Ecco perché l’EBA penalizza di più certe banche rispetto ad altre

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Ecco perché l’EBA penalizza di più certe banche rispetto ad altre

14 Gennaio 2012

Le ultime due settimane hanno visto una grande turbolenza sui mercati, soprattutto intorno ai titoli bancari ed UniCredit in primis. Cosa sta succedendo? Il mercato ha reagito in maniera molto preoccupata all’aumento di capitale di UniCredit (suggerito dall’EBA) ed ha fatto perdere al titolo di piazza Cordusio il 60% in una settimana, anche a causa di alcune mis-comunicazioni al mercato. Va premesso che UniCredit è una delle banche più sane in Europa e sta affrontando la crisi in maniera responsabile.

L’EBA (European Banking Authority) è l’organizzazione comunitaria che coordina le attività di supervisione sul settore bancario, fornendo politiche di indirizzo per le banche dei paesi membri. È gestita da un italiano (Andrea Enria, ex-Bankitalia) e, sin dalla sua recente istituzione nel 2010, ha spinto per una ricapitalizzazione del sistema bancario europeo per fronteggiare la crisi in atto (cioè le perdite ad oggi, piu’ o meno riflesse sui bilanci) e soprattutto per sostenere il sistema nel suo insieme (cioè anche le perdite future).

L’unico problema è che le politiche della EBA stanno penalizzando alcune banche più di altre. Ovvero i criteri elaborati hanno effetti non uniformi sulle banche europee visti i differenti business models presenti in Europa, difatti penalizzano eccessivamente le banche esposte sui debiti sovrani (obbligandole a capitalizzarsi a fronte del valore attuale dei titoli in borsa, a prescindere dalla data di rimborso e dalle possibilità di rimborso) rispetto a banche che detengono grosse quote in società assicurative e immobiliari.

Ne consegue una penalizzazione eccessiva delle banche italiane rispetto a quelle tedesche e francesi ed UniCredito in particolare. Mentre il principio applicato dall’EBA è razionale (evitare che le banche abbiano capitale per affrontare perdite sui titoli) il risultato non lo è (in particolare titoli di stato non sono utilizzati per trading ma come investimento a lungo termine e l’ammontare rimborsato alla scadenza puo’ essere superiore all’attuale valore di mercato, soprattutto quando la BCE consente di ri-fnanziare titoli di stato a breve termine in maniera molto vantaggiosa, e non si possono trattare ugualmente sia titoli a tre mesi ed a dieci anni).

Dunque una penalizzazione eccessiva, a cui si è aggiunta una mis-comunicazione tra il fondo d’investimento Blackrock (il più grosso investitore istituzionale al mondo) e la Consob, che ha generato nervosismo (la Consob e Blackrock non hanno smentito la notizia che Blackrock avesse ridotto significativamente la propria quota in UniCredit in seguito all’aumento di capitale annunciato). 

Il risultato è stato una serie di notizie negative (dai risultati dell’analisi EBA alla mis-informazione di Blackrock) che sommate alle difficoltà del gruppo UniCredit in Italia stanno rendendo l’aumento di capitale difficile. Va pero’ ricordato che quando l’aumento chiudera’ il gruppo sara’ trai piu’ capitalizzati in Europa ed avra tutti i mezzi per sostenere il suo ruolo nel sistema paese in maniera responsabile (sia per i propri clienti che per i propri azionisti).

Cosa abbiamo imparato? Che in sede EBA le banche Italiane devono essere protette come le Landesbank tedesche e che la Consob deve essere più rapida ad evitare fraintendimenti (nel migliore dei casi) in momenti delicati. Per uscire dal guado serve un sistema finanziario sano, non solo più liberalizzazioni e meno tasse. Quindi ci si augura un successo per l’operazione di Piazza Cordusio.