Ecco i cambi ai vertici della Rai
10 Gennaio 2008
di Guido Forte
La Rai si appresta ad entrare nel grande risiko dei riposizionamenti. Per la verità dalle parti di viale Mazzini gli appetiti per nomine e
spartizioni sono stagionali, per non dire continui.
Le poltrone da caporedattori, direttori e direzioni in generale che si presentano agli affamati palati politici sono tante. Ma per questo 2008 c’è anche un altro piatto forte: la nomina dell’intero CdA che scadrà a maggio. Un
boccone ghiottissimo a cui già da tempo i partiti minori dell’Unione guardano
con interesse. In effetti la loro speranza era che il caso Petroni potesse
portare ad una crisi preventiva del consiglio. Invece si arriverà alla
scadenza naturale. Cinque mesi, che certamente non passeranno senza polemiche.
E se è ancora un po’ prematuro parlare di quelli che potrebbero essere i futuri
consiglieri al settimo piano di viale Mazzini, di certo c’è che se il governo Prodi durerà il professore si troverà davanti una difficile situazione da gestire. Con i piccoli
dell’Unione, che stavolta pare non abbiano alcuna intenzione di
rimanere a guardare.
La vera
incertezza in questo momento è sulle regole che porteranno al rinnovo del CdA, visto che la maggioranza ha intenzione di fare piazza pulita della Legge
Gasparri che prevede un meccanismo di nomina basato per sette/noni sulla
Commissione parlamentare di Vigilanza e per i restanti due commissari sul
ministero dell’Economia (a Padoa Schioppa spetta quindi il compito di nominare il
futuro presidente ed il “nuovo” Petroni).
Sistema che non piace assolutamente
all’Unione, che infatti al Senato sta portando avanti un suo progetto di riforma
caratterizzato dalla costituzione di una fondazione proprietaria della Rai. Qui
un nuovo CdA formato da undici membri nominati in progressione dalla Vigilanza,
Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, Regioni e Province autonome
di Trento e Bolzano, Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, Consiglio
nazionale dei consumatori e degli utenti, Accademia nazionale dei Lincei e Conferenza dei rettori delle Università
italiane. Un progetto adatto a chi vuole fare della Rai un campo di
battaglia per i lottizzatori.
La possibilità però che entro maggio questo
progetto possa divenire realtà è alquanto remota. Solo oggi è stato approvato
il primo articolo e la mole degli emendamenti, circa duemila, rende alquanto accidentato
il cammino ed il varo del provvedimento.
CdA a parte la vera partita delle
nomine si gioca adesso nelle singole redazioni e direzioni. Da ultima quella di
Rai Parlamento dove la scelta di un quinto vicedirettore, un tempo
collaboratore di Petroni, sta facendo schiumare di rabbia il centrosinistra. Un
centrosinistra che invece è pronto a fare man bassa di qui a poco. Nel mirino
alcune consociate come Rai Cinema, Rai Net, Rai Sat e Rai Way che a breve
dovrebbero provvedere ad implementare le proprie risorse umane.
I numeri sono
ancora vaghi ma si tratterebbe di quasi una cinquantina di unità che
servirebbero a rimpinguare per gran parte la pattuglia del centrosinistra in
Rai. Pattuglia che potrebbe aumentare ai piani alti con l’uscita di scena di
Agostino Saccà e Deborah Bergamini. Due posti importanti a cui aspirano in
tanti, soprattutto alla poltrona dell’ex direttore generale.
Rai Fiction è da
molti considerata, visto il volume d’affari, la vera miniera d’oro del Servizio
pubblico, e quindi i pretendenti sono molti. Questo spiega il tramonto
dell’ipotesi che vedeva Fabrizio Del Noce uscente dalla direzione di Rai Uno
per approdare nel regno delle fiction. Troppo prestigioso e rilevante come
incarico, fanno notare nel centrosinistra, per darlo alla concorrenza.
La lotta
sarà probabilmente tutta interna al Pd con un’incognita: Romano Prodi. Il
premier sulla Rai da tempo gioca una partita autonoma e sono molti, tra
questi il direttore di Rai Uno Riotta, che fanno capo solo a lui. Il professore potrebbe decidere di calare una sua pedina spiazzando lo
stesso Veltroni.
Poi ci sono le singole reti. Per quanto riguarda Rai Uno, come si sa da
tempo, Del Noce dovrebbe essere in partenza. Lascerebbe così libera una casella importante. E la
stessa cosa potrebbe accadere a Rai Tre (anche Ruffini dovrebbe traslocare). Voci
di corridoio dicono proprio sull’ammiraglia di casa Rai, sempre che lì non
arrivi Giovanni Minoli. Anche qui potrebbe esserci lo zampino di Prodi.
Poi c’è
la conduzione del Tg3 che potrebbe cambiare guida: Antonio Caprarica lascerebbe l’esperienza della radio e la direzione del Gr per accomodarsi sulla
poltrona che fu di Sandro Curzi. In questo caso molto dipende dalla componente
diessina nel Pd. E’ cosa nota il particolare legame di Caprarica con il mondo
dei Ds e le stesse nomine che ha fatto al Gr hanno portato ad imbottire la
redazione di uomini targati Ds.
A sua volta il direttore del Tg3 Di Bella
dovrebbe tornare all’estero o come alcuni suggeriscono passare alla direzione
della terza rete.
Ma il carosello delle nomine non finisce qui, perché pure il Tg1 potrebbe essere interessato
da cambi. Al vertice dovrebbe restare Riotta anche se “l’americano”, come lo chiamano in
redazione, guarda sempre più con insistenza alla direzione di un giornale. “Corriere
della Sera” in primis (soprattutto se il feeling tra Mieli e Bazoli dovesse
definitivamente venire meno) ed in seconda battuta “La Stampa”.
Intanto è nella
redazione del Tg1 che i cambi e le nomine si sono susseguite con maggiore
voracità. Il tutto a favore del Pd e dell’Udc di Casini, mentre Forza Italia ed
An sono state del tutto messe fuori gioco o in secondo piano. Una redazione
dove il malcontento di Ds e Margherita è però sempre più evidente proprio per
l’asse di ferro tra il premier ed il direttore Riotta. Equilibri che però
potrebbero cambiare molto velocemente, soprattutto se Riotta dovesse lasciare o
se il quadro politico dovesse mutare.
E a maggio, con il nuovo CdA, si aprirà una nuova fase di
rimescolamenti. E di nuove nomine. Come succede in Rai da quasi 50
anni.