E’ un Natale speciale. Con Emma, la mia famiglia e la riforma sotto l’albero
24 Dicembre 2010
Se due anni e mezzo fa avesse dovuto immaginare questo Natale probabilmente non ci sarebbe neanche riuscita. Lei non è un tecnico né un professore universitario e neppure un politico di professione e quando approdò in uno dei dicasteri più spinosi per un ministro di centrodestra che ci sia Mariastella Gelmini era poco meno di una sconosciuta alle prime armi. Giovane, donna, tremendamente del nord e una formazione giuridica come tante altre. Eppure la Gelmini, digiuna, per motivi biografici, di qualsiasi vizio ideologico – nel sessantotto non era neanche nata – ha portato a casa un risultato politico che molti dei suoi predecessori, anche di sinistra, si sognano.
Ministro, come sta?
Stanca.
Ma contenta, immagino.
Certo. Abbiamo concluso una riforma importante che permette di dare un futuro all’università italiana.
Ma a casa, spero, è la vigilia di Natale.
Si, sto a casa con Emma che sta per mangiare la pappa. Finalmente me la godo un po’. Sarà un Natale molto bello che passerò in famiglia. Per me è un Natale speciale.
Ieri la riforma dell’università è diventata legge. E’ soddisfatta o qualcosa poteva andare meglio?
Felicissima.
Tra crisi politiche e ristrettezze economiche c’e’ stato un momento in cui pensava di non farcela?
Sono stati mesi difficili, e se abbiamo raggiunto questo importante obiettivo è grazie all’aiuto prima di tutto del presidente Berlusconi, Gianni Letta, tutta la maggioranza. Questa non e la riforma della Gelmini. E’ il risutato di un lavoro di squadra, ringrazio i capigruppo di Camera e Senato, Valentina Aprea, Guido Possa, Paola Frassinetti, Beppe Valditara…
Giuseppe Valditara, quello di Fli?
Proprio lui.
Ma come? Ad un certo punto, quando Granata e i suoi sono saliti sui tetti e Fini ha giocato coi regolamenti parlamentari sembrava che proprio Fli potesse rappresentare l’ostacolo politico maggiore per raggiungere l’obiettivo…
Il senatore Valditara, (assieme al senatore Viespoli) in un difficile momento politico ha saputo tenere la barra dritta verso l’obiettivo, facendo prevalere alle logiche politiche il senso di responsabilità.
Ha ringraziato tutti. Ma non ha nessun nemico, ministro?
Il mio nemico più insidioso è stata la disinformazione. E il tentativo di raccontare un ddl che non esiste. Parlare di privatizzazione dell’Università e non riconoscere lo sforzo del governo per trovare un miliardo di euro. Certo ci sarebbe piaciuto trovare più risorse. Ma in questo momento di difficoltà economica mondiale… E invece, più che i contenuti della riforma ha tenuto banco uno scontro politico.
Colpa dei soliti mezzi d’informazione?
No, ma ci voleva da parte di tutti una capacità di ragionare nell’interesse dell’Università e a non scambiare la riforma per un terreno di battaglia politica. Perché questo è uno dei temi che dovrebbe essere più bipartisan…
Scusi, ministro, ma non se lo aspettava che sarebbe stato così?
Sinceramente in questi due anni ho fatto esperienza di quanto fosse difficile introdurre cambiamenti nel nostro paese. Ma non mi immaginavo fosse dura fino a questo punto. E questo deve far riflettere perché se per approvare una riforma universitaria che non ha nemmeno una portata particolarmente originale -molti sistemi europei funzionano allo stesso modo – si è dovuto far fronte a tanti scontri di piazza, vuol dire che questo paese ha davanti a sé un futuro possibile ma difficile. Non si può pensare di difendere la conservazione, l’esistenza di privilegi, di rendite di posizione, e di avere un futuro. Per avere un nuovo futuro bisogna avere il coraggio di individuare nuovi percorsi.
Ma secondo lei gli studenti in piazza erano tutti ideologizzati e senza idee proprie?
Certamente c’era un disagio più profondo negli studenti che sono andati a manifestare. In questo ha ragione il Presidente della Repubblica quando dice che occorre che la politica faccia qualcosa, che dia ascolto al disagio. L’ascolto del disagio non deve però coincidere con il cavalcarlo. Perché è vero che è legato alla condizione giovanile, è legato alla precarietà, all’incertezza del futuro ma tutto questo è proprio il frutto delle mancate scelte del passato. Non e’ difendendo lo status quo che si superano le paure dei giovani. Al contrario.
Ministro, questa riforma chiama in gioco principi come il merito e la trasparenza, ma secondo lei è di destra?
Tutt’altro. Questa è una riforma frutto del compromesso tra tanti soggetti politici. Basta dire che tra i miei consiglieri ci sono persone dall’orientamento politico tutt’altro che berlusconiano.
Nonostante quel che si dice questa riforma è nata dell’ascolto del mondo universitario. È nata dal coinvolgimento dell’ala più la riformista di destra e di sinistra.
Mi fa qualche nome?
Francesco Giavazzi, Ernesto Galli della Loggia, persino un uomo di sinistra come Aldo Schiavone.
Addirittura?
Certo. E con lui ci sono tanti Rettori, tanti giovani docenti e ricercatori, anche tra coloro che in questo momento si trovano all’estero perché non ci sono possibilità in Italia. È stato un lavoro impegnativo. Ma continuo a pensare che oggi, finalmente, si può cominciare a ragionare in termini più sereni per tutti.
Però è vero che lei non è mai andata in un’università in questi mesi…
Si, ma ho incontrato innumerevoli volte gli studenti in altri consessi, come il Consiglio nazionale degli studenti.
Napolitano le ha chiesto un impegno in tal senso, vero?
Sì. E seguirò il suggerimento del Presidente della Repubblica…
Ormai non ha più paura delle proteste e dei cortei?
I giovani che vanno in piazza vanno rispettati, ma molti giovani aspettavano con ansia la riforma. Il tempo ci darà ragione. E ci sarà modo di capire i contenuti di questa legge e di apprezzarli.
Ministro, ora la lascio che Emma piange. Ma un’ultima curiosità: che cosa ha chiesto a Babbo natale?
Sinceramente niente. Ho già tutto. Ora vorrei solo un po’ di riposo e tranquillità.
E i buoni propositi per il nuovo anno?
Poter consolidare questi risultati e che si possano affrontare questi temi in maniera un clima meno teso.
Allora tanti auguri, ministro.