Non si arrestano le polemiche e le perplessità su quanto succedeva ai nostri giorni nella città cinese di Wuhan che ospita il laboratorio di massima sicurezza (BSL-4) presso cui venivano condotti esperimenti ad alto rischio su
virus-chimera. Se gran parte del mondo scientifico concorda sull’origine naturale del coronavirus Sars-Cov-2, ora è la politica ad insinuare dubbi.
Il Capo di Stato Maggiore americano Mark Milley, intervenuto nei giorni scorsi, lascia ancora aperte ulteriori ipotesi al riguardo. “Non dovrebbe sorprendere se ci siamo interessati molto a ciò. E direi a questo punto che è inconcludente, anche se il peso delle prove sembra indicare un’origine naturale. Ma non lo sappiamo con certezza”.
Come riportato dalla testata giornalistica The Guardian, non ci sono prove conclusive che l’origine del virus sia da ricondurre ai noti mercati di Wuhan dove gli animali selvatici venivano venduti per essere consumati come cibo. Le analisi dei primi 41 pazienti affetti da Covid-19 pubblicate nella rivista medica
The Lancet hanno messo in luce che 27 di loro hanno avuto una diretta esposizione al mercato di Wuhan, tuttavia lo stesso studio scientifico ha rivelato che ciò non è avvenuto per il primo caso conosciuto di contagio.
Inoltre il Washington Post riporta che nel 2018 funzionari dell’ambasciata americana hanno visitato diverse volte il laboratorio di ricerca di massima sicurezza (BSL-4) di Wuhan e hanno inviato a Washington due messaggi ufficiali in cui si avvertiva dell’inadeguatezza della sicurezza del laboratorio che conduceva esperimenti alquanto rischiosi sui coronavirus dei pipistrelli. Nel report del 19 gennaio del 2018, redatto da due funzionari delle sezioni ambiente, scienza e salute dell’ambasciata statunitense, viene scritto che “Durante le interazioni con gli scienziati del laboratorio WIV (Wuhan Institute of Virology) è stato notato che il nuovo laboratorio ha una grave carenza di tecnici e investigatori adeguatamente formati necessari per operare in sicurezza in questo laboratorio ad alto contenimento”.
Secondo il corpo diplomatico americano dunque, che potesse avvenire un incidente dovuto a un errore umano in quel laboratorio era un’ipotesi tutt’altro che peregrina già un paio di anni fa. Al riguardo poi, il comunicato stampa in lingua inglese sulla visita del 27 marzo 2018 di Jamison Fouss, console generale a Wuhan, e di Rick Switzer, l’addetto scientifico dell’ambasciata, è stato cancellato dal sito internet del laboratorio cinese, rimanendo tuttavia archiviato in internet.
Oltre al Capo di Stato Maggiore Mark Milley, anche Mike Pompeo, segretario di Stato americano, ha dichiarato che gli Stati Uniti vogliono che “il governo cinese si apra” e aiuti a spiegare “esattamente come si è diffuso questo virus”. Un invito quindi alla chiarezza e alla trasparenza che il governo cinese sembra ad oggi continuare ad ignorare.
Ma anche in Europa, diverse spiegazioni vengono richieste alla Cina da parte di Gran Bretagna e Francia.
Il segretario agli Affari Esteri Dominic Raab, che sta sostituendo il primo ministro Boris Johnson ancora convalescente a causa del Covid-19, ha avvertito la stampa che potrebbero non esserci “affari come al solito” con la Cina e sulla gestione cinese del coronavirus ha dichiarato “Dovremo porre dure domande su come sia successo e come mai non sia stato fermato prima”.
Oltralpe, il presidente Emmanuel Macron ha fatto sapere in un’intervista al Financial Times di non essere “ingenuo” nel ritenere che la Cina abbia gestito bene l’epidemia. “Ci sono chiaramente cose che sono successe che non sappiamo”.
E sempre in Francia, c’è chi pure tra gli scienziati alimenta i dubbi sull’origine da laboratorio del virus: a farlo è il premio Nobel per la Medicina 2008, il Professore Luc Montaigner, scopritore dell’Hiv insieme a Francois Barré-Sinoussi, che ha studiato la descrizione del genoma del Sars-Cov-2. “La storia del mercato del pesce è una bella leggenda ma non è possibile che sia solo un virus trasmesso da un pipistrello, probabilmente sono partiti da questo, ma poi lo hanno modificato”. “Credo che in questo caso il governo di Pechino abbia nascosto le cose”.
Insomma, ancora diversi elementi risultano oscuri e nebulosi agli occhi di molti e la condotta di Pechino, più volte reticente e restia alla trasparenza, non fa che alimentare legittime domande a cui non sono state fornite tutt’oggi risposte soddisfacenti.