spazio alla manovra finanziaria in via di approvazione al Senato.
In effetti oggi i senatori avrebbero dovuto decidere sull’elevazione dinanzi alla Corte Costituzionale del conflitto di attribuzione nei confronti della Cassazione proposta dal Pdl. Una decisione successiva alla sentenza della Corte di Appello di Milano che ha riconosciuto il diritto alla sospensione dell’alimentazione ad Eluana Englaro. In pratica il via libera all’eutanasia. Ma come detto il voto è stato rimandato.
Tempo utile per riflettere, in particolare al Partito Democratico il quale se da un lato ha deciso che non parteciperà alla votazione dall’altro è dilaniato dal contrasto tra l’ala teodem e quella laica. Lacerazione che si è plasticamente riprodotta nella riunione di questa mattina del gruppo al Senato. Infatti l’ipotesi iniziale, sostenuta dalla segreteria e dagli esponenti teodem, era quella di astenersi sulla richiesta del conflitto di attribuzione. Ma questa proposta avrebbe incontrato la forte opposizione di una parte dei senatori democratici, in particolare quelli più legati alla componente laica, pronti a votare “no” in Aula. Divergenza che avrebbe potuto spaccare il gruppo dando anche all’esterno l’immagine di un partito agli stracci. Alla fine però è giunta la mediazione della capogruppo Anna Finocchiaro e la decisione, alquanto pilatesca, di non partecipare alla votazione oltre alla decisione di presentare un ordine del giorno nel quale si impegna il Senato a votare entro il 2008 una legge sul testamento biologico. Scelta che alla fine però non risolve i problemi e che anzi li aumenta come attestano le critiche che nei giorni scorsi Francesco Rutelli ha mosso verso la dirigenza del Pd. Critiche corroborate da un sondaggio Ipsos che evidenzia come solo il 28,5 per cento dei cattolici abbia votato nelle ultime politiche per il Pd. E ad aggravare il tutto c’è anche la posizione dell’Udc, a favore dell’elevazione del conflitto, che questa mattina in Aula attraverso il capogruppo Giuseppe D’Alia si è rivolto all’ala cattolica del Pd affinchè “operi una ‘moral suasion’ interna per una riflessione ulteriore e più responsabile”. Parole e critiche che però non sembrano convincere più di tanto il vicepresidente della Camera Rosy Bindi, la quale nella riunione odierna dell’Ufficio di presidenza ha presentato una relazione per spiegare l’inammissibilità del conflitto di attribuzione. Per l’ex ministro della Famiglia “si può discutere e criticare il contenuto delle sentenze, che intervengono su una materia densa di implicazioni etiche e sulle quali sono possibili diverse opzioni di valore ma questi argomenti non mettono in discussione la legittimità della decisione assunta dalla Corte di cassazione”. Tutto legittimo quindi per la Bindi che invece avanza il sospetto che la richiesta del Pdl di elevare conflitto di attribuzione riguardi “piuttosto il merito della decisione”. “Se così fosse – continua nella sua relazione il vicepresidente della Camera – si tratterebbe di un improprio e anomalo mezzo di impugnazione della decisione della Corte di cassazione ed anzi, configurandosi come una censura da parte di un diverso potere, rischierebbe di porre in discussione proprio quella indipendenza della magistratura sancita dall’art. 110 della Costituzione a tutela del principio di divisione dei poteri”. Chiusura quindi da parte del Pd. Reazioni differenti naturalmente dal Popolo della Libertà dove il relatore e presidente della Commissione Affari Costituzionali al Senato, Carlo Vizzini, spiega che su una materia così sensibile come la vicenda di Eluana Englaro deve essere il Parlamento a pronunciarsi “con una normativa tanto difficile quanto necessaria”. In pratica come continua nella sua relazione Vizzini: “Si può ritenere, in linea di principio, che vi siano fattispecie non regolate specificamente dalla legge e si tratti, come nel caso in questione, di eventi e decisioni che esigono, invece, una base legislativa, a costo di poter compromettere la tutela di valori e beni costituzionalmente protetti, tra i più rilevanti, come la vita stessa delle persone. In tali evenienze sarebbe impossibile surrogare la mancanza della norma di legge con un atto di giurisdizione”. Atto di giurisdizione che con la sentenza della Corte d’Appello di Milano si sarebbe verificato. Da qui la considerazione finale di Vizzini che “alla Corte Costituzionale spetterà definire i confini della discrezionalità del giudice, identificando il limite oltre il quale tale potere, comunque costituzionalmente garantito, finisca per ledere l’altrettanto costituzionalmente previsto libero esercizio della funzione legislativa, invece conferito al Parlamento”. Nessun dubbio, quindi, come da parte pure del sottosegretario Alfredo Mantovano secondo il quale il conflitto di attribuzione è “doveroso ed ammissibile” perché “la sentenza della Cassazione sul caso Englaro è andata oltre l’interpretazione della legge vigente; ha creato una legge nuova che incide su un valore fondamentale del nostro ordinamento: il diritto alla vita”. Una vicenda che quindi non lascia margini di trattativa tra Pdl e Pd con il rischio però che alla fine tutto sia rimandato a settembre. Sperando che nel frattempo non intervenga un fatto esterno come accadde per il caso Welby.