Ecco perché l’Europa ha deciso di bloccare i fondi alla Campania

Banner Occidentale
Banner Occidentale
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Ecco perché l’Europa ha deciso di bloccare i fondi alla Campania

26 Settembre 2011

Nonostante le rassicurazioni del governo italiano, delle autorità locali e del ministro per gli Affari Regionali, Raffaele Fitto, continua la polemica sulle procedure e i meccanismi di rendicontazione, attuazione ed avanzamento dei Programmi Operativi Regionali finanziati dall’Unione europea. Stando alla situazione attuale tre regioni italiane, Campania, Calabria e Sardegna, hanno visto bloccati e rischiano di perdere i fondi loro assegnati per non aver saputo adempiere agli obblighi previsti in sede europea.

In seguito ad un’interrogazione parlamentare presentata dagli eurodeputati del Pd del Mezzogiorno Gianni Pittella, Mario Pirillo, Andrea Cozzolino, Paolo De Castro e Pino Arlacchi, che avevano chiesto chiarimenti sulla “intollerabile incapacità” da parte della Regione Calabria di utilizzare i fondi strutturali stanziati per il periodo di programmazione 2007-2013, lo scorso 16 settembre il Commissario europeo per la Politica regionale Johannes Hahn ha annunciato, tramite il suo portavoce Ton Van Lierop, la sospensione per le Regione delle erogazioni relative al FESR (Fondo europeo di sviluppo regionale) e FSE (Fondo sociale europeo) per un ammontare di 36 milioni di euro, adducendo come motivazione l’inaffidabilità dei sistemi di gestione e di controllo e la mancata notifica alla Commissione europea degli otto grandi progetti previsti dal POR (Programmi Operativi Regionali).

Il rischio di disimpegno non coinvolge solo la Calabria, ma anche la Campania e la Sardegna, che per scongiurare la perdita rispettivamente di  72 e 12 milioni di euro dovranno fornire chiarimenti improrogabilmente entro il 31 dicembre 2011. Quello delle tre regioni italiane rappresenta un caso potremmo dire unico in Europa, in cui la capacità di ripresa economica non va assolutamente di pari passo con le enormi risorse finanziarie messe a disposizione dal sistema comunitario.

Vediamo quali sono, nello specifico, le considerazioni che hanno spinto le autorità europee a prendere dei provvedimenti così seri. Principalmente, la drastica decisione della Commissione affonda le proprie ragioni nell’ormai nota incapacità di gestione finanziaria da parte delle amministrazioni regionali del Mezzogiorno, comprovata da lungo tempo anche a livello europeo. Come già chiarito dalle motivazioni fornite dal Commissario Hahn, quella di bloccare risorse che potrebbero rappresentare un forte incentivo per crescita ed occupazione è una decisione che deriva, infatti, da una valutazione di conformità agli obblighi individuati dai regolamenti comunitari a cui le nostre autorità regionali non hanno saputo dare, almeno per il momento, una risposta concreta, alimentando da parte dell’esecutivo europeo forti dubbi sull’efficienza, efficacia e trasparenza di meccanismi e procedure relative alla gestione e certificazione dei finanziamenti comunitari.

I programmi che definiscono le strategie di crescita delle regioni italiane denotano vuoti di attività specificamente a due autorità che svolgono un ruolo determinante nell’implementazione dei POR: quella di Audit e quella di Certificazione che, nel caso dell’Italia, sono entrambe individuate a livello regionale. Mentre l’Autorità di Audit ha il compito di “accertare l’efficace funzionamento del sistema di gestione e di controllo” (art.62 del Regolamento (CE) n. 1083/2006 della Commissione contenente disposizioni generali su FESR, FES e FC), quella di Certificazione ha la responsabilità globale della corretta certificazione alla Commissione europea delle spese erogate per l’implementazione del POR, garantendo mediante la propria attività che le domande di pagamento siano trasmesse alla Commissione.

Va da sé che esse svolgono un ruolo assolutamente fondamentale nella programmazione regionale e che il giudizio della Commissione sia fortemente critico nei confronti di Campania, Calabria e Sardegna poiché proprio la mancata attività di controllo, gestione e rendicontazione costituisce una barriera quasi insormontabile ad interventi strutturali nell’ambito dello sviluppo e dell’innovazione, nonché a tutte le aree di intervento prioritario stabilite dalla politica di Coesione finalizzata alla convergenza delle stesse verso l’Europa. Senza un adeguato sistema di controllo, che garantisca una valutazione qualitativa e quantitativa, è altamente improbabile che gli obiettivi prioritari definiti dal quadro strategico regionale possano essere realizzati in maniera concreta e senza sperpero di risorse fondamentali comportando, tra l’altro, notevoli ritardi nella spesa delle risorse relative, in questo caso, al periodo di programmazione 2007/2013. Così, la mancata attività di certificazione delle spese crea un venir meno della fiducia da parte delle istituzioni europee, in primis della Commissione, nei confronti delle autorità regionali italiane: se non certifichi adeguatamente le spese non sei in grado di garantire un sistema corretto e trasparente di utilizzo dei fondi comunitari. 

La Regione Campania avrebbe già provveduto a fornire i chiarimenti richiesti, “nonché – come dichiarato dal Presidente Caldoro successivamente alla notifica del Commissario Hahn – ad apportare significative modifiche del sistema di gestione e controllo per l’impiego dei fondi strutturali 2007-2013”, mediante la definizione di “una nuova governance del Programma con la istituzione, tra l’altro, di una Unità centrale di controllo di I livello che garantisca una verifica degli atti». 

Difficile, però, credere che in soli tre mesi di tempo le Regioni italiane sotto accusa possano riuscire a soddisfare le richieste presentate dalla Commissione. Soltanto la scadenza del termine ultimo per i chiarimenti richiesti dall’Europa potrà dirci se i fondi potranno essere sbloccati oppure se andranno perduti per sempre a nostro enorme discapito.