
E’ su Twitter e Facebook che si è vissuto in diretta il terremoto

14 Gennaio 2010
Di fronte a una tragedia come quella che ha colpito Haiti non si può non riflettere sull’importanza delle comunicazioni. La tempestività di un messaggio può fare la differenza tra salvare una vita e non farcela. Nelle ore successive al disastro, quando tutte le linee telefoniche e i sistemi di comunicazione diretti erano saltati solo i social network come twitter e facebook sono riusciti a costituire un canale solido e immediato per conoscere la reale situazione sull’isola.
In particolare Twitter ha svolto un ruolo molto importante, permettendo di informare in tempo reale sulle condizioni nella capitale caraibica e di informarsi sui propri cari: “Qualcuno ha notizie di danni nella zona di Belleville?”, ha chiesto un belga. Molti hanno segnalato il funzionamento delle linee telefoniche o dei collegamenti a internet mentre diversi utenti hanno modificato il proprio avatar mettendo la bandiera di Haiti in segno di solidarietà. Da tutto il mondo sono giunte testimonianze di solidarietà e vicinanza alla popolazione, tanto che diverse volte il sito è andato offline perché impreparato ad una mole simile di contatti. Ancora oggi Twitter ha una frequenza di aggiornamento dei “post” (i messaggi inviati dagli utenti) di circa uno al secondo nel solo canale “#Haiti”, un’enormità.
C’è chi, come ‘ahumsa’, chiede “today we shall not loose hope but gain faith and put our trust in God as he is always with us… our prayers are with you Haiti”, ovvero “Oggi non dobbiamo perdere la speranza, ma guadagnare fede in Dio che ci assiste sempre…le nostre preghiere sono con te Haiti”. Si scorgono richieste di aiuto in spagnolo affinché i terremotati non vengano lasciati soli, messaggi in portoghese come “sono ancora sveglio, davvero non riesco a dormire, c’è solo una cosa nella mia testa adesso: Haiti” o appelli a donare il sangue per aiutare i sopravvissuti.
Da non sottovalutare la funzione che ha avuto – e sta avendo – Facebook, per sua natura mezzo molto più aggregante di Twitter. In particolare il gruppo “EARTHQUAKE HAITI” ha raggiunto in questi minuti gli 84mila membri e fornisce informazioni utili su come mettersi in contatto con l’area e a chi rivolgersi. E’ inoltre possibile visualizzare le foto inserite dagli altri utenti, che possono essere semplici immagini di solidarietà o vere e proprio foto segnaletiche di persone scomparse e di cui non si sa niente, come nel caso di Thomas Chauvet, 28enne francese inghiottito dal sisma. Nell’area discussioni del gruppo sono attivi 156 forum in cui si scambiano impressioni, preghiere e si organizzano viaggi umanitari verso la terra distrutta. Molto simile il gruppo “Haiti Needs Us, And We Need Haiti” dove si registra una presenza maggiore di italiani.
Perfino il Presidente Usa Barack Obama ha rivolto un appello alla popolazione americana sul social network: “Oggi i nostri pensieri e le nostre preghiere sono con la gente di Haiti. Informati sugli sforzi di aiuto, su quello che gli americani stanno facendo per aiutare e come puoi essere coinvolto. Gli sforzi per salvare e portare aiuto saranno complessi e rappresentano una sfida. Noi lavoreremo a stretto contatto con gli altri sul territorio, comprese le tante Ong di Haiti e attraverso Haiti, l’Onu e gli altri partner nella regione e uin tutto il mondo”. In poche ore l’appello di Obama ha raccolto oltre 22 consensi.
Della potenza della rete si è accorta anche La Federazione Internazionale delle Società della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa (Ifrc), che ha lanciato un appello per una raccolta di 10 milioni di franchi svizzeri (pari a 10 milioni di dollari, 6,8 milioni di euro) “per inviare assistenza a un primo gruppo di 5.000 famiglie colpite dal devastante terremoto” di Haiti. La Ifrc lo ha annunciato attraverso un comunicato pubblicato sul proprio sito web. «I fondi raccolti tramite questo appello sosterranno vitali operazioni di soccorso e serviranno in particolare alle accoglienze temporanee, a ripristinare le forniture idriche e le strutture sanitarie e a fornire cure mediche come pure assistenza psicologica alla popolazione colpita”, ha spiegato Mauricio Bustamante, coordinatore delle operazioni della Ifrc a Panama, citato nel comunicato.
Nelle grandi mobilitazioni si può incorrere in truffe telematiche e L’Fbi è stato costretto a diffondere un’allerta per mettere in guardia gli americani che intendano fare offerte a sostegno degli aiuti ad Haiti a stare attenti alle frodi via internet. “L’FBI ricorda agli utilizzatori di internet che ricevono richieste di aiuto dopo il terremoto ad Haiti di raddoppiare la loro vigilanza prima di rispondere a queste domande”, ha precisato la polizia federale americana in un comunicato.
I social network si sono quindi rivelati come una grande risorsa in un momento di grave emergenza. Queste dinamiche in futuro potranno essere utilizzate più organicamente per organizzare delle risposte a livello istituzionale, per il momento si possono già considerare un arma, che viene dal basso, grazie a cui combattere situzioni critiche.