E vai con l’adozione gay!

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E vai con l’adozione gay!

24 Ottobre 2015

Doppio intervento a gamba tesa dei giudici sulla stepchild adoption per coppie omosessuali, ieri: il tribunale dei Minori di Roma ha concesso a una donna di adottare la figlia naturale della sua convivente, nata a seguito di inseminazione da donatore anonimo, e quindi senza padre legale. La bambina potrà aggiungere al suo anche il cognome della convivente della madre. Esattamente la stepchild adoption descritta dalla Cirinnà, per coppie omosessuali.

 

Intervento due volte invasivo, dicevamo, innanzitutto perché adesso in parlamento la discussione sulle unioni civili è ferma su questo punto, il più controverso, contestato soprattutto dall’NCD ma anche trasversalmente da altri parlamentari. Una decisione come questa fa capire che se il parlamento scegliesse per il no all’adozione dei gay, ci penserebbero i tribunali –come è successo per la fecondazione eterologa- a introdurla di fatto. 

 

In secondo luogo la sentenza esercita una pressione indiretta ma evidente sulla Corte di Appello del tribunale dei Minori di Roma: un anno e mezzo fa, infatti, lo stesso Tribunale aveva pronunciato una prima, identica sentenza di stepchild adoption per un’altra coppia di lesbiche, che però è stata impugnata dal procuratore capo De Angelis. Il procuratore ha spiegato che attualmente questa fattispecie – l’adozione del figlio naturale del partner in una coppia convivente omosessuale – non è prevista nell’ordinamento italiano, e che l’adozione presuppone uno stato di abbandono del minore, che nel caso in questione non sussiste. Entro un mese conosceremo l’esito dell’appello.

 

Quella di ieri è stata quindi una seconda sentenza, per una situazione identica alla prima (che è stata contestata), pronunciata mentre ancora si aspetta il giudizio di appello della prima. Come a dire: noi andiamo avanti con l’adozione alle coppie gay anche se la procura ha fatto già ricorso una prima volta. Il tutto con la sapiente aggiunta mediatica della notizia che presso lo stesso tribunale sono già depositate numerose altre richieste simili. Come a dire: siamo solo all’inizio dell’offensiva ideologico-politico-giudiziaria.

 

Quindi, sia nei confronti del parlamento che della Corte di Appello del Tribunale dei Minori di Roma, siamo di fronte a una pesante ingerenza di certa magistratura, che forza deliberatamente l’ordinamento vigente per orientare il dibattito politico e la giurisprudenza, mostrando a tutti la vera posta in gioco in questo momento, anche con la Cirinnà, e cioè l’accesso alla genitorialità per le coppie omosessuali.

 

In nome del “supremo interesse” del minore si vorrebbe stabilire che una persona che ha con lui un rapporto affettivo stabile e significativo possa diventarne genitore, a prescindere dal fatto che lo abbia generato o meno, e a prescindere che i genitori naturali lo abbiano abbandonato o meno.

 

Ma l’adozione esiste quando c’è un abbandono, qualcuno che è venuto a mancare, non certo se c’è una persona in più che si prende cura del minore. Non si diventa genitori adottivi come riconoscimento dell’affetto e della responsabilità educativa di un adulto nei confronti di un minore, ma se sono assenti, per qualunque motivo, i genitori naturali del piccolo.

 

Altrimenti, se è sufficiente un legame affettivo consolidato per diventare padre o madre di un bambino, allora il concetto andrebbe esteso oltre le coppie omosessuali: perché non possono essere nominati genitori adottivi anche quelle persone, come le zie, i cugini, addirittura i vicini di casa, che talvolta sono effettivamente il punto di riferimento affettivo ed educativo di un minore?  E perché solo due, se anche la terza figura è decisiva “per il supremo interesse del minore”?

 

La verità è che si vuole usare la stepchild adoption per trattare le coppie conviventi omosessuali come quelle eterosessuali sposate, per le quali c’è la possibilità di adottare il figlio naturale o adottivo del coniuge. E’ una possibilità data innanzitutto perché c’è una coppia eterosessuale stabile, sposata, e perché, inoltre, si ribadisce il diritto del bambino ad avere entrambe le figure genitoriali, padre e madre, se una delle due è venuta a mancare.

 

Con la stepchild adoption nella Cirinnà si prenderebbero quindi i classici due piccioni con una fava: si equiparano coppie conviventi omosessuali a coppie sposate eterosessuali, facendo delle unioni civili un simil matrimonio, e si conferma questa equivalenza dando alle coppie omosessuali l’accesso alla genitorialità.

 

Chiaramente, l’accesso alla procreazione assistita e all’adozione per le coppie gay verrebbero subito dopo, per ovvia conseguenza dell’estensione del “diritto al figlio”: se posso adottare il figlio del mio convivente, perché non adottarne direttamente uno insieme? e se lo posso adottare, perché non concepirlo, procurandomi sul mercato quel che manca, gameti e/o utero? Se non sarà il parlamento, a decidere in ial senso, sicuramente lo farà qualche tribunale, italiano o europeo.

 

D’altra parte proprio queste gravissime forzature da parte del Tribunale di Roma sono la chiara dimostrazione di quanto sia importante che una legge sulle unioni civili non apra in nessun modo a forme simil matrimoniali, come invece fa ampiamente la Cirinnà: se addirittura in assenza di una legge i tribunali sono già pronti a concedere la stepchild adoption a conviventi omosessuali, è facile immaginare cosa succederà se si stabilisce che una coppia convivente di persone dello stesso sesso ha gli stessi diritti e doveri di una coppia eterosessuale sposata.