Ecco la soluzione per l’emergenza rifiuti
23 Giugno 2007
di Dario Giardi
La recente condanna dell’Italia da parte della Corte di Giustizia europea per la mancata presentazione di piani di gestione dei rifiuti di varie province e regioni, l’aggressione del Commissario straordinario Bertolaso, la continua e per nulla arginabile emergenza rifiuti campana, tutto ciò ha riacceso su tutte le pagine dei giornali il dibattito circa le possibili vie d’uscita dall’emergenza rifiuti in Italia.
L’unica tecnologia ad oggi disponibile che ha dimostrato sul campo di essere la soluzione migliore per risolvere il problema dei rifiuti è la termovalorizzazione. Ma che cos’è un termovalorizzatore? Un termovalorizzatore è un inceneritore di rifiuti. La differenza rispetto ai “vecchi” inceneritori consiste nel fatto che i termovalorizzatori producono anche energia, mentre gli inceneritori si limitavano alla termodistruzione dei rifiuti. Il termovalorizzatore rappresenta la “ricetta” per porre fine a questa indecorosa “emergenza italiana” sia dal punto di vista dell’ambiente e della salute, sia da quello economico, a patto che siano rispettate le regole della corretta gestione, selezionando prima quel che può essere rwcuperato (raccolta differenziata), depurando la parte che non può essere utilizzata (componente organica), monitorando i sistemi di filtraggio, controllando i livelli di emissione delle sostanze tossiche (diossina, ecc.). Queste valutazioni sono espresse all’unanimità da tutti i tecnici che trattano la materia dei rifiuti urbani: i termovalorizzatori vanno costruiti, ma necessitano di controlli severi da parte delle autorità locali e comitati cittadini perché svolgano la loro attività in modo corretto. Insomma non c’é una terza via o perlomeno c’é nei peggiori casi ed è rappresentata dalle discariche, spesso abusive, che certamente non sono un esempio di qualità ambientale. Avere un termovalorizzatore nel proprio territorio é come avere una centrale elettrica di dimensioni medio-piccole, diciamo da un centinaio di megawatt. Il termovalorizzatore é dotato di un “forno” in cui il combustibile derivato dai rifiuti selezionati, il cosiddetto Cdr (cioé quella parte “secca” dei rifiuti che può essere interamente distrutta) viene bruciata a temperature di circa 950 gradi. A questi livelli termici é scongiurata la produzione di diossine e di altri composti tossici. Il calore della combustione é utilizzato per produrre vapore e attivare una turbina elettrica (che trasforma l’energia termica in energia elettrica). I fumi e le polveri passano attraverso sistemi di abbattimento (filtri) prima di essere liberati nell’atmosfera. Insomma chi dovesse passare accanto ad un termovalorizzatore, dotato di tutti i requisiti prestabiliti per legge, assorbirebbe meno inquinanti di un malcapitato pedone che fa una passeggiata in via del Corso a Roma o in piazza del Duomo a Milano.
Ma guai a pensare di risolvere tutti i problemi solo con il termovalorizzatore. L’obiettivo deve essere quello di migliorare preventivamente le operazioni di gestione dei rifiuti applicando il cosiddetto principio delle 4 R: 1) riduzione della produzione di rifiuti; 2) riuso dei materiali (sistemi modulari); 3) recupero della raccolta differenziata (riciclo della carta, plastica, vetro, alluminio, ecc.); 4) recupero di energia (risparmio ed efficienza energetica).
In Italia c’é ancora molto da fare per migliorare queste 4 R. Infatti, mentre ancora si dibatte sull’utilità e l’impatto ambientale dei termovalorizzatori, le altre nazioni europee, Germania, Austria e Svezia in testa, hanno da anni impianti termovalorizzatori efficienti e produttivi, visto che inceneriscono anche i nostri rifiuti, con il trasporto e materiale pagato da noi a caro prezzo, come si dice “due piccioni con una fava”. Lascia davvero sconcertati che altri Stati europei come l’Austria siano stati capaci di collocare il più straordinario impianto di smaltimento dei rifiuti che ci sia nell’Occidente in pieno centro a Vienna, a poca distanza dalla cattedrale di Santo Stefano, cuore della vecchia città.
La cupola dorata che svetta altissima sulla capitale del fu impero austroungarico sembra lo scrigno di un prezioso ristorante con vista panoramica, invece è solo la parte terminale di una struttura colorata, interrotta da miriadi di finestre ognuna diversa dall’altra, da cespugli e alberi che si arrampicano su una facciata bianca attraversata da linee blu e gialle. E’ l’acciaio smaltato di giallo che rende preziosa la cupola, illuminata di notte da 1048 lampadine che trasformano un impianto industriale, in un esempio di architettura fantastica, ma anche ecosostenibile; per giunta, visitato anche dai turisti. Non a caso l’architetto ha voluto che sul camino si mettesse un nido dove ogni anno nascono tre piccoli falchi.
Nel 1987, quando a Spittelau quartiere a nord di Vienna andò distrutto il vecchio inceneritore, il sindaco Zilk decise di affidare ad Hundertwasser la realizzazione del termovalorizzatore: sembrò un paradosso perchè l’architetto pittore era un noto ambientalista che solo qualche tempo prima aveva manifestato con decisione contro una centrale elettrica. Ma alla fine, dopo attenti studi sulle tecnologie e sui processi industriali, Hundertwasser decise di accettare l’incarico e si lanciò nell’impresa di realizzare quella che definì “un’opera d’amore” per la sua città e per questo senza compenso alcuno.
Gli abitanti del quartiere, che pure avevano protestato contro un nuovo impianto che temevano inquinante, furono in un certo senso “garantiti” dalla prestigiosa firma “verde” e coloro che continuarono ad avere perplessità oggi, a distanza di quindici anni, convivono con il termovalorizzatore, infinitamente più “bello” della pur avveniristica stazione della metropolitana costruita lì di fronte. Spittelau, dunque, non soffre per la montagna di immondizia bruciata dopo accurata selezione e può controllare in ogni momento, anche su internet, il livello e la qualità di emissioni misurate secondo parametri europei. Sapere che da una tonnellata di rifiuti solo 900 grammi di polveri finiranno in discarica, senza ripercussioni per la salute o la qualità dell’aria è un risultato ritenuto da tutti straordinario. Se poi si aggiunge che l’acqua utilizzata nel “lavaggio” delle emissioni (prima trattate con un sistema elettrolitico, mentre le particelle più sottili vengono filtrate), una volta depurata è incanalata verso il sistema di riscaldamento delle abitazioni e soprattutto del vicino ospedale il più grande di Vienna è evidente che i vantaggi si moltiplicano. Questa è civiltà.