E’ soprattutto l’incompatibilità di idee tra i finiani a rendere poco credibile Fli
27 Agosto 2010
Il "finismo", o "destra nuova" o, ancora, la simildestra – lo si definisca come si vuole poiché i neo-relativisti che da destra provengono (ma anche da altrove) accettano tutto, tanto è il loro distacco dalle matrici culturali esistenti – è un vero e proprio laboratorio di dispersioni. Dispersioni di idee, naturalmente.
Nel volgere di una breve stagione politica, segnata dal’incomprensibile distacco dal progetto che loro stessi avevano tentato di cavalcare, hanno archiviato tutto ciò per cui si sono battuti nel corso di una lunga militanza politica.
Qualcuno è rimasto sulle posizioni di sempre – vale la pena ricordare gente di grande valore morale, culturale e politico come Moffa, Viespoli, Consolo, Menia, Valditara, Angela Napoli, Souad Sbai, Gianfranco Paglia e mi scuso per alcune dimenticanze, che non ha certo abdicato e vive con disagio la situazione determinatasi – ma tanti altri sembrano propensi a confondere ogni cosa in un calderone nel quale non si distingue più niente.
I temi etici si sono perduti nel marasma seguito alla rottura con il Pdl: quelle che erano posizioni minoritarie nella pattuglia finiana rischiano di diventare maggioritarie, non so con quanta soddisfazione da parte di coloro che invece continuano a credere nella sacralità della vita, uno dei capisaldi del pensiero della destra in ogni tempo.
I vescovi italiani se ne sono accorti da qualche anno, da quando Fini si pronunciò in maniera difforme da ciò che aveva sempre sostenuto sulla procreazione assistita. Da ultimo monsignor Luigi Negri, che guida la diocesi di San Marino-Montefeltro, ha dichiarato che secondo l’ex-presidente di An "la laicità sarebbe garantita dall’esclusione voluta e programmatica di ogni istanza di carattere etico dalle istituzioni. Non è l’idea della Francia di oggi, assomiglia piuttosto all’idea di laicità della Rivoluzione francese". Un Fini "giacobino"?
Dichiarazioni di questi giorni. Chiara Moroni, provenienza socialista, ultima acquisizione di Futuro e libertà: "Credo che se due gay o due lesbiche si amano, debbano poter convolare a nozze, nel caso in cui lo vogliano, esattamente come un uomo o una donna. Ci vuole un matrimonio inteso come contratto civile". Benedetto Della Vedova, provenienza radicale, uno degli ispiratori del relativismo finiano: "E’ grottesco che l’Italia sia l’ultimo Paese a non avere una legge civile sulle coppie di fatto, anche gay". E la famiglia? Ha un bel rispondere il senatore Valditara che "c’è libertà di coscienza e di dialogo" nel Fli, ma che quelle idee "non sono le nostre: non siamo libertari e nessuno mi farà mai votare sì all’eutanasia e ai matrimoni gay". Non avevamo dubbi, conoscendo le convinzioni di Valditara ed apprezzandole da sempre.
In quanti condividono la deriva laicista del neonato movimento? E come faranno a tenere insieme ciò che insieme non può stare? Problemi loro, si potrebbe dire. No, problemi di tutti.
In special modo del centrodestra che sui temi etici gioca probabilmente la battaglia più significativa, non soltanto dal punto di vista politico, ma morale e civile, dai cui esiti dipendono gli assetti sociali del Paese. Si tratta, per chi non lo avesse capito, di una sfida culturale sulla quale si fonda un modello di civiltà che prescinde perfino dalle fedi religiose. Una questione, dunque, tutt’altro che marginale destinata a marcare le differenze in uno schieramento per quanto composito comunque fondato su principi non cedibili.
E sul piano più squisitamente politico-istituzionale? Le recenti uscite contro la Costituzione materiale, da parte di alcuni finiani i quali evidentemente ignorano che la formulazione appartiene ad uno dei più grandi giuristi cattolici del secolo scorso, Costantino Mortati, fanno immaginare un abbandono della grande battaglia che la destra, ininterrottamente nel corso della sua storia, ha combattuto: la riforma dello Stato. E dunque, pronunciandosi per forme dirette di democrazia partecipativa a cominciare dall’elezione popolare del capo dello Stato. Qualcuno ricorda lo slogan elettorale del 1994 di An? "Chiari e coerenti per il presidenzialismo", sotto la gigantesca foto di Fini. Sembra, anche dai discorsi del presidente della Camera, che il parlamentarismo sia diventato improvvisamente, e senza nessuna riflessione politico-culturale, centrale nella strategia di Futuro e libertà ed anche su questo vorremmo che i tanti amici che hanno rotto con il Pdl si pronunciassero.
Insomma, più dei proclami e delle bizzarre proposte, serve chiarezza. Non lo chiediamo provocatoriamente, come di certo qualcuno riterrà, ma con spirito di sincera amicizia verso chi ha condiviso prospettive ed orientamenti che oggi sembra avere smarrito. Ma in vista di che cosa? Mistero.
Risulta oggettivamente in controtendenza il "finismo" rispetto a quanto Sarkozy e Cameron dicono e fanno. E ciò lascia stupiti.
Di una destra europea abbiamo sempre sentito il bisogno. Fa specie che mentre si stava realizzando, qualcosa è andato storto. Attendiamo di capire che cosa. E sul punto siamo disponibili alla discussione, al confronto, al reciproco scambio di idee.
Da maldestri forse siamo duri di comprendonio, ma il risentimento non ci appartiene. Teniamo, comunque, sempre ben a mente la lezione di Nietzsche al riguardo. Da maldestri, naturalmente…