E se fosse l’America a salvare l’Europa dalla crisi? Tre scenari possibili
26 Novembre 2011
L’Europa sta annegando nel debito e sta andando dritta-dritta dentro una recessione economica. Domanda. Cosa accadrebbe qualora la Germania non dovesse riuscire a salvare l’Europa tanto mettendo più denaro nel fondo salva Stati europeo oppure esercitando pressione sulla Bce affinché acquisti il debito delle nazioni inguaiate come Grecia, Italia e Spagna? La dissoluzione di una moneta infliggerebbe enormi costi politico-finanziari al mondo e certamente finirebbe per danneggiare anche l’economia Usa. Il capo della Fed Ben Bernanke e il presidente Usa Barack Obama se ne starebbero a guardare lo spettacolo, con l’Europa che porta a fondo l’America? In un anno di rielezione? La cavalcata alla riscossa dell’Europa creerebbe una tempesta di fuoco politica peggiore di quella che si ebbe con la creazione del TARP, con il Tea Party e i movimenti Occupy a dare la clava in testa a Washington. E ciononostante un disinteressamento americano di fronte a una sciagura europea del genere non sarebbe possibile.
Primo scenario: Obama fa un SuperTarp (l’idea ce l’ha data John Ellis di Business Insider):
Nei giorni che hanno portato al collasso di Lehman Brothers, l’allora ministro delle finanze francese, Christine Lagarde (oggi direttore generale del FMI) disse all’allora segretario al Tesoro statunitense, Hank Paulson, che secondo lei Lehman non sarebbe dovuta fallire. Le ramificazioni sarebbero state catastrofiche, disse. Aveva perfettamente ragione. Tre anni dopo stavolta sarebbe Angela Merkel a dover portare lo stesso messaggio al presidente Barack Obama, all’attuale segretario al Tesoro Timothy Geithner e al capo della Fed Ben Bernanke. Il governo degli Stati Uniti e della Fed devono venire in aiuto dell’eurozona o le ramificazione sarebbero catastrofiche. Direbbe che ha bisogno di all’incirca un trilione di dollari in garanzie finanziarie e in sostegno alla liquidità. Questi sono i numeri che calmerebbero i mercati… E così si avrebbe il momento della verità per la presidenza Obama. Se Obama imboccasse questa strada e fornisse tutto o parte di quelle garanzie da 1 trilione di dollari , politicamente si taglierebbe la gola. Se Obama decidesse invece di negare l’aiuto, non dando parte o tutto di quel trilione di dollari, presiederebbe comunque a un secondo massiccio e destabilizzante panico finanziario, procurandosi una seconda Grande Recessione, e così facendo tagliandosi politicamente la gola.
Secondo scenario. Bernanke crea una ‘coalizione dei volenterosi’ tra i banchieri centrali (stavolta l’idea ce l’ha data l’analista economico Ed Yardeni):
Data la riluttanza della Bce all’azione, sospetto che la Fed capeggerebbe la creazione di una Global Liquidity Facility (GLF) per impedire un collasso finanziario globale. Il capo della Fed, Ben Bernanke, ha dimostrato nel 2008 di essere un maestro nel mettere insieme misure d’emergenza di questo genere. Di fatto, agirebbe come una banca centrale mondiale. Bernanke è chiaramente preoccupato dalla prospettiva che la crisi del debito sovrano europeo divenga contagiosa per gli Stati Uniti, come dimostra il suo strano incontro cittadino con delle truppe di ritorno dall’Iraq lo scorso 1o Novembre. Il GLF riceverebbe depositi dalla Fed e altre banche centrali in partecipazione, inclusa la Bce. I fondi sarebbero usati per comprare i titoli dei paesi sotto pressione da debito in cambio di una stringente supervisione sulle politiche fiscali e regolatorie da parte del FMI.
Potrete pensare che io sia impazzito. Di fatto sto semplicemente prevedendo il comportamento di quei pazzi sciroccati della Fed. Lo scorso Mercoledì, il presidente della Fed di Boston, Eric Rosengren ha fatto notare che la Fed e la Bce hanno lavorato insieme durante la crisi del mercato finanziario globale nel 2008, e “se vi fosse una (nuova) crisi, non mi stupirebbe se vi fosse (ancora) un ciclo di attività coordinate tra le nostre due istituzioni. Dovremmo assicurare… che le persone abbiano accesso ai mercati del credito di breve periodo”. Aggiungendo che gli Stati Uniti “monitorano tutto ciò molto da vicino. Qualora divenisse appropriato dal nostro punto di vista, intraprendere azioni aggiuntive nel tentativo di alleviare un tale fenomeno, è scontato che dovremo fare qualcosa in merito”. Rosenberg non sta nel FOMC (ndt. Federal Open Market Committee), ma è comunque uno dei colleghi più solidali dello stesso Bernanke.
Terzo scenario. Bernanke fa tutto da solo, unilateralmente (infine l’idea di David Zervos of Jefferies):
Un’uscita di massa da parte di un gruppo di paesi o addirittura una rottura dell’EMU (ndt, Unione Monetaria Europea) sarebbe determinata dalla posizione della Germania sulla monetizzazione. Ci sono stare centinaia di richieste provenienti da altri leader non-tedeschi di paesi della zona euro, politici statunitensi, docenti e leader dell’imprenditoria privata perché si dia corso alla monetizzazione (anche nota come svalutazione dell’euro). Se i tedeschi continueranno a bloccare un’operazione del genere, presto o tardi, molti paesi torneranno alla massiccia stampa di monete quali la Dracma, il Punt irlandese, l’Escudo portoghese, la Peseta, la Lira e i Franchi. In fin dei conti ovviamente ci sarà talmente tanta moneta cartacea nel mondo alla ricerca dello stesso ammontare di beni e servizi – e ciò ci dice che comunque siamo a fine corsa. Il sentiero che vi conduce è comunque incasinato. Facciamoci i conti. Tutti vorremmo evitare i passaggi “incasinati”, se ciò fosse possibile.
Per fare ciò esiste un modo semplice – far entrare gli americani nel gioco. L’America può forzare la Bce alla monetizzazione. Se il Colonnello Ben Bernanke considera le misure di sado-austerità come una minaccia sistemica globale – cosa che è – allora la Fed dovrebbe agire. La Fed ha infatti un conto alla Bce in euro. Quando questi seccanti europei si fanno dare in prestito i dollari da noi, con dei swap monetari, per rifinanziare le loro banche insolventi, ci viene assegnato questo simpatico conto bancario. In questo momento quegli euro stanno lì, immobili. Se la situazione dovesse incasinarsi significativamente, facciamo leva sotto le nostre “illimitate” linee di credito dentro la Bce, solleviamole con il carrello elevatore e facciamo il pieno di titoli dell’area euro. Tanta roba. Parliamo di un trilione o due da comprare in tutti i mercati del debito non tedeschi. La Fed ha già circa 100 mld. di dollari in bond tedeschi e francese. Se qualcuno prova a fare default, beh, avremo qualche centinaio di miliardi di dollari in oro europeo da confiscare nel caveau della Fed di New York. Se non dovesse essere abbastanza, possiamo istituire delle “quote associative annuali” per l’appartenenza alla Nato o iniziare a confiscare gli asset europei negli Stati Uniti. Se i furbetti in Europa dovessero compromettere la nostra ripresa economica, o magari l’elezione presidenziale, allora dovrebbe esserci una seria risposta da parte degli Stati Uniti. Non abbiamo speso tutti quei soldi con il piano Marshall per avere adesso il mondo sull’orlo del collasso ancora una volta. Datevi da fare!
Nessuna di queste soluzione suona bene. Neanche un’altra sonora recessione suona bene però. Per intenderci sarebbe un 2012 molto simile al 2008 e perciò negativo in tutti i sensi.
Tratto dall’Enterprise Blog dell’American, il giornale dell’American Enterprise Institute.