Ecco perché l’autunno di Prodi sarà caldo

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Ecco perché l’autunno di Prodi sarà caldo

03 Agosto 2007

Trattasi a questo punto di un autentico muro contro muro. E la considerazione va presa in senso letterale dato che in vista della resa dei conti autunnale nelle appropriate sedi istituzionali, le due maggiori anime della coalizione di governo si stanno già misurando in una significativa contrapposizione frontale per le strade di Roma.

Le caratteristiche affissioni comparse circa due settimane fa a firma di Rifondazione e Comunisti italiani “pensioni così non va: la lotta continua” sono state infatti a distanza di ore replicate da un più rassicurante manifesto Ds “Pensioni e ora l’Italia è un Paese più giusto”. La guerra delle insegne, del resto, riflette e segue le schermaglie verbali che nelle interviste ospitate in questi giorni dai maggiori quotidiani nazionali si sono scambiati in rapida successione Rutelli (“alleanze di nuovo conio se l’estrema continua a porre veti”) e Giordano (“se la situazione non cambia voteremo contro il Governo”), senza dimenticare il messaggio subliminale del “rischio instabilità” lanciato di Veltroni, e infine l’avvertimento di “out out” alla sinistra radicale, e a Rifondazione in particolare, (bollata come “partito residuale e antistorico”) rilasciato da Lamberto Dini al Corsera, che a detta di chi al Senato potrebbe realmente sparigliare le carte, risuona tanto, e sempre di più, come la campanella dell’ultimo giro.       

Lo scontro è dunque ormai evidente, dichiarato, e lo strappo sarà probabilmente avverato con la ripresa dei lavori autunnali. Al centro ci sono gli accordi, o meglio presunti tali, sul superamento dello “scalone” pensionistico, sul welfare e sul mercato del lavoro. Non di meno le risoluzioni  approvate di recente al Senato e alla Camera a sostegno di un Dpef che, come ha detto anche il Governatore Draghi, rimane generico e approssimativo, rimandano alla sessione di bilancio tutte le preoccupanti criticità, in termini di previsioni di spesa e mancate coperture, emerse sino ad ora.

Prima del varo della legge finanziaria perciò vedrà la luce una nota di aggiornamento del Dpef, e sarà allora, cifre alla mano che entrerà nel vivo la battaglia d’autunno, inevitabile prosecuzione di quella annunciata sul protocollo Welfare-pensioni. La prospettiva è quella quindi di un drammatico corto circuito politico-parlamentare, all’ombra, non dimentichiamo, delle primarie del Partito Democratico e della definitiva legittimazione di Walter Veltroni come leader del dopo Prodi.

Dunque tutti i tasselli del mosaico che raffigura la prossima imminente crisi del governo del Professore vanno incastrandosi inesorabilmente al loro posto.

Del resto proprio la “traslatio” della contrapposizione dal livello verbale e delle idee a quello della propaganda è emblematica di come all’interno dell’attuale maggioranza di governo la spaccatura sia ormai marcatamente strutturale e quindi irreversibile. Strutturale in quanto esito di due processi di speculare e progressiva aggregazione che ha avuto per baricentro la scissione del gruppo di Mussi dai Ds lanciati verso il costituendo Partito Democratico. Questo momento ha finito per rappresentare, eliminando l’ultimo elemento di sintesi spuria, la naturale e insanabile dicotomia della coalizione di maggioranza in riformisti e massimalisti. Una spaccatura che se prima latente, adesso si materializza in due distinti e antitetici apparati programmatici-strutturali.

L’uno consistente nella cosiddetta “cosa rossa” e rappresentato in sede istituzionale dalla picaresca “banda dei quattro”; l’altro avente per nocciolo il costituente Partito Democratico come idealtipo riformista, secondo le professioni di avanguardia di Rutelli, Letta e, seppure strumentalmente e con molta glassa, Veltroni. In mezzo e dintorno schegge avulse, e repulse, come quelle di Pannella e Di Pietro. È pertanto facilmente prevedibile che una situazione di tal genere possa comportare sviluppi infausti per la sopravvivenza dell’esecutivo.

Si va, quindi, verso settembre in questo quadro definito e caustico allo stesso tempo, in cui tutto prelude, nell’avvento di una nuova stagione climatica, alla fine di una vecchia stagione politica. Prodi e il suo governo, “come d’autunno gli alberi le foglie”.

filipposalone@hotmail.it