E’ una America sempre più sola quella che vota le sanzioni all’Iran

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E’ una America sempre più sola quella che vota le sanzioni all’Iran

21 Maggio 2010

La storia infinita delle sanzioni all’Iran, che nelle intenzioni dei membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu dovrebbero colpire gli interessi bancari di Teheran e permettere ispezioni sulle navi sospettate di trasportare armi e materiale utile al suo programma nucleare, continua. Ieri il ministro degli esteri francesi Kouchner ha fatto sapere che, ad eccezione di tre Paesi membri del Consiglio di Sicurezza (Brasile, Turchia e un terzo ancora incognito), la bozza presentata dagli Usa dovrebbe essere votata a larga maggioranza dal Consiglio. Ma se anche fosse, il boss di Rosatom, il colosso russo del nucleare, ci ha tenuto a precisare che la centrale iraniana di Bushehr, già in costruzione, sarà completata e attivata, anche se le sanzioni dovessero passare.

Com’era prevedibile, Teheran sta sfruttando le aperture diplomatiche offerte dalla coppia Lula-Erdogan per allentare la pressione che le grandi potenze le stanno muovendo contro. Lo scambio di materiale nucleare (l’Iran si è impegnato a consegnare ai turchi 1200 chili di uranio arricchito al 3,5 per cento in cambio di combustibile nucleare al 20 per cento per usi civili) potrebbe tramontare ancor prima di sorgere: "Se l’Occidente voterà una nuova risoluzione contro l’Iran la consegna di combustibile fuori dei nostri confini sarà annullata", ha annunciato il presidente del Parlamento iraniano, facendo ancora una volta passare l’immagine di una Teheran disposta al dialogo e che si tira indietro solo per colpa di quegli egoisti degli occidentali che vogliono tenere tutto il nucleare per sé. In realtà "il documento di Teheran" sottoscritto con turchi e brasiliani è stata un’altra furbesca foglia di fico appiccicata a coprire le vergogne della mullocrazia che sogna l’atomica. E a poco è servita la telefonata di ieri fra Obama ed Erdogan, con l’americano a ricordare al (vecchio?) alleato Nato che le sanzioni stavolta sono comunque destinate a passare. Da evidenziare anche la posizione dell’Europa che, per bocca della portavoce di Mister Pesc, ha certamente condannato l’Iran per il suo programma nucleare ma non ha escluso che si possa continuare a trattare se gli iraniani rispetteranno il documento siglato con Brasile e Turchia. Tutto va bene madama la marchesa. 

Questa storia delle sanzioni, uno strumento che, in sé, non è chiaro che effetti produrrà a detrimento dell’Iran – il Wall Street Journal nei giorni scorsi ha ferocemente attaccatto le multinazionali petrolifere, come la Shell, che continuano imperterrite ad acquistare il greggio iraniano – un effetto dal punto di vista internazionale l’ha sicuramente avuto, ma non riguarda tanto la questione del nucleare iraniano quanto il mondo multipolare evocato a più riprese dal Presidente Obama. In questo mondo qui, una potenza ormai emersa da tempo come il Brasile, che ha in ballo affari miliardari con l’Iran, sembra mettersi alla testa di una specie di redivivo fronte dei non-allineati, che però stavolta acquista un peso molto maggiore rispetto all’epoca della Guerra Fredda. Il nuovo fronte metterà sempre più i bastoni fra le ruote alla superpotenza americana, corteggiando le riottose Cina e Russia e indebolendo il fronte degli alleati occidentali. Nel frattempo l’America di Obama, anche quando si decide finalmente a reagire, cercando di rispettare e di seguire la strada maestra del diritto internazionale, si ritrova sempre più sola. Vedremo se Obama si convertirà per una volta all’unilateralismo. Visto che gli Usa sono già impegnati in due guerre, e che nel Paese trionfano gli isolazionisti del Tea Party, questa possibilità sembra assai remota.