E se tornassimo all’immunità parlamentare?
01 Ottobre 2008
Ha ragione il senatore Quagliariello, quando sostiene che per chiudere la transizione è necessaria una riforma della giustizia (separazione della carriere, riduzione dei tempi dei processi civili, costruzione di nuove carceri). Tuttavia, per quanto importante (anzi essenziale) sia questo aspetto del problema, non si può negare che la questione abbia anche un’altra faccia. Quella, cioè, relativa ai rapporti dell’ordine giudiziario con l’universo politico. Rapporti che, per un insieme di motivi che non possiamo analizzare in questa sede, sono decisamente squilibrati a favore della magistratura. In altri termini resta viva la necessità di avere argini adeguati per difendere il mondo politico da iniziative strumentali di pubblici ministeri o di gip ammalati di protagonismo.
Rispetto a questa situazione il governo ha subito messo in cantiere una legge (il cosiddetto Lodo Alfano) che mette al riparo le quattro maggiori cariche dello stato. La sua approvazione in tempi rapidi è anzitutto la dimostrazione che il centro-destra affronta la prova del governo con maggiore realismo di quanto avvenisse in passato. Nella XIV legislatura fu perso molto tempo per far approvare le cosiddette leggi ad personam, con tre effetti negativi. Vennero sprecate energie che avrebbero potuto essere utilizzate più utilmente, si diede un cattivo segnale all’opinione pubblica, e non fu risolto il problema. Adesso, invece, si è proceduto speditamente con un provvedimento molto più semplice e diretto. Anche sotto il profilo della costituzionalità il testo approvato appare concepito accortamente, perché ha un carattere temporalmente limitato, accogliendo i rilievi avanzati dalla corte nel 2004.
Dopo l’approvazione della legge la questione sembra uscita dall’agenda politica corrente. Pure, sarebbe illusorio ritenere che essa non torni a ripresentarsi in tempi più o meno prossimi. Basta pensare al fatto che tra qualche tempo partirà la raccolta di firme per un referendum abrogativo del Lodo Alfano, proposto dagli irriducibili alfieri del partito dei magistrati (con Italia dei Valori in prima fila). C’è da ritenere non solo che la soglia di firme richieste sarà agevolmente superata, ma che il referendum, passato il vaglio della corte costituzionale, debba tenersi entro l’anno prossimo o tutt’al più in quello successivo. In queste condizioni non sarebbe saggio affrontare una campagna di stampo giustizialista limitandosi a una semplice difesa dell’esistente. Si tratta di una posizione che rischia di rivelarsi debole. Occorre invece rilanciare la posta e proporre una soluzione definitiva. Questa non può che essere il ripristino dell’immunità parlamentare, nella sua formulazione originaria.
Tra il 1948 ed il 1993 l’immunità ha svolto egregiamente i suoi compiti, offrendo non solo alle alte cariche dello stato, ma ai parlamentari tutti, nessuno escluso (anche in epoca di arco costituzionale o di convenctio ad excludendum), un pieno esercizio delle proprie facoltà di iniziativa, di parola e di critica. In sostanza si tratta di un istituto che non può essere in alcun modo presentato come una misura ad personam. Al contrario esso appartiene alla più gloriosa tradizione del governo rappresentativo-parlamentare. E come tale fu recepito dai costituenti repubblicani. La sua soppressione avvenne in un momento critico, quando la Prima Repubblica era fortemente delegittimata. Oggi a distanza di quindici anni si può dire con calma che si trattò di una scelta improvvida e pavida. Rivendicare la opportunità di ridare vita all’istituto dell’immunità è il modo migliore per affrontare la discussione anche sul Lodo Alfano.
Certo, il ripristino dell’immunità non è cosa che si possa fare in poco tempo. Occorre un disegno di legge costituzionale. Cioè occorre seguire un iter lungo e non facile. Ma la legislatura è iniziata solo da pochi mesi. Chiudiamo, perciò, queste note con un appello: cercasi un parlamentare o più parlamentari (auspicabilmente di entrambi gli schieramenti) di buona volontà che si facciano promotori dell’iniziativa. Sarebbe già un buon inizio.