E’ scontro tra Renzi e dissidenti Pd sul Nuovo Senato
17 Luglio 2014
di redazione
Il premier Matteo Renzi non ha gradito la minaccia della minoranza del Pd di non votare il testo delle riforme. Non sono piaciuti il "voterò contro" di Chiti in Aula e l’appellarsi alla "libertà di coscienza", come pure lo slittamento a lunedì delle votazioni e la valanga di emendamenti puiovuti soprattutto da sinistra (circa 8mila, la maggioranza di Sel). La disciplina di partito sembra un ricordo. Il problema non è tanto sui numeri: Renzi può contare su una maggioranza che dovrebbe evitargli sgradite sorprese. Piuttosto è il dissenso interno al Pd, "spinto fino all’estremo", come ha ammonito Giorgio Tonini, a preoccupare, perché potrebbe avere conseguenze pesanti nel partito. "Qui nessuno caccia nessuno, ma non si tratta di un voto di coscienza, se i dissidenti alla fine votano contro dovranno rendere conto alla base, all’elettorato, al Paese", ha detto il vice segretario dei democratici, Lorenzo Guerini. Sullo sfondo, l’ipotesi civatiana di un gruppo autonomo con dissidenti Pd ed M5S aperto a Sel. Intanto va in onda lo streaming con Movimento 5 Stelle.