Ecco come cambierà  l’economia della Francia

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Ecco come cambierà l’economia della Francia

20 Marzo 2007

I tre candidati di testa delle elezioni presidenziali francesi si sono avvicinati nei sondaggi. Con l’approssimarsi della scadenza elettorale si esaminano con più attenzione i dettagli dei loro programmi elettorali. Recentemente l’Institut de l’entreprise (IDE), un centro di ricerca indipendente finanziato da 120 grandi imprese (www.institut-entreprise.fr), ha prodotto un’analisi dell’impatto sul bilancio pubblico dei provvedimenti contenuti nelle piattaforme elettorali del candidato dell’UMP, N. Sarkozy, e del partito socialista, S. Royal. Secondo l’analisi dell’IDE, in termini monetari l’effetto netto delle due piattaforme elettorali sul bilancio è pressoché eguale: le misure proposte dalla Royal comportano un saldo netto di bilancio negativo per 39, 9 miliardi di euro; quelle di Sarkozy  un saldo netto negativo di  40,2 miliardi. Tuttavia il quadro è molto diverso se si guarda alla scomposizione dei due programmi in termini di variazione delle spese e delle imposte. La Royal, infatti, propone un programma che comporta un aumento di spesa pubblica per 57,8 miliardi che si accompagna ad un aggravio delle imposte per 17,9 miliardi. Nel programma di Sarkozy invece la spesa pubblica cresce di 22.5 miliardi e le imposte si riducono di 17.7 miliardi.

Si tratta a ben guardare di due impostazioni di politica economica molto diverse. La Royal, nella migliore tradizione socialista, ritiene preferibile che lo Stato prelevi dai privati e si faccia carico di spendere le risorse da destinare ai grandi obiettivi d’interesse pubblico. Sarkozy, invece, se da un lato propone nuova spesa pubblica, destinata all’educazione e alla ricerca, ritiene più efficace sostenere l’occupazione e l’edilizia sociale ricorrendo a sgravi di imposta a favore di particolari categorie  di contribuenti. La differenza tra i due programmi determina non solamente un diverso impatto sulle prospettive di crescita del PIL, più espansivo quello di Sarkozy per effetto della riduzione del prelievo fiscale, ma soprattutto una maggiore rigidità del bilancio pubblico, perché gli aumenti di spesa sociale sono politicamente molto costosi da correggere anche qualora venga meno la giustificazione iniziale.

Per quanto riguarda F. Bayrou, il suo programma manca ancora di alcuni importanti dettagli relativi alle misure per contenere le spese e quindi per valutare il saldo netto. Per il momento ha formulato proposte precise che comportano aumenti di spese per 31 miliardi e aumenti d’imposte per 13,1 miliardi e ha annunciato che intende realizzare la modernizzazione dello Stato che dovrebbe produrre risparmi nell’ordine di 5 miliardi, senza però indicare l’orizzonte temporale e i contenuti specifici di tali risparmi.  Non è escluso che al momento in cui dovrà dettagliare come intende risparmiare 5 miliardi il consenso degli elettori possa diminuire, per quanto oggi, stando ai sondaggi, Bayrou sia in forte crescita. La sua ascesa riscuote giudizi contrastanti da parte dei mercati finanziari. Da un lato, infatti, il programma elettorale del candidato UDF sembra più virtuoso in termini di disavanzo del bilancio pubblico rispetto ai programmi dei suoi diretti avversari. Un aspetto questo che può risultare gradito agli operatori economici che vedono con scetticismo impegni elettorali che comportano un aumento del disavanzo, nella consapevolezza che prima o poi gli squilibri verranno ripianati con un inasprimento della pressione fiscale. Per contro invece suscita preoccupazione tra gli analisti il fatto che Bayrou sia il leader di un piccolo partito, come osservato in un’autorevole analisi pubblicata dalla BNP Paribas, una delle principali banche francesi (cfr. BNP Paribas, French Election Tracker #3, 13 marzo 2007: Bayrou, the Third man Lacks a Third party.). Ciò può anche far risultare simpatico all’opinione pubblica il candidato, che appare come un outsider, ma se dovesse essere eletto, si domandano gli analisti di BNP, su quale base di deputati in parlamento potrebbe contare e a chi intende affidare i numerosi incarichi di  governo?

La preoccupazione è acuita dal fatto che pochi mesi dopo la scelta del Presidente, a giugno, si voterà in Francia per il rinnovo del Parlamento ed è probabile che sino a quella data nessuno dei leader o degli uomini di maggior prestigio e competenza dei due grandi partiti, l’UMP e il PS, vorrà offrire una sponda a Bayrou  per evitare di scontentare l’elettorato di  riferimento. Non che la Francia non abbia sperimentato situazioni simili in cui il Presidente e la maggioranza del Parlamento fossero di segno opposto (cohabitation), ma sempre di due grandi partiti si trattava. La novità della Presidenza Bayrou in termini di cohabitation consisterebbe nell’esigenza del Presidente con una modesta rappresentanza parlamentare di trattare con i due partiti di maggioranza relativa. Chiaramente la prospettiva di un Presidente privo di una sua solida maggioranza non è il miglior viatico per affrontare le grandi riforme strutturali di cui necessita il paese (mercato del lavoro, sistema di protezione sociale, ecc.) e per dare certezze sulla conduzione della politica economica elementi ritenuti essenziali dai mercati finanziari e dagli operatori economici per promuovere lo sviluppo.