Ecco perché Prodi dice sempre sì ai sindacati

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Ecco perché Prodi dice sempre sì ai sindacati

17 Aprile 2007

I sindacati del Pubblico impiego tornano alla carica e il Governo abbassa la testa. Il momento, del resto, è caldo: le amministrative sono alle porte e Prodi non può permettersi ondate di scioperi. “Un atteggiamento contradditorio” quello dell’Esecutivo, ha detto ieri il leader della Cgil Epifani. “Subdolo”, gli ha fatto eco il segretario della Cisl Raffaele Bonanni, secondo cui “non c’è mai stato un momento così difficile nei rapporti tra un Governo e il sindacato, neppure con il centrodestra”.  Un malumore diffuso ma difficile da comprendere dopo lo stanziamento, nella  Finanziaria 2007, di risorse per il rinnovo dei contratti collettivi 2006-2007 per 3,7 miliardi per i soli dipendenti statali e che diventano 6,8 miliardi se riferiti al pubblico impiego nel suo complesso. Incomprensibili, le tensioni,  anche alla luce dell’accordo sottoscritto alla vigilia di Pasqua, secondo il quale quelle risorse debbano venire anticipate già a decorrere dal 2007. La causa di tanta scontentezza sta tutta nella violazione del punto 11 del memorandum firmato a gennaio, che di fatto consegnava al sindacato anche le iniziative di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche, prevedendo in particolare la costituzione di un gruppo di lavoro Governo-sindacati per la predisposizione degli atti di indirizzo all’ARAN per il rinnovo contrattuale. (Un’autentica follia: per intenderci è come se Finmeccanica concordasse con la Fiom la propria piattaforma negoziale,prima i sedersi al tavolo delle trattative).  Ma la direttiva quadro (che non avrebbe avuto il formale benestare delle sigle sindacali) ha previsto il sostanziale mantenimento delle vigenti limitazioni alla contrattazione integrativa, che, evidentemente i sindacati speravano di allentare. Insomma: i sindacati ce l’hanno con il Governo sia per il dato di forma sia soprattutto per quello di sostanza considerato che la contrattazione di secondo livello rappresenta per loro una vera e propria gallina dalle uova d’oro.

Il nodo sulla contrattazione integrativa
La contrattazione integrativa (o decentrata o di secondo livello) rappresenta uno snodo, poco noto al grande pubblico, ma decisivo delle politiche del pubblico impiego. Attraverso i contratti decentrati delle singole amministrazioni vengono infatti erogati aumenti retributivi assai significativi in teoria finalizzati a premiare la produttività in concreto distribuiti in modo assolutamente indifferenziato. Secondo il rapporto Aran  dell’agosto 2006, nel periodo 2000-2005 le retribuzioni di fatto (dato che considera anche gli aumenti concordati in sede decentrata) dei pubblici dipendenti sono cresciute all’incirca del 24% con punte del 25,8 nelle amministrazioni centrali e del 26,8 negli enti locali mentre l’inflazione effettiva è stata pari al 12,6%. Per avere un’idea dell’andamento fuori controllo delle retribuzioni dei pubblici dipendenti basti pensare che le retribuzioni di fatto del settore industriale sono cresciute, nel medesimo periodo, del 15,1%. Ed il dato sarà certamente peggiore quando saranno noti i dati sino al 2006, anno nel quale si sono scaricati gli effetti dell’ultimo rinnovo contrattuale che ha previsto aumenti pari al 5,01%. La percentuale di aumento dal 2000 al 2006 sicuramente supererà il 30%, sfondando presumibilmente nel rapporto fra settore pubblico e settore privato il tetto psicologico del doppio: per ogni euro di aumento al dipendente privato sono stati dati due euro al dipendente pubblico! E non è forse un caso che il rapporto ARAN sulla andamento delle retribuzioni di fatto, previsto dalla legge con cadenza trimestrale tardi ad arrivare. Sono trascorsi oltre otto mesi dall’ultimo rapporto inviato al Governo ed al Parlamento, e la questione è stata denunciata nei giorni scorsi nell’aula di Palazzo Madama. Quaranta senatori di Forza Italia hanno chiesto al Governo i motivi del ritardo ed hanno sollecitato il Governo ad acquisire i dati prima di definire le proprie decisioni sl prossimo rinnovo dei contratti, secondo il noto motto einaudiano: “conoscere per deliberare”. Il senatore Gaetano Quagliariello, primo firmatario dell’interpellanza, ha anche aggiunto: “Vorremmo che il rapporto dell’agenzia per la rappresentanza negoziale delle Pubbliche amministrazioni  contenesse un’analitica raccolta, per ciascun comparto dei dati aggiornati a tutto il 2006 così che il Parlamento possa valutare compiutamente l’andamento delle retribuzioni di fatto.” Quagliariello ha anche preannunciato una lettera al Presidente del Senato nella quale lo sollecita ad intervenire per garantire il rispetto delle prerogative istituzionali del Parlamento.    Il Governo, con il sottosegretario Scanu, ha risposto minimizzando la questione: il ritardo a suo dire deriva unicamente dal rinnovo del Comitato direttiva dell’Agenzia.

Le ombre sul rinnovo dei vertici Aran
Ma proprio sul rinnovo dei vertici dell’ARAN si addensano ulteriori ombre. Dopo aver proceduto allo spoil system del precedente presidente, il Governo ha infatti nominato un Direttivo nel quale compaiono fra l’altro Mimmo Carrieri, coordinatore della rivista storica della CGIL Rassegana sindacale e Alberto Fontanini, già segretario confederale UIL con delega per il pubblico impiego. Si tratta ha denunciato Quagliariello di una elusione sostanziale, se non formale, della legge la quale pone una chiara incompatibilità fra incarichi e collaborazioni con i sindacati e nomina nel comitato direttivo ARAN che rappresenta le pubbliche amministrazioni nelle trattative con il sindacato.  Maggiore trasparenza dei dati maggiore autonomia dell’ARAN avrebbero aiutato questo Governo a resistere a pressioni sindacali e ad elevare il profilo riformista della propria azione. In ogni caso – ha concluso Quagliariello nella sua interpellanza – si tratta di scelte che non giovano al bene pubblico, e sono contrarie a quel codice etico, minimo e condiviso, che dovrebbe guidare ogni Governo della cosa pubblica, di destra o di sinistra che sia”. Anche in questo caso la strategia di risposta del sottosegretario Scanu è stata minimalista: la rivista Quaderni di rassegna sindacale è edita non direttamente dalla CGIl ma da una autonoma società editoriale, il dott. Fontanelli non è più segretario confederale del sindacato da diversi anni (nei quali – aggiungiamo noi – ha navigato fra consigli di gestione di enti previdenziali su designazione del sindacato). Quindi – sembra dire Scanu – non c’è nessun problema madama la marchesa.

Ecco a cosa è finalizzato il pressing dei sindacati
Secondo indiscrezioni, l’Organismo di coordinamento non avrebbe formalmente approvato la direttiva, poiché i comitati di settore si sarebbero riservati di esprimere la propria posizione in una successiva riunione. Il pressing sindacale potrebbe quindi, grazie all’appoggio di alcuni comitati di settore particolarmente sensibili alle loro pressione (ad esempio quello delle regioni o degli enti locali), riuscire a spuntare una riformulazione della direttiva, in modo più vicina alle loro istanze.

E.Z.